Genova – Un’azienda che per statuto è una mutua ma in realtà si piega alla logica del profitto come fosse una SpA e per questo riorganizza la sede genovese mettendo a rischio un centinaio di posti di lavoro.
È questa la doccia fredda ricevuta ieri dai sindacati, durante la presentazione del nuovo piano industriale di Itas Assicurazioni, esposto in via telematica da Trento, sede della casa madre.
“Il riassetto organizzativo della società dovrebbe partire tra una decina di giorni con una procedura sindacale invocata dall’azienda che prevederà la messa in atto della mobilità territoriale. Si parla quindi di trasferimenti coatti a Trento o a Milano per un centinaio di dipendenti, cioè la metà degli occupati genovesi“, evidenzia William Zito, Segretario Aggiunto del coordinamento sindacale UILCA, che aggiunge: “Una mossa che di fatto tradisce lo statuto di Ita che è una mutua ed ha fra gli obiettivi quello di investire i dividendi per la tutela e la valorizzare dei dipendenti. Qui si tratta di un licenziamento mascherato. L’età media in azienda è molto bassa e circa il 50% dei dipendenti sono donne, spesso con figli piccoli. Questo rende molto gravosa la richiesta di trasferimento“.
Un conto salato per la sola sede genovese che infatti annuncia battaglia: “Ci siamo organizzati con le altre sigle sindacali confederali – spiega Claudio Pellizzeri, Segretario Regionale UILCA Liguria – e per la mattinata di martedì 25 febbraio abbiamo organizzato un’assemblea pubblica in piazza De Ferrari. Cercheremo di accendere l’attenzione su un fenomeno che non è solo aziendale nostro ma riguarda tutta Genova. Questa politica territoriale ultimamente sta dando segni di efficienza sui media, si dà tanta visibilità ai tempi rapidi di ricostruzione del ponte, si dà anche tanta visibilità al porto e all’industria che è andata via, penso che Regione e Comune, anche in altri settori forse meno evidenti, qualcosa dovranno cercare di fare“.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.