“Posso essere quello che voglio?”.
No. Non tutte le bambine, al mondo, possono realizzare i loro sogni.
Anche se le cose sono molto cambiate negli ultimi vent’anni e il numero di ragazze che non vanno a scuola, ad esempio, è diminuito di 79 milioni e la percentuale di ragazze fra i 15 e i 19 anni vittime di mutilazioni genitali femminili è diminuita dal 47% nel 1995 al 34%, ancora oggi la violenza contro donne e ragazze è molto diffusa. E i numeri parlano chiaro: nel 2016 rappresentavano il 70% delle vittime di tratta a livello globale registrate, la maggior parte per sfruttamento sessuale.
Una ragazza su 20, fra i 15 e i 19 anni – e parliamo di circa 13 milioni di persone – ha subito uno stupro nella sua vita, una delle più violente forme di abuso sessuale che le donne e le ragazze possano vivere.
Ogni anno 12 milioni di ragazze sono costrette a matrimoni precoci durante l’adolescenza.
Un lungo elenco di soprusi e di storie dimenticate che troppo spesso vanno a finire male: tra le adolescenti tra i 15 e i 19 anni il suicidio è attualmente la seconda causa di morte, la prima è legata alla maternità.
Quanto alla salute, non se la passano meglio. Un dato su tutti: sono salite a 970.000 le ragazze adolescenti fra i 10 e i 19 anni che convivono con l’HIV oggi, rispetto alle 740.000 del 1995.
Oggi, che è la Giornata Internazionale della Donna, l’UNICEF Italia rilancia la campagna #8marzodellebambine con un nuovo video “Posso essere quello che voglio?” per ricordare al mondo che il futuro di tante bambine, ragazze e donne è in pericolo e dipende da tutti noi.
“Con la campagna #8marzodellebambine intendiamo ricordare a voce alta che se garantiamo gli strumenti adeguati per poter sviluppare le proprie potenzialità, ogni bambina, ragazza o donna nel mondo può fare la differenza nella vita della sua comunità – ha dichiarato il Presidente di UNICEF Italia Francesco Samengo -. Quest’anno, in più, vogliamo dedicare idealmente questa giornata alle ricercatrici che in Italia hanno raggiunto importanti risultati nella ricerca su Covid-19”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.