Fryderyk Chopin non andava bene a scuola. Il suo unico grande amore, fin da giovanissimo, fu il pianoforte e lo studio di Bach, che adorava. Nato nel 1810 nei pressi di Sochaczew, un paesino della Polonia vicino a Varsavia, fu molto agevolato nell’ingresso nel mondo della musica dal padre che suonava sia il violino che il flauto, e dalla madre, che suonava il pianoforte ed era una discreta cantante.
A undici anni aveva già scritto delle composizioni ed era divenuto famoso a Varsavia, dove le dame dell’epoca se lo contendevano da un salotto all’altro. Visse quegli anni nelle grazie di gran signore, di saloni, il giro dei tè, di eleganti ambienti. In breve tempo negli articoli dei giornali divenne stringente il paragone con un altro “enfant prodige” del passato, Wolfgang Amadeus Mozart.
Visse appieno l’occupazione russa della Polonia, che rigettò sempre in maniera molto romantica e non con il coinvolgimento personale. Per tutta la vita patì per le notizie che giungevano dalla patria, sia in occasione della Rivolta di Novembre (1830) che del modo in cui la rivoluzione polacca era stata repressa dallo zar di Russia Alessandro I. Di fatto, il Congresso di Vienna (1815) aveva già infierito pesantemente sulla Polonia, creando una spartizione del territorio del paese fra Russia, Impero asburgico e Prussia.
A Parigi, presso l’Hotel Lambert rimase in contatto con i numerosi polacchi costretti a emigrare.
Non aveva ancora compiuto i vent’anni quando giunse nella capitale francese, facilitato in questo dal padre che era di origini francesi e nato a Marainville-sur-Madon. Sempre il padre insegnò per anni lingua e letteratura francese ai benestanti polacchi di Varsavia.
Fryderyk fu spesso dissoluto nelle spese, benché gli entrasse una grande quantità di denaro per lezioni private, concerti, donazioni, non seppe mai gestire questa fortuna, che devolveva a chi ne faceva richiesta, soprattutto esuli polacchi.
Già dai nove anni di vita affetto da problemi di salute, nella Ville Lumiere trascorse la parte più significativa della vita, pur rimanendo intimamente legato alla sua Polonia. Da subito la sua carriera fu contraddistinta dalla tendenza a non esibirsi in pubblico. Iniziò un’attività compositiva incessante. Schumann scrisse della sua musica e del suo potere rivoluzionario: “Se lo Zar di Russia sapesse come nelle opere di Chopin le semplici melodie delle sue mazurke lo minacciano come un pericoloso nemico, egli ne proibirebbe la musica. Le opere di Chopin sono cannoni sepolti sotto i fiori”. Sovente, invece, si avverte nella musica del polacco un intreccio di nostalgia per la casa e di profonda infelicità. Ascoltò ed ammirò Niccolò Paganini e Beethoven.
A Parigi ebbe varie avventure amorose, ma una lo segnò in particolare, quella con George Sand, una donna che aveva lasciato il marito, di sei anni più anziana di lui. Con lei intraprese un’intensa relazione che lo provò molto fisicamente. All’epoca l’artista pesava meno di cinquanta chili ed era soggetto a frequenti crisi respiratorie. A Parigi si lasciava andare a una vita mondana, che metteva alla prova continuamente la sua salute cagionevole. Malgrado le raccomandazioni del padre, già dall’età di sedici anni ebbe l’abitudine radicata di passare le serate fuori, frequentare i salotti, i balli, stare in piedi fino a tardi e andare a dormire solo a mezzanotte passata. Continuamente perseguitato dalla visione di fantasmi, accadde che in una occasione durante un concerto abbandonò il pianoforte, convinto che stessero uscendo allo strumento degli ectoplasmi.
Chopin a Genova
Nel maggio 1839, Chopin giunse a Genova con George Sand, accompagnata per l’occasione dai due giovani figli Maurice e Solange. A Genova i due si trattennero per una decina di giorni. Chopin stava male e non prese parte a tutte le visite che fece la Sand. Egli fu particolarmente interessato alla storia di Cristoforo Colombo e, scrisse la Sand, che tornava da Maiorca e da un tribolato inverno, di quei giorni in “Histoire de ma vie”: “…Vedo Chopin rinascere con la primavera…ha approvato il nostro progetto di andare a trascorrere qualche giorno a Genova. E’ stato per me un piacere rivedere con Maurice tutti i bei palazzi e tutti i bei dipinti che questa affascinante città possiede…”
Ogni sera, la Sand, nel suo soggiorno, fu invitata a cena dai nobili di Genova, primo fra tutti il raffinato cultore di lettere marchese Di Negro. Si racconta di quella sera a cena che, nel corso della serata, la Sand non proferì parola, come usava fare quando non conosceva i commensali. Questo atteggiamento venne interpretato in modo molto negativo dalle dame presenti. Al termine della vacanza a Genova, Chopin e la Sand tornarono a Marsiglia via nave ed incontrarono, come scrive nel suo diario, una terribile tempesta che debilitò ulteriormente Chopin il quale all’arrivo fu ricoverato in casa di un medico amico. Quel viaggio fu il capolinea della relazione fra i due.
La morte prematura
Nel 1849 Chopin mancò avendo vicino gli amici e la sorella Ludwika. Morì a soli 39 anni e i funerali si eseguirono nella chiesa della Madaleine. La chiesa quel giorno era stracolma e tutta Parigi partecipò alla messa, intercalata dal Requiem di Mozart. Il cuore del musicista è custodito in Polonia, a Varsavia, nella chiesa di Santa Croce, mentre il corpo giace tuttora nel cimitero degli artisti di Père Lachaise di Parigi.
La critica negò da subito, già dopo la morte, la grandezza del compositore, perché in vita si era dedicato quasi esclusivamente al pianoforte, cimentandosi solo marginalmente o in modo quasi nullo in campo sinfonico a parte la particolarità dei due concerti per pianoforte, in Fa minore (op.21) e Mi minore (op.11).
Dicono di lui
Martha Argherich: “Per me Chopin è difficilissimo: forse perché lo prendo molto sul serio ed è come un amore impossibile, perché non si sa mai cosa succede…”
Vladimir Ashkenazy: “Era in anticipo sui tempi, di gran lunga in anticipo, per questo disse di Wagner «Io l’ho già superato»”.
Andrzej Janinski: “Ha vissuto la metà della sua vita in Francia, nella sua musica anche l’elemento francese, l’eleganza francese e l’Esprit francese. Ma la cosa più importante è il lirismo slavo, e ciò che è ancora più importante, lo spirito polacco”.
Mauro Salucci
SALUCCI SUL WEB
Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici. Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) . “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini è del 2018 e l’ultima fatica riguarda i Sestieri di Genova
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