Roma – Costrette a stare in casa con il proprio aguzzino, paradossalmente per legge.
Il lockdown derivato dall’emergenza sanitaria ha causato ulteriori problemi e per le donne vittime di violenza. Un dramma subito sollevato dalle associazioni che si occupano di combattere questa piaga e che i dati raccontano in maniera inequivocabile: sono 2.867, il 74,5 per cento in più, le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza della Rete D.i.Re dal 2 marzo al 5 aprile 2020. Ottocentosei di questi casi (il 28%) sono nuovi, cioè sono donne alla prima richiesta di aiuto, e le maggiori richieste di aiuto sono arrivate dalla Lombardia e dalla Toscana.
“Il Coronavirus e le misure restrittive potrebbero rappresentare per molte donne che subiscono violenza un’emergenza nell’emergenza. Stiamo promuovendo una app che sichiama 1522 che può essere scaricata sul telefono e ha un vantaggio: permette alla donna di chattare con l’operatrice e quindi comunicare silenziosamente, visto che adesso stare al telefono è più difficoltoso”, ha sottolineato la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
Bonetti insieme alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese poi ha stanziato un milione di euro e attivato le prefetture per “trovare ulteriori alloggi che permettano la presa in carico di donne che escono dalla violenza domestica in una condizione di sicurezza sanitaria”. Inoltre la ministra con un decreto ha consentito lo sblocco dei fondi destinati ai centri antiviolenza.
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