Narcos messicani attivi tra Italia, Spagna, Messico e Colombia: una rete criminale che coinvolge anche Genova e Vado Ligure

Catania – I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, con il supporto e la collaborazione della D.C.S.A. (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) e dello S.C.I.C.O. (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata), hanno eseguito  2 provvedimenti di fermo della DDA etnea nonché a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere contestuale all’applicazione di un mandato di arresto europeo (M.A.E.) emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di 5 ulteriori soggetti, due dei quali sono stati arrestati a Barcellona. Tra i soggetti destinatari del M.A.E. restano latitanti e non risultano rintracciati nel territorio comunitario due soggetti di nazionalità messicana e uno di nazionalità guatemalteca.
I sette destinatari delle misure restrittive sono componenti di un’associazione internazionale finalizzata all’importazione e al traffico di cocaina, operante tra Italia, Spagna, Messico e Colombia.
L’operazione ha permesso di sottoporre a sequestro 406 kg. di cocaina purissima, prodotta in Colombia nella regione del Cauca, confezionata in 342 panetti e 6 buste.

I nomi dei narcos

Le due persone destinatarie del provvedimento di fermo d’indiziato di delitto eseguito ad Affi, nei pressi del Lago di Garda, misura poi convalidata dal G.I.P. di Verona, sono: Daniel Esteban ORTEGA UBEDA, detto “TITO”, cl. 1985, e Felix Ruben VILLAGRAN LOPEZ, detto “FELIX”, cl. 1972, entrambi di nazionalità guatemalteca.
“TITO” e “FELIX” sono diretta emanazione del potentissimo cartello messicano di Sinaloa e sono stati chiamati ad eseguire sul nostro territorio gli ordini impartiti da una figura di vertice dell’organizzazione criminale estera rappresentata dal messicano Jose Angel RIVERA ZAZUETA (cl.1987) noto con l’appellativo di “EL FLACO”.
Anche “EL FLACO” è tra i destinatari del Mandato d’Arresto Europeo ma del messicano, allo stato, non vi sono tracce nel territorio comunitario e nazionale dove gli investigatori hanno raccolto elementi di prova che documentano l’organizzazione e la sua presenza a più incontri finalizzati a definire l’importazione di rilevantissime partite di cocaina definendo, nei dettagli, le modalità d’ingresso e di smistamento dello stupefacente.
L’operazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (G.I.C.O. – G.O.A.) di Catania è stata caratterizzata, tra l’altro, dall’esecuzione di operazioni speciali (quali consegne controllate e differimento di sequestri e arresti), intercettazioni telefoniche e ambientali (audio e video) che hanno delineato una diffusa operatività dei soggetti sul territorio nazionale, tra Catania, Roma, Milano, Genova e Verona.

La catena di fornitura di coca gestita dal cartello di Sinaloa

Con il prezioso sostegno della D.C.S.A., i Finanzieri del G.I.C.O. di Catania hanno mantenuto con la Polizia Nazionale colombiana (Direcciòn de Antinarcòticos) un costante collegamento investigativo che ha consentito di ricostruire l’intera catena di fornitura della cocaina, gestita dal cartello messicano a partire dalla zona di produzione della Colombia fino a Catania, meta prescelta quale punto di arrivo e smistamento.
In Bogotá, i narcos messicani, avvalendosi, tra gli altri, dei due soggetti di nazionalità guatemalteca (sottoposti a fermo nel veronese) e di un ulteriore intermediario, Luis Fernando MORALES HERNANDEZ (cl.1987), anch’egli nativo nel Guatemala, non rintracciato in Europa, detto “El Suegro” (“Il Suocero”) per il suo legame parentale con “FELIX”, concentravano in tre distinte fasi il carico di cocaina (386 kg. circa) che doveva essere convogliato a Catania nel più breve tempo possibile. Nel frattempo, la Fiscalìa Especializada contra el narcotrafico, l’Autorità Giudiziaria colombiana, disponeva una “consegna controllata” dello stupefacente che, con un volo merci, giungeva a Catania l’11 gennaio scorso.
Con l’arrivo dell’ingente quantitativo di cocaina, sbarcavano a Catania anche i narcos “TITO” e “FELIX” che,in costante collegamento con il loro capo messicano (“EL FLACO”), organizzavano l’avvio di consegne prova dello stupefacente. Una prima partita di cocaina (3 kg. circa) veniva spedita dai due soggetti fermati (“TITO” e “FELIX”) fino a Verona dove la stessa sarebbe stata proposta ad acquirenti italiani.
Con la partenza del carico “prova”, la Finanza ha acquisito ulteriori elementi indiziari sulla “paternità” dell’ingente partita di cocaina che sarebbe stata immessa sulle piazze italiane ed europee.

Tutti i dettagli dell’operazione “Halcon”

Nel dettaglio, sopraggiungevano nella provincia di Verona un emissario del “FLACO” proveniente direttamente dal Messico – Salvador ASCENCIO CHAVEZ (cl. 1967) detto “CHAVA”, di nazionalità messicana, anch’egli destinatario del M.A.E. per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, non localizzato nel territorio comunitario – unitamente a due soggetti rappresentanti organizzazioni criminali acquirenti: Mauro DA FIUME (cl.1964), nativo di Sanremo (IM), emigrato in Spagna nella fascia costiera di Barcellona (a Carnet De Mar) già noto alle forze di polizia per diversi precedenti in materia di stupefacenti, in alcuni dei quali risultava in affari con esponenti di ‘ndrine calabresi insediatesi nel Nord Italia; e Sergio GARCIA RIERA (cl.1978), nazionalità spagnola, originario di Barcellona (SPA).
CHAVEZ, DA FIUME e GARCIA RIERA, destinatari del provino di cocaina proveniente da Catania, incontravano ad Affi (VR) “TITO” e “FELIX” ai quali consegnavano 35.000 euro in contanti quale parziale corrispettivo dello stupefacente. Il denaro contante, rinvenuto dai Finanzieri nell’esecuzione dei fermi operati il 23 gennaio, veniva sottoposto a sequestro. Il perfezionamento della transazione, che preludeva all’invio di un quantitativo ben più consistente dicocaina, era favorito dal diretto intervento del “FLACO” il quale incaricava il suo fiduciario “CHAVEZ” a stringere gli accordi finali con le parti acquirenti.
Il 4 febbraio, a Barcellona, venivano rintracciati dalla Policìa Nacional Spagnola e condotti in carcere l’italiano DA FIUME e GARCIA RIERA.

La spedizione intercettata a Vado Ligure

Oltre ai 386 kg. di cocaina, oggetto di consegna “controllata” e sequestrati all’arrivo nel territorio italiano, il sodalizio messicano risultava aver organizzato e definito un’ulteriore spedizione di prova giunta nel porto di Vado Ligure (SV) l’11 novembre del 2019. In particolare, a bordo di un container carico di frutta imbarcato su una motonave partita dal porto colombiano di Turbo, i Finanzieri rinvenivano 18 panetti di cocaina. Lo stupefacente, dal complessivo peso di oltre 20 kg. risultava ben occultato in un vano elettrico dello stesso container.

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