La cena delle beffe

Il colpo di grazia è arrivato a funestare la quiete domenicale con i suoi riti, il calcio per esempio, dopo un Consiglio dei Ministri in cui si decide che gli stadi nelle zone in cui si è sviluppata qualche forma di contagio possano essere potenzialmente luoghi ove il Coronavirus possa trasmettersi tra il pubblico presente. Ed è allora che, dopo lo stillicidio incalzante sui social, dopo aver letto tutto e il contrario di tutto con la psicosi incalzante in molti si sono ritrovati a riflettere sul potenziale pericolo della pandemia.

Le gare del campionato di serie A sospese su indicazione del Consiglio dei ministri dalla Lega Calcio hanno fatto da cassa di risonanza, insieme ad altre manifestazioni sportive cancellate o rinviate a data da destinarsi, con i commentatori costretti a riferire un lungo elenco di eventi saltati.
Mi è capitato di esternare la mia perplessità sui social già ieri mattina. In precedenza, di fronte all’incalzare delle notizie sul contagio mi ero trattenuto. Troppa confusione tra esperti e virologi, troppi esperti, o presunti tali inesperti.
Solo che la sospensione delle partite di calcio del campionato, con tanto di biglietti venduti a pochissime ore dall’evento, oltre a sembrarmi cosa rilevante, mi suggeriva che avrebbe creato, forse per la prima volta, la percezione fra la gente comune di una situazione grave. Perciò ho postato sul mio profilo, forse a scopo eminentemente rassicurante: “NUOVI RITI DOMENICALI/OVVERO SE CI TOLGONO ANCHE IL CALCIO SIAMO MESSI MALE. Niente può dare l’idea di un tracollo imminente come la sospensione del campionato o di alcune gare del campionato di calcio di serie A, o dei riti del calcio in generale”.

Eppero’ ho pensato anche che il blocco delle partite abbia creato quella sorta di fobia per cui i supermercati di lì a poco sono stati presi d’assalto e a fine serata gli scomparti degli alimentari risultavano desolatamente vuoti.
E poi, poche ore dopo, dalla Regione è arrivata a notizia della chiusura per una settimana delle scuole di ogni ordine e grado, insieme alla sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico di qualsiasi natura, la sospensione dell’apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura e delle biblioteche. Per dire, a Venezia si è stoppato ufficialmente il Carnevale. E a questo punto sembra logico che qualche preoccupazione fra la gente inizi filtrare.
Ah, il tutto, cioè la chiusura delle scuole, delle biblioteche e la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico di qualsiasi natura fissata dall’ordinanza a partire dalle 0,00 di stamattina, è sembrata subito un po’ sospetta. Perché va bene per le scuole che, essendo domenica erano comunque chiuse, ma per le altre manifestazioni pubbliche, o aperte al pubblico di qualsiasi natura c’erano parecchie ore di tolleranza. In altre Regioni dove sono state emanate circolari in materia per esempio, l’orario fissato partiva proprio dal momento in cui la circolare veniva diramata.

E perciò, siccome a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, in molti non hanno potuto fare a meno di collegare quella tolleranza con una manifestazione  della Lega a cui avrebbe partecipato Matteo Salvini e preparata da tempo. Evento che vedi caso avrebbe avuto fra i protagonisti proprio il governatore Giovanni Toti in vista della campagna elettorale per la conferma in Regione. Nel post di domenica mattina me l’euro cavata con una battuta: “Pare che alla cena con Matteo Salvini ci siano state plurime defezioni nonostante gli 80 euro versati con largo anticipo. Troppo forte la paura del contagio…. anche se al momento non è chiaro di quale contagio e di quale virus si tratti”.
E comunque, al di là delle battute, probabilmente anche quell’evento avrebbe dovuto in qualche modo essere sospeso, a dimostrazione di una maggior prudenza e coerenza da parte di personaggi che fanno parte delle istituzioni. Naturalmente una cena con 1.400 persone, per di più privata, non rientra nell’ordinanza. Ma dal momento che da mezzanotte scatta questa sorta di coprifuoco si potrebbe obiettare al Governatore Toti che è quantomeno incauto riunire 1.400 persone in un luogo, molti dei quali provenienti dalla Lombardia.

Salvini se l’è poi presa con il Governo accusandolo di essersi dimostrato tardivo nel prendere contromisure adeguate ma non gli è passato nemmeno per la testa di poter essere a sua volta una delle cause del contagio. Questione di sensibilità. Anche se sui social già nella tarda serata di ieri era cominciato il tiro al piccione. Renzo Cerboncini, collega della Rai: “Insomma, salta la presentazione del libro di un amico che radunerebbe una trentina di persone, mentre stasera la cena di Salvini si fa. Forse loro bevono l’acqua del Po e sono immuni, oltreché ridicoli”.
Roberta Morgano, ex assessore delle giunte di Beppe Pericu e Marta Vincenzi: “Molti sono venuti da Milano a Genova per la cena elettorale con Salvini e Toti. Se solo uno fosse accompagnato dal coronavirus, diciamo “Grazie Toti” per aver fatto scattare l’ordinanza dalla mezzanotte?”.

Stefano Giordano, consigliere comunale pentastellato, fa addirittura di più, posta una foto dei tavoli imbanditi e pronti all’assalto leghista con la scritta “Benvenuti al Coronavirus”, mentre Enrico Vigo mette le mani avanti: “E fanno cena con 1500 con Salvini, Rixi, Bucci e Toti, se succede qualche cosa ricorderemo questa imperdonabile incoscienza e tracotanza”.

E mentre qualcuno attacca Salvini che pare approfittarsi dell’emergenza per dare addosso ancora una volta al Governo, Pippo Rossetti, consigliere del Pd in Regione, rileva: Fa strano che tutto parta dalla mezzanotte di oggi e non prima…. chissà che succede prima di mezzanotte…. gli amministratori in una situazione di grande attenzione e delicatezza dovrebbero dare con il comportamento il buon esempio”. E in un post successivo denuncia ancora qualche difettuccio nella gestione dell’emergenza: “Nel marasma generale della Regione fanno uscire due ordinanze. Una firmata e l’altra no. COMPLIMENTI TOTI. Non sapremo mai chi è stato così furbo dell’entourage del presidente da fare il pasticcio. Da lì due ordinanze che dicono cose diverse. Ma la sindrome del farsi vedere ha un solo vaccino: il buon senso”.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.