Strage Covid nelle RSA lombarde, una mina per la Lega?

MilanoL’Oms lo ha definito “un massacro”. È la strage di persone anziane morte nelle Rsa, che hanno portato al’’apertura di una quarantina di inchieste in tutta Italia. Sei- sette mila persone da febbraio secondo l’Istat, il 20% in più della media dei 5 anni precedenti . Ma è in Lombardia che il virus ha mietuto il maggior numero di vittime. Rispondendo a un’interrogazione parlamentare urgente, ieri sera la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ha citato uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo il quale il 51% dei decessi avvenuti nelle residenze sociosanitarie della regione è correlato al coronavirus. Dall’indagine, ancora in corso, emerge che il totale dei decessi avvenuti nelle Rsa lombarde al 6 aprile è di 1822. Di questi, solo 60 vengono dichiarati morti per covid, accertati con tampone, mentre gli anziani deceduti con sintomi simil covid sono stati 874, per un totale di 934, ovvero il 51% delle morti totali. Interessante notare che al gruppo di lavoro dell’Iss ha risposto solo il 24% delle strutture sociosanitarie lombarde pubbliche o accreditate, a testimonianza di un diffuso timore e omertà delle dirigenze.

Sotto accusa è la decisione della Regione di trasferire i malati meno gravi nelle Rsa per liberare posti negli ospedali congestionati, senza verificare l’esistenza di strutture adeguate, padiglioni separati e dispositivi di protezione personale. Centro di smistamento dei pazienti, il Pio Albergo Trivulzio, diretto da Giuseppe Calicchio, ora indagato per epidemia colposa e omicidio colposo, messo su quello scranno da Attilio Fontana. La Regione si difende dicendo che l’accettazione dei pazienti covid era su base volontaria, ma tace il fatto che tutto il settore convenzionato dipende da lei per i pagamenti e che la diaria giornaliera per questi pazienti andava da 150 a 250 euro.
Per altro, denuncia Vittorio Agnoletto, medico, politico e attivista, come è possibile che si abbia notizia di pazienti che ancora oggi vengono accettati nelle rsa, quando i dati, che vengono presentati ogni sera, indicano che ci sono dei posti liberi negli ospedali?

I parenti delle vittime, siano essi deceduti o abbiano contratto il virus e da giorni non riescono a saper più nulla dei propri cari, si stanno costituendo in comitati e hanno iniziato a rendere pubbliche le proprie esperienze. Fra questi Alessandro Azzoni, promotore del “Comitato verità e giustizia vittime Trivulzio” a Radio Popolare ha raccontato di essersi sentito dire “Sua madre ha comunque 76 anni, qui la situazione è molto grave e bisogna ponderare bene anche la gravità delle situazioni”. Un’ altra ricoverata del Trivulzio, denuncia la figlia, è stata lasciata vicina di letto a un’ospite risultata positiva.
Leggermente diverso il caso di Luigi Bergamaschi, la cui madre è stata dimessa dal pronto soccorso e rimandata nella casa di cura di via Pindaro insieme a altri due pazienti, “come a dire, tanto oramai ….”
Se all’inizio dell’epidemia si paventava di dover scegliere chi salvare, come monito estremo, nelle rsa ci si è arrivati.

In gioco c’è la tenuta del modello Lombardo, un modello che la narrazione ha presentato per decenni come “eccellenza”. Una narrazione iniziata prima con Formigoni e proseguita poi con le giunte leghiste. La Lega ha qui uno dei sui cuori pulsanti, per questo sa che lo scandalo della gestione coronavirus e i morti nelle rsa rischiano di compromettere la loro narrazione. Per questo Salvini contrattacca e tuona : “se avessimo aspettato lo Stato, altro che strage”. L’ordine è: distogliere l’attenzione. Alzare il livello. Parlare d’altro.

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