La luce al tempo del Coronavirus

Galleria Mazzini

Parto da lontano, da quando poco più che ventenne sognavo di fare la professione, o il mestiere – scegliete un po’ voi – che poi effettivamente mi ha dato da vivere.

Ero un giovane collaboratore de “Il Lavoro”, allora in cooperativa, con un certo gusto per le fumate di pipa, e ovviamente frequentavo il negozio “Savinelli” di galleria Mazzini, con Giorgio erede di una famiglia il cui capostipite Achille, si era occupato di diffondere a Milano, e poi nella città più inglese d’Italia, la passione per il fumo rilassato e meditativo.

Giorgio Savinelli

Durante un’escursione a caccia di attrezzi, pipe a buon prezzo, ma anche pigini e scovolini, proprio il buon signor Giorgio, detto da vivente “uomo gettone” per la serie di cariche che interpretava con gran dono dell’ubiquità, politico raffinato e scaltro, fece filtrare una notizia. Sapeva, ovviamente, come ogni buon commerciante che intrattiene colloqui con i suoi clienti che da qualche tempo mi ero avvicinato al giornalismo. E allora con noncuranza mi confido’ che da li’ a poco le luci dei negozi della Galleria avrebbero dovuto forzatamente spegnersi lasciandola al buio. Di fronte alla mia espressione interrogativa mi accennò ad un interessamento degli istituti bancari, orientati a rilevare gli spazi dei negozi per aprire centralissime filiali. Feci il mio lavoro intervistando altri negozianti e riscontrai che era tutto vero. Andai al giornale e mi autorizzarono a scrivere la notizia. Per qualche ora fui solleticato dall’ambizione di firmare un articolo in prima pagina che sfumo’ quando il caporedattore incarico’ un cronista più anziano di redigere l’articolo per la prima pagina del giorno dopo. In fondo ero stato fortunato perché’ le mie interviste furono relegate all’interno, con tanto di firma per esteso. Partì una campagna stampa con discussioni in consiglio comunale in difesa delle botteghe, più o meno storiche; e qualche negozio di allora oggi è ancora lì a dar luce alla centralissima Galleria Mazzini. Le banche, di fronte alla sollevazione, desistettero cercando altre zone centrali, dove non avrebbero in qualche modo sconvolto il tessuto commerciale.

Giancarlo Balduzzi

Ricordi d’antan che mi sono tornati istantaneamente alla mente leggendo il post del mio amico Giancarlo Balduzzi, meglio conosciuto dalla sua cerchia di clienti semplicemente come “Gian”, figlio di un giornalista de “Il Corriere Mercantile” Millo Balduzzi che mi è capitato di incontrare in seguito nella redazione de “Il Corriere Mercantile” nella quale nel frattempo mi ero trasferito. Bancario per necessita’, il mio amico Gian, che dal padre aveva ereditato il gusto per la scrittura. Una persona buona, con una scorza ironica e inflessibile, che ha sfogato la sua voglia di scrivere annotando quasi quotidianamente le sue giornate dietro al banco tratteggiando le personalita’ paradossali e i tic dei suoi clienti. Sino a raccogliere il tutto in un diario “Il Diario di Discoclub”.. un itinerario fra devianze e gusti musicali, talvolta inquietanti. Con tanta ironia, ma senza alcun disprezzo per nessuno. Per sorridere dei suoi e dei nostri tic.

Ah, il libro è alla seconda ristampa. Segno che la stoffa c’è. Aveva iniziato in banca, dietro a uno sportello. Ma poi lui racconta che lo hanno salvato la fidanzata, poi moglie, che aveva conosciuto frequentando un negozio di musica, e la sua naturale ritrosia per il posto fisso, meta ambita all’epoca dalla maggior parte dei giovani che pensavano a metter su famiglia. Cosi’ ha iniziato a lavorare anche lui in quel negozio sino a riuscire a rilevarlo. E dal 1965 è ancora lì. E ogni anno festeggia il compleanno. Quasi come a voler dire che è nato due volte. Parlo di Gian in questi momenti un po’ bui, vissuti segregati in casa tra una cantata di gruppo, tutorial su aperitivi e serie tv,  inviti social, personali o no, a non uscire di casa, notiziari che si aprono e si chiudono con servizi sull’incidenza del Coronavirus, appelli istituzionali, meme per stemperare la tensione e l’odio che trasuda impertinente. Parlo di Gian, che si è ritrovato a chiudere forzatamente il suo negozio e che qualche giorno prima, di fronte al calo delle frequentazioni, ha escogitato un modo per ricevere on line, o soltanto telefonicamente  le ordinazioni, e recapitarle a casa, come un fattorino di “Amazon” qualunque. Cd e vinili ai quali Gian ha sempre creduto, cd e vinili nonostante la musica “piratata” e Alexa, e non solo un mondo di acquirenti, perché il suo regno, quello di Gian, sotto ai portici di via San Vincenzo, è una realtà di nicchia, che resiste in mezzo a tanti esercizi dello stesso tipo costretti a chiudere non solo per “Amazon” e per la grande distribuzione.

