Roma – Gli alti livelli di inquinamento atmosferico potrebbero essere “uno dei più importanti fattori” per i decessi da Covid-19.
È quanto si legge in uno studio condotto dall’Università Martin Lutero di Halle-Wittenberg, in Germania, che ha analizzato i livelli di biossido di azoto (NO2) e le condizioni meteorologiche che impediscono la dispersione degli agenti inquinanti in 66 regioni di Italia, Spagna, Francia e Germania.
L’analisi, pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment, ha messo a confronto i livelli di NO2 di gennaio e febbraio nelle 66 regioni di Italia, Spagna, Francia e Germania con i decessi da Covid-19 registrati fino al 19 marzo. Quindi il ricercatore Yaron Ogen ha valutato le condizioni atmosferiche per
valutare il livello di inquinamento. E ha concluso che il 78% dei 4.443 decessi è avvenuto in quattro regioni del Nord Italia e una nei dintorni di Madrid, in Spagna. Cinque regioni che avevano la peggiore combinazione di livelli di NO2 e di condizioni che impediscono la dispersione dell’inquinamento atmosferico.
Ogen ha quindi evidenziato come la valle del Po in Italia e la regione di Madrid siano circondate dalle montagne, che impediscono la dispersione degli agenti inquinanti, così come la provincia di Hubei in Cina, dove è iniziata la pandemia. “Tuttavia, la mia ricerca rappresenta una prima indicazione sul fatto che ci possa essere una correlazione tra il livello di inquinamento atmosferico, il movimento dell’aria e la gravità del decorso dell’epidemia di coronavirus”, ha sottolineato il ricercatore.
L’analisi mostra infatti solo una forte correlazione, non un nesso causale. “Ora bisogna studiare se la presenza di una condizione infiammatoria iniziale è legata alla risposta del sistema immunitario al coronavirus”, ha concluso Ogen.
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