Considerato al centro di un grande traffico di cocaina tra i produttori di droga del Sud America e le organizzazioni criminali calabresi e siciliane
Viveva a Manta, una città ecuadoriana che si affaccia sul Pacifico, il narcos delle cosche, Serafino Rubino, latitante dal 2018, da quando si era sottratto all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, in stretta collaborazione con l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata Italiana in Bogotà (Colombia) e con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, dopo averlo identificato e localizzato, lo ha segnalato alla Polizia Nazionale Ecuadoriana che ha proceduto all’arresto dopo che la Corte Nazionale di Giustizia Ecuadoriana ne ha ordinato la cattura per fini di estradizione. Rubino verrà rimpatriato non appena terminerà l’iter diplomatico.
Al momento dell’arresto il latitante ha esibito un documento di identità colombiano, falso, ma è stato tradito dai numerosi tatuaggi che erano stati descritti dall’Interpol per la ricerca in campo internazionale.
Serafino Rubino, secondo quanto emerso dalle indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro nell’ambito operazione “Hermes 2016” e culminate nel provvedimento di cattura emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, avrebbe gestito un grosso traffico internazionale di cocaina insieme alla compagna del boss della mafia catanese Salvatore Cappello detto “Turi”.
Attraverso trattative dirette con i narcotrafficanti sudamericani il Rubino avrebbe “piazzato” la cocaina a diversi acquirenti in Italia, tra i quali anche alcune cosche di ‘ndrangheta di primo piano come quella dei “Pelle-Vottari” di San Luca (RC).
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.