Ciao Gustavo

Lo precedeva l’abbronzatura, come un Carlo Conti d’antan, e poi quel suo sorriso accattivante, da vecchio bucaniere, incorniciato dai baffetti sottili, alla Clarke Gable. E gli occhi magnetici di un azzurro intenso che ti fissavano quando toglieva gli occhiali da sole, cercando di metterti a tuo agio. Alto, sottile, azzimato, in giacca e cravatta. Un figurino. Stile genovese, cravatta regimental e Burberry d’ordinanza. Non passava inosservato ne’ nell’agone politico che ha sempre frequentato con alterne fortune, ne’ nelle aule di tribunale. Da qui quel ritornello che ogni tanto, per burla, lo precedeva “Sono bello sono nero son Gustavo Gamalero”. Ma ci scherzava su, lui sorrideva e salutava. Un volto noto della politica genovese, quella politica in cui i voti e le cariche e poi le poltrone si conquistavano sul territorio, stringendo mani, incontrando persone, parlando e ascoltando i loro problemi.

Aveva 94 anni Gustavo Gamalero, se ne è andato nel pomeriggio di oggi nella sua casa di Camogli dove si era da tempo ritirato. Domenica aveva avuto un lieve malore, poi le sue condizioni sono di nuovo peggiorate. Una vita fra professione e politica, insieme a Alfredo Biondi, anche lui avvocato, anche lui liberale. Eletto in Regione per tre legislature, dalla prima alla terza – tra il 1970 e il 1985- Vicepresidente della Regione e poi  prosindaco del Pentapartito con Cesare Campart sindaco, suo braccio destro e delega alla cultura. E poi presidente della Fondazione Cristoforo Colombo che si sarebbe occupata di preparare il cinquecentenario della scoperta dell’A erica da parte dell’Ammiraglio genovese.

Ha raccontato ancora tre anni fa a Franco Manzitti, che lo aveva intervistato nella sua Camogli per PrimoCanale: “Si trattava di farsi concedere dal Bureau International di Parigi il via per una mostra rievocativa della Grande Scoperta di Cristoforo Colombo. Si trattava di preparare l’area della città dove celebrare l’avvenimento e allestire la mostra. Il presidente della Fondazione aveva un ruolo chiave nella preparzione e, sopratutto, nei rapporti internazionali. Siviglia aveva già ottenuto il permesso dal Bureau per fare una mostra colombiana: la partita era quindi difficilissma. Ma Genova straordinariamente unitissima in tutte le sue componenti economiche, sociali e politiche, riuscì a ottenere quel via. Renzo Piano preparò una Expò straordinariamente incisiva, recuperando la zona perduta del Porto Antico e Genova si dimostrò all’altezza”.

Gia’ la politica di un tempo, quando ancora esisteva un’unità di intenti pensando principalmente alla città che si amministrava e non agli interessi personali o di partito. Ricorda Francesco Felis, notaio e allora giovane liberale: “Genova gli deve, insieme ad altri, il Porto Antico. Mi ricordo la prima volta che lo vidi fu nello studio notarile dove facevo pratica, metà degli anni 80. Si doveva costituire la Fondazione Cristoforo Colombo per preparare le Colombiadi del ‘92 e andare dalle organizzazioni internazionali per accreditarsi. Lui, già lungimirante, per tempo, almeno 7 anni prima, pensava alla nascita della Fondazione che doveