L’ULTIMA INNOVAZIONE NEI SISTEMI DI FILTRAGGIO ANTI COVID ARRIVA DALLA MECTROTECH DI CORNIGLIANO
Genova – Parte da Cornigliano l’ultima innovazione nei sistemi di filtraggio anti Covid. Grazie alla Mectrotech, start-up del Genova Makers Village situata all’interno dell’incubatore del BIC di Campi, infatti, sarà possibile modificare le maschere militari e da sub per adattarle alle esigenze di protezione del personale ospedaliero.
Specializzata nella modellazione 3D e nello sviluppo di modelli e prototipi meccanici e meccatronici di precisione per l’industria, la Mectrotech, su un’idea di Carmelo Chiarenza ed Enrico Vergano, e in collaborazione con ASL 3 Genovese, con l’Ospedale Villa Scassi e la ASL 2 Savonese, ha sviluppato un nuovo sistema di interfaccia tra i filtri antivirali dei respiratori ospedalieri e le molteplici tipologie di maschere commerciali, militari e civili, che sono già sul mercato.
Un prodotto che potenzialmente potrebbe diventare di grande diffusione: “È questa la furbata – ci spiega al telefono Chiarenza -, sfruttare un filtro attivo certificato, un filtro medicale che gli ospedali hanno già in casa e che utilizzano nelle macchine per la ventilazione forzata”.
Una trovata che abbatte i tempi, precisa ancora Chiarenza: “Ora basta soltanto attendere la certificazione per uso medicale della nostra interfaccia, cioè l’adattatore che unisce le maschere al filtro, e delle maschere stesse che peraltro sono già state brevettate da un’altra azienda genovese, la Mestel Safety Srl di Sant’Olcese, che ne ha già in casa 500 pronte da convertire”.
Trasformare una normale maschera da sub in una protezione contro il virus non è l’unica prerogativa di questo sistema di filtraggio.
“La grande innovazione – continua Chiarenza – è la possibilità di filtrare separatamente sia l’aria in inspirazione che quella in espirazione. Cosa succede? Semplicemente che batteri e virus non vengono fermati solo in ingresso ma anche nel fiato in emissione, per evitare che un medico eventualmente inconsapevole di essere positivo infetti un paziente sano“.
Un sistema ancora superiore a quello delle fantomatiche FFP3 perché garantisce una doppia azione: la protezione dal contagio per i soggetti sani, e il contenimento della diffusione da soggetti potenzialmente positivi.
Parla con orgoglio, Chiarenza, che poi lancia un appello alle istituzioni: “Ci aspettiamo che la Regione e gli altri Enti finanziabili stanzino dei fondi per le stampanti 3D da mettere in serie per la produzione dei dispositivi. Abbiamo fatto delle richieste senza ricevere risposte”.
Le aziende stanno attraversando un momento difficile, l’emergenza sanitaria ha effetti economici e sociali su tantissimi settori produttivi e le preoccupazioni sono parecchie. Conclude Chiarenza: “Sono settimane che lavoriamo allo sviluppo dei prototipi, sia in 3D che con macchine utensili. Per il resto, è dall’inizio dell’emergenza che non entra un ordine. Speriamo che il Governo non si dimentichi di noi e che si sbrighi a trovare delle forme di tutela finanziaria per chi lavora nella ricerca e sviluppo di questi sistemi che sono a tutti gli effetti contributi rivoluzionari e utili per fronteggiare la pandemia“.
Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.