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Sanità & salute

Coronavirus, i medici di base e la sfida dei pazienti al domicilio. Tra casi sommersi, decessi e burocrazia

30 Marzo 2020
Simona Tarzia

Genova – “C’è un sommerso non da poco. I numeri ufficiali mi dicono che ho cinque pazienti Covid ma secondo me sono un centinaio. Moltiplichi un po’ per tutti i medici di famiglia…”

Andrea Stimamiglio, Segretario Regionale FIMMG

A parlare è Andrea Stimamiglio, Segretario Regionale della FIMMG, il sindacato dei medici di medicina generale, che ci racconta di un altro fronte aperto contro l’epidemia, oltre a quello ospedaliero. È la trincea dei medici di famiglia che devono gestire i casi sommersi di Covid-19, quelli che restano a casa affidati a loro, con la febbre e senza tampone, e dei quali non si hanno certezze.
E se è vero che possiamo stimare un centinaio di Covid positivi per ogni medico e i medici di base in Liguria sono 1.050, il conto è presto fatto: al calcolo funesto dei contagiati vanno aggiunti 105.000 pazienti.

Parliamo di un grande numero di assistiti con sintomi riconducibili all’infezione: “Per darle un’idea – precisa ancora Stimamiglio – questa settimana ho segnalato 25 casi all’Ufficio di Igiene. Il tampone lo hanno fatto a 5 e sono risultati tutti e 5 positivi”.
E qui, a scompigliare i calcoli, entra in gioco il tema dei tamponi e dei decessi in casa: “Sabato mattina è morto un mio paziente anziano senza tampone, anche lui segnalato all’igiene, che secondo me era un Covid. L’ho scritto anche nel certificato di morte. Non ho la minima idea di quanti siano morti in casa così“. Il vero numero dei contagi e dei morti forse non lo sapremo mai…

Davanti alle difficoltà di una diagnosi precisa, su chi fa le visite incombe la minaccia dell’infezione ed è per questo che ormai da una ventina di giorni, da quando è scoppiata l’epidemia in Lombardia e Veneto, è attivo il triage telefonico anche in Liguria.
Annota Stimamiglio: “Ci siamo detti che fosse inutile e pericoloso andare a vedere i pazienti con la febbre a casa, anche perché non abbiamo i DPI, e non vogliamo fare gli untori. Li monitoriamo facendo girare i saturimetri“.
Altro tasto da non toccare. I saturimetri sono strumenti che permettono di conoscere la quantità di ossigeno nel sangue e di fare una diagnosi immediata ed efficace: “Monitorando i pazienti a domicilio con il saturimetro ho beccato il 100% delle broncopolmoniti interstiziali. Questa è veramente l’arma vincente“, commenta Stimamiglio che però fa notare come anche questi dispositivi scarseggino: “Oggi devo andare al domicilio di una mia paziente a recuperare il mio saturimetro per portarlo a un’altra. Purtroppo quelli che ho ordinato da distribuire ai miei ammalati non arrivano”.
Un problema molto simile a quello dei DPI e che fa arrabbiare Stimamiglio: “Quando si è scoperto che in arrivo dalla Cina c’era una possibile pandemia, i tecnici a Roma avrebbero dovuto acquistare grandi quantità di DPI e saturimetri. Cosa che non hanno fatto nonostante sia previsto dal Piano Pandemico Nazionale. Questo ha fatto morire migliaia di persone, medici compresi”.
E mentre parla ricorda che c’è un suo collega che in questi giorni è entrato in rianimazione, intubato per le complicanze del Covid.

Del resto il primo filtro sono proprio i medici di base: “La gente è spaventata, telefonano per fare domande sui familiari con la febbre. Venerdì ho risposto a 110 chiamate“, dice Stimamiglio che poi precisa come in Italia “un paziente febbrile sia considerato automaticamente un Covid”.
È per questo che oggi è partito il “Covid Tour”, un progetto pilota che vede MediCoop, la Croce Rosa Rivarolese e i medici della Valpolcevera impegnati nelle visite a domicilio dei pazienti positivi o sospetti. Spiega Stimamiglio: “La Regione vorrebbe ampliare il progetto a tutto il territorio, facendolo coordinare dai Distretti sanitari che fornirebbero ambulanza, infermiere e DPI. I medici farebbero i turni e visiterebbero in sicurezza i domiciliati che normalmente non si possono vedere perché siamo senza protezioni. Un servizio che si integra con quello dei GSAT, i Gruppi di Assistenza Territoriale di A.Li.Sa., che si occupano di fare i tamponi a domicilio”.
Un modo per fare rete e per stare vicini ai pazienti. Con loro, in effetti, si instaura negli anni anche un legame emotivo: “Qualcuno mi chiama non per parlare di sé, ma per chiedermi se sto bene”.

E se qualcosa si sta muovendo, per i medici di base ora l’ostacolo è la burocrazia: “L’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, non ha deliberato la possibilità  per noi di prescrivere i farmaci antimalarici e anti HIV – conclude Stimamiglio -. Speriamo che si dia una sveglia perché io non so come curare questa gente che è a casa“.

Simona Tarzia

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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