Vi ricordate le accise sul carburante? Sì, proprio quelle che la propaganda elettorale del Carroccio aveva giurato di cancellare. Le più vecchie risalgono al 1935 e all’emergenza liquidità causata allo stato dalla guerra di Abissinia. Si tratta di una storia lunga 85 anni, che passa attraverso i disastri peggiori del nostro Paese: dalla diga del Vajont nel 1963, all’alluvione di Firenze nel 1966, al terremoto dell’Irpinia nel 1980.
Ma cosa c’entrano con la “rumenta” direte voi. C’entrano perché anche loro sono nate provvisorie per poi restare a tempo indeterminato, definitivamente inserite nella fiscalità generale grazie al “Decreto Dini” del 1995.
Ecco, in un Paese dove i provvedimenti d’urgenza fanno presto a diventare normalità, la circolare del Ministero dell’Ambiente sulla gestione dei rifiuti nell’emergenza Covid-19, a noi preoccupa.
Cosa dice la circolare?
Sostanzialmente autorizza regioni e province autonome a mandare in deroga, tramite ordinanza, tutti gli impianti esistenti sul proprio territorio. E questo sia per il quantitativo di rifiuti stoccati che per le procedure autorizzative. In parole povere: chi è già titolare di un impianto di smaltimento potrà innalzare del 50% la quantità di rifiuti trattati, senza dover chiedere ulteriori autorizzazioni.
Ci spiega Marco Grondacci, giurista ambientale da sempre in trincea per i diritti degli inquinati, che nel periodo dell’emergenza “per aumentare la capacità di stoccaggio e deposito temporaneo, al titolare dell’impianto sarà sufficiente presentare una SCIA, una segnalazione di inizio attività che però nulla c’entra con le autorizzazioni ambientali”. Prima dell’emergenza, invece, queste modifiche erano considerate sostanziali e sottoposte all’AIA e alla verifica di assoggettabilità a VIA. VIA ed AIA sono procedure previste dal Testo Unico Ambientale e dirette ad analizzare gli impatti che la realizzazione di un progetto potrebbe avere sull’ambiente e sulla salute umana.
Si chiede Grondacci se “la circolare non anticipi una norma speciale – forse un Decreto Legge? – che prevederà l’aumento di stoccaggio in automatico ex lege senza specifici percorsi autorizzativi, per tutti gli impianti già in funzione“.
Non solo.
Nel testo licenziato dal Ministero dell’Ambiente, al titolare dell’impianto si chiede di autocertificare, tramite la relazione di un tecnico abilitato, il rispetto di alcune condizioni come le disposizioni antincendio, le disposizioni sui Piani di Emergenza, la garanzia degli spazi adeguati di stoccaggio, la garanzia di adeguati sitemi di raccolta e trattamento del percolato, la presenza di sitemi di copertura.
Cioè, si chiede al titolare dell’impianto di dire che sta rispettando tutto.
Un sistema che nasconde qualche minaccia.
Chiarisce ancora Grondacci: “Esistono almeno due rischi. Che nei prossimi mesi ci sia un far west nella gestione degli impianti di rifiuti dovuto anche alla sospensione, durante l’emergenza, dei controlli ambientali in discarica. In più, che questo schema diventi un modello anticipatorio perché il problema dei rifiuti non è il Coronavirus ma la mancanza di impianti”. Lo dice chiaro la circolare che fa riferimento proprio alle “criticità del sistema impiantistico nazionale e di difficoltà che si stanno riscontrando nell’impossibilità di inviare i rifiuti prodotti verso gli altri Stati membri”.
“D’altronde – conclude Grondacci – già l’ultimo rapporto ISPRA sui rifiuti urbani del 2019, quando del Coronavirus non c’era neppure l’ombra, denunciava che gli impianti di gestione non sono al passo della differenziata, sono pochi e mal distribuiti. Il punto è: si possono risolvere le carenze di impiantistica derogando alla legge? Per un paio di mesi sì ma oltre non è accettabile”.
Del resto, la preoccupazione che le eccezioni si dilatino nel tempo non è così lontana dalla realtà, ricordiamoci che anche la discarica di Scarpino è nata provvisoria…
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.