Genova – “Come posso fare per muovermi da o verso una zona rossa?“. “È arrivato il mio vicino da una zona rossa e non si vuole autodenunciare”. “Posso andare in aeroporto a Milano?“. “È pericoloso attraversare in auto, in camion, in treno le zone rosse?”.
Sono solo alcune delle domande puramente logistiche che gli operatori del 112 in centrale si sentono rivolgere da quando sono entrati in vigore il DPCM sulla “Zona Arancione” e l’Ordinanza anti-turisti di Regione Liguria.
“Siamo al collasso”, e la direzione del NUE – il Numero Unico per le Emergenze – lancia un appello: “Chiamateci solo se avete sintomi come febbre, tosse e difficoltà respiratorie”, per tutte le altre informazioni c’è il numero 1500, gestito a livello nazionale. “Tutte le richieste di informazioni rischiano di rallentare i tempi di risposta del 112 a scapito di chi ha davvero bisogno”.
Una follia confermata dai numeri che il NUE ha gestito ieri. Si parla di 1.061 chiamate sul Coronavirus rispetto alle 4.744 totali, cioè il 22,4%.
Non solo. Per darvi una dimensione del problema, pensate che con 416 chiamate gli operatori hanno fornito il numero nazionale 1500.
Sono state 120 le chiamate passate alla ASL3 per informazioni, 251 quelle passate alle centrali 118 (sintomatici aree a rischio o contatti stretti), e infine 274 alla ASL (asintomatici aree a rischio o contatti stretti).
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.