Roma – “Il nostro Paese sta attraversando la fase acuta dell’emergenza. Oggi abbiamo superato 13.155 decessi e questa è una ferita che mai potremo sanare”. Comincia così il discorso del Premier Conte che questa sera annuncia la proroga di tutte le misure in vigore per contrastare il Coronavirus: “Lo voglio chiarire, non siamo nella condizione di poter allenare le misure che abbiamo imposto. Non siamo nella condizione di poter alleviare i disagi e risparmiarvi i sacrifici a cui siete sottoposti”, e questa “è la ragione per cui ho appena firmato il DPCM che proroga l’attuale regime delle misure fino al 13 aprile”.
Una decisione presa “in stretto contatto con il Comitato tecnico scientifico”, continua il Premier, che vede tutti i virologi d’accordo nel dire che sia prematuro revocare le misure di contenimento alla data di scadenza dei decreti varati dal Governo, prevista per il 3 aprile.
“Noi ci rendiamo conto che vi chiediamo un ulteriore sforzo, un ulteriore sacrificio”, e questo nonostante la curva dei contagi stia lentamente rallentando, ma “se noi smettessimo di rispettare le regole, e iniziassimo ad allentare queste misure, tutti gli sforzi fatti sarebbero vani e pagheremmo un prezzo altissimo perché oltre al costo psicologico, a quello economico, e a quello sociale che sin qui abbiamo affrontato, saremmo costretti a ripartire da zero. E un doppio costo non ce lo possiamo permettere”.
Poi Conte si rivolge a “quella sparuta minoranza che non rispetta le regole”, ricorda che “il Governo ha stabilito delle sanzioni molto severe e delle multe onerose anche dal punto di vista economico” e infine lancia una frecciata a questi irriducibili: “L’abbiamo fatto perché non ci possiamo permettere che l’irresponsabilità di alcuni possa comportare un danno nei confronti di tutti“.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.