Libia, escalation di combattimenti: neanche la pandemia ferma gli scontri

Escalation di combattimenti in Libia negli ultimi giorni, nonostante la minaccia posta dal Covid-19, che nel Paese ha fatto registrare finora 51 casi e un decesso, e gli appelli della comunità internazionale per un cessate il fuoco che consenta di affrontare la pandemia.

Dopo aver riconquistato le città di Sabratha, Surman e al-Ajaylat, a Ovest di Tripoli, sabato il governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Sarraj ha lanciato l’offensiva per riprendere il controllo di Tarhuna, principale base del generale Khalifa Haftar nell’Ovest della Libia, situata circa 65 chilometri a Sud-Est della capitale.
“Questa operazione vuole rispondere agli attacchi di Haftar ai quartieri residenziali di Tripoli”, ha sottolineato il portavoce delle forze armate del governo di Tripoli, Mohammed Gununu, facendo riferimento ai continui bombardamenti lanciati la scorsa settimana dalle forze di Haftar sulla capitale che hanno causato almeno 23 vittime, tra morti e feriti.

Una fonte militare ha riferito al Libya Observer di oltre 20 attacchi aerei messi a segno dalle forze di Tripoli su obiettivi di Haftar a Tarhuna, che avrebbero causato diversi morti e feriti. Obiettivo dei raid sarebbe quello di rompere le linee di difesa e consentire l’ingresso in città agli uomini di Sarraj. Il governo di Tripoli ha lanciato volantini sulla città, in arabo e in russo, per invitare alla resa i combattenti di Haftar.
Proprio il controllo dei cieli, secondo gli analisti, spiega i rovesci subiti di recente da Haftar nella sua offensiva per prendere il controllo di Tripoli, lanciata nell’aprile del 2019.
Se, infatti, i droni Wing Loong di fabbricazione cinese operati dagli Emirati arabi uniti non agiscono più indisturbati su Tripoli e Misurata, come successo nei mesi scorsi, lo si deve alla crescente presenza dei velivoli senza pilota turchi Bayraktar a sostegno del governo di Sarraj. Nelle scorse settimane, droni turchi hanno attaccato i convogli di rifornimento alle forze di Haftar presenti nell’Ovest del Paese.
E un alto funzionario turco ha confermato a Bloomberg che Ankara sta “coprendo attivamente” la controffensiva in atto di Sarraj contro Haftar.

Un analista del centro di ricerca tedesco Swp, Wolfram Lacher, ha confermato: “L’equilibrio di potere è cambiato negli ultimi due mesi a causa del sostegno turco e di quello che la Turchia ha portato, come forniture e combattenti. Questo pone la domanda su cosa faranno i sostenitori di Haftar. E c’è il rischio di un’ulteriore escalation se dovessero decidere di rafforzare il proprio supporto, cosa che mi aspetto facciano”.
Fonti diplomatiche arabe e occidentali interpellate da Bloomberg hanno concordato sul fatto che i principali sostenitori di Haftar, Emirati ed Egitto, probabilmente rafforzeranno il loro sostegno, allontanando così la prospettiva di un cessate il fuoco umanitario.

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