Nick Hornby e Giancarlo Balduzzi

Un negozio storico che anche Nick Hornby dopo aver scritto “Alta Fedeltà” ha voluto visitare dicendo che in quell ‘esercizio trovava molto di quanto aveva descritto nel suo romanzo poi diventato un film di successo. Una soddisfazione per la tribu’ che da anni lo frequenta per parlare di musica e di vita. E una sua foto di quel giorno campeggia ancora, formato manifesto, sulla parete del negozio.

E Gian da anni lotta per mantenere vivo il suo spirito che è fatto di contatti giornalieri, di storie di vita, di tic, di ironia, di consigli musicali, di richieste improbabili, talvolta. E così ha annunciato a chi lo segue on line: “Visto che siamo chiusi per due settimane apriamo il nostro negozio virtuale. Manderò delle liste e voi potete fare gli ordini oppure potete chiedermi voi cosa vi interessa e vi risponderò sulla disponibilità e il prezzo, pagando subito con paypal o satispay e avrete lo sconto del 10% sul prezzo indicato, vi arriverà la ricevuta del pagamento e potrete venire a ritirare i dischi quando riapriremo (e riapriremo, siatene certi, non vi liberate di noi) o, ai residenti del comune di Genova, li consegneremo a domicilio. Il nostro indirizzo paypal: discoclub65srl@gmail.com. Satispay: cercate Disco Club via S.Vincenzo. Le liste le trovate nella sezione Miscellanea-archivio.”

Ma non è solo questo il messaggio che mi ha spinto a scrivere di lui e della sua attività che condivide con Dario. Logico che ognuno di noi, soprattutto in questo momento in cui deve combattere con i denti per mantenere in piedi la propria attività, lotti con tutte le forze e si industri per difenderla. Gian ha in se’, e lo ha sempre dimostrato in passato, un certo spirito di servizio e non solo per i clienti, anche per la citta’. Non a caso ogni compleanno organizza un concerto sotto ai portici di Via San Vincenzo per clienti e curiosi. Cosi’ oggi mi sono imbattuto in un suo post sulla pagina di “Disco Club” che in mezzo a tante espressioni di indomita resilienza mi sento di trasmettere. La data è del 12 marzo, giorno in cui è stata deceretata la chiusura di tutti i negozi a scopo preventivo e cautelativo per limitare il contagio. Spiega Gian: “Chiusura per Coronavirus. Oggi sono andata o a fare le chiusure del negozio, mi sono portato i compiti a casa, computer, fatture e fondo cassa.

Una vicina mi dice: “Adesso lo vedranno cosa significa avere i negozi chiusi con tutte le luci spente quelli che comprano in internet”. Io decido di fare diversamente, le luci le lascio accese e anche l’insegna, perché Disco Club è chiuso, ma vivo. Ecco nelle foto come ho lasciato il negozio un’ora fa. Se a qualcuno che passa li’ davanti venisse voglia di rispondermi, imbuchi pure il suo messaggio nella vetrina, tra due settimane ci farà piacere leggere i vostri scritti”.

E sì, perché mai come in questi momenti  in cui siamo forzatamente relegati in casa, la musica è cibo in cui ritrovare serenità, durante tutto il giorno e al di la’ dei cori di gruppo. Un modo per farsi forza e per non spegnere la luce, per avere rassicurazioni per il dopo, in una città che rischia di spegnersi e di veder naufragare le proprie attività’ commerciali. Gian ci da’ un segnale di speranza che perpetua la luce, magari fioca,  in fondo al tunnel. “Disco club è chiuso ma vivo”. Un segnale di resistenza per tutti noi di fronte a un destino bastardo. Musica e speranza mai necessari come in questo momento.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.