Sette specie animali perse per lo smarino del Terzo Valico, Legambiente: “Distrutta l’area umida di Voltaggio”

Alessandria – L’area umida un tempo situata nell’ex cava Cementir, a Voltaggio, oggi sito di deposito dello smarino proveniente dai tunnel del Terzo Valico, è stata distrutta.
La denuncia arriva dal Circolo Legambiente Val Lemme che evidenzia come la zona, “pur essendo situata all’estremità sud e quindi potendo essere salvata sottraendo pochissimo spazio al deposito di materiali, è stata colmata immediatamente onde evitare contestazioni“.

Si tratta di un’area situata all’interno del Sito di Interesse Comunitario (SIC) delle Capanne di Marcarolo, istituita proprio per tutelare “forme rare o endemiche tra gli invertebrati”, si legge nel Piano Forestale Aziendale di Regione Piemonte. Con la distruzione dell’area umida sono andate perse “sette specie: rospo comune, rana dalmatina, rana temporaria, rana verde maggiore, tritone alpestre, natrice viperina, natrice dal collare. Per le prime tre specie, l’ex zona umida costituiva il sito principale di riproduzione in Val Lemme”.

A ricordare l’importanza di queste aree sono anche i dati che Legambiente ha raccolto nel Focus Zone Umide 2020. Secondo la lista stilata dalla Convezione di Ramsar, sono oltre 220 milioni gli ettari coperti dalle zone umide nel mondo, rifugio per volatili, piante, mammiferi, anfibi, pesci e invertebrati. Di questi, 82.331 ettari (circa 15.000 con superficie agricola) si trovano in Italia, Paese che conta 65 siti Ramsar e, complessivamente, ben 1520 zone umide secondo l’inventario del PMWI,il Pan Mediterranean Wetland Inventory di Med Wet . Il Belpaese vanta, inoltre, la più grande biodiversità d’Europa, ospitando il 37% della fauna euro mediterranea.

Grandi alleate nella lotta ai cambiamenti climatici, fulcro di importanti rotte migratorie nonché fonte inestimabile di risorse, le 2.200 zone umide d’importanza strategica internazionale per il mantenimento della biodiversità mondiale riconosciute dalla convenzione di Ramsar (2 febbraio 1971) accolgono la più grande biodiversità della Terra, oltre a giocare un ruolo decisivo nel mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. In particolare, queste aree – ricorda Legambiente – rappresentano i serbatoi di carbonio più efficaci sulla Terra, immagazzinandone il doppio rispetto a quello assorbito da tutte le foreste. Sono in grado di assorbire anche le piogge in eccesso arginando il pericolo inondazioni, di rallentare l’insorgere delle siccità e stabilizzare le emissioni di gas serra. Limitano inoltre l’erosione delle aree costiere per effetto dell’innalzamento del livello dei mari, riducendo l’impatto di tifoni, uragani e tsunami. Custodiscono, al contempo, scorci suggestivi in ogni stagione, luogo ideale per praticare attività sportive ecosostenibili e incentivare l’ecoturismo. Senza dimenticare gli importanti riverberi che hanno sulla vita quotidiana dell’uomo, specie per quanto concerne la produttività delle zone umide, le cui piante forniscono alimenti base a gran parte della popolazione mondiale, dal riso al pesce di acquacoltura, e il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione.

Ambienti naturali che oggi, però, sono a rischio. Nel Focus, Legambiente ricorda come il pericolo sparizione sia già una realtà galoppante per questi habitat e per le specie che li popolano. Se, come rileva  il Segretariato della Convenzione di Ramsar, dal 1900 a oggi, almeno i tre quarti delle zone umide di tutto il mondo sono scomparsi, gli ultimi dati IUCN – Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – mettono in evidenza anche il problema legato alla perdita della biodiversità, con 596 su 2807 specie animali che in Italia rischiano di scomparire, minacciate da cambiamenti climatici, sfruttamento delle risorse naturali, frammentazione e perdita di habitat, inquinamento e pesticidi, introduzione di specie aliene invasive, urbanizzazione e infrastrutture. Allarmanti anche i dati dell’ultimo rapporto Onu, che evidenzia come la natura stia subendo un declino, con tassi d’estinzione senza precedenti nella storia umana: nell’arco di un decennio potremmo dire addio a un milione di specie animali e vegetali.

In occasione della giornata mondiale delle aree umide, domenica 2 febbraio, il circolo Legambiente Val Lemme sarà simbolicamente presente a Voltaggio per denunciare la mancata tutela e informare sull’importanza di questi habitat.

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.