Genova – Sei donne uccise nelle ultime 48 ore. L’ultimo femminicidio in ordine di tempo è avvenuto nella nostra città, a Sant’Eusebio, dove una donna è stata assassinata con una decina di coltellate nell’abitazione dove lavorava come colf, dal marito reo confesso.
“Questa è solo la punta dell’iceberg: l’uccisione è solo l’ultimo atto di anni di violenza subita – afferma Manuela Caccioni, responsabile del Centro antiviolenza Mascherona –. La violenza contro le donne è un fenomeno strutturale. Ogni anno al nostro Centro si rivolgono più di 500 donne. Ad oggi, nel solo mese di Gennaio, siamo già a 47. Alcune di loro rimangono nella situazione di violenza perché sono terrorizzate dalle ripercussioni che potrebbe avere la loro decisione di lasciare il proprio compagno. Molte decidono di separarsi, ma la separazione rappresenta un momento di particolare rischio”.
Dagli utlimi dati Istat emerge che a livello nazionale le donne separate o divorziate sono particolarmente esposte al rischio di violenza da parte dell’ex.
Le ricerche internazionali mostrano che una donna separata corre un rischio di violenze da parte del partner di trenta volte maggiore rispetto a una donna sposata. Tre donne su quattro continuano a subire violenza dall’ex partner anche dopo la fine della relazione. I dati mostrano anche che la violenza spesso non si interrompe quando la coppia si separa e anzi, soprattutto se ci sono minori, continua e può aggravarsi dopo la separazione.
“É importante – continua Manuela Caccioni – focalizzare l’attenzione sulla protezione e sulla sicurezza della donna e dei figli. Come viene ribadito nell’articolo 31 della Convenzione di Istanbul. Per questo è necessario dare una risposta integrata, rafforzare il lavoro di rete”. Questo è uno degli obiettivi che il Centro Antiviolenza Mascherona vuole raggiungere attraverso convegni e seminari di formazione destinati ad Avvocati e Avvocate, Forze dell’Ordine, Assistenti Sociali e a tutti soggetti che lavorano a sostegno delle donne vittime di violenza. Il prossimo appuntamento di formazione è previsto per inizio marzo.
“Ma questo non basta, – conclude Manuela Caccioni – per combattere la violenza contro le donne bisogna sviluppare cambiamenti positivi nei rapporti di potere tra uomo e donna, smantellare gli stereotipi di genere presenti fin dall’infanzia, bisogna puntare sulla prevenzione nelle scuole”.
Ed è questo che fanno da anni il Centro Antiviolenza Mascherona con progetti rivolti agli studenti e alle studentesse ed agli/alle insegnanti. Ultimo in ordine temporale è il progetto “Libere di Essere” realizzato su tutto il territorio nazionale dalla rete D.i.Re.
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