Genova – “Questa nave alimenta i conflitti in Medio Oriente, stavolta pare che a Bilbao abbia imbarcato anche dei contenitori carichi di munizioni o esplosivo. Noi siamo qui come eravamo qui a maggio per chiedere che queste navi stiano lontano dal porto di Genova”.
Non usa mezzi termini Riccardo Rudino, del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, contro il cargo saudita che ha attraccato oggi al terminal Gmt intorno alle 11, carico di armi destinate allo Yemen.
È vero che nel porto di Genova è previsto l’imbarco di solo materiale civile, “ma per noi il problema rimane” precisa ancora Rudino che poi spiega: “Queste navi sono navi giramondo che cambiano sovente rotte e porti a seconda di come vanno i conflitti e di quali sono le richieste, perché ormai anche la guerra sta diventando una cosa normale. A Genova troveranno sempre la nostra opposizione”.
Non sono soli i lavoratori portuali, tante le realtà che hanno partecipato al presidio che ha bloccato varco Etiopia da stamattina alle 7: da Sinistra Anticapitalista, a Rifondazione Comunista, al Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), fino ad Amnesty International, Emergency e ai sindacati S.I.Cobas e USB.
Manca all’appello la CGIL che ha scelto la via della Prefettura dove, venerdì scorso, è stato consegnato al Prefetto Carmen Perrotta un documento che chiede la sospensione immediata del trasferimento di armi e del sostegno militare all’Arabia Saudita e ai suoi partner della coalizione nella guerra in Yemen, nel rispetto della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio Europeo, e di chiarire se il transito nel territorio italiano di armi destinate a paesi coinvolti in questi conflitti, anche se provenienti da altre Nazioni sia lecito e rispettoso delle leggi italiane e della nostra Costituzione.
Neppure UIL Trasporti ha indetto lo sciopero e dunque sia i camalli che i lavoratori del terminal sono stati precettati per le operazioni di carico sulla Bahri Yanbu.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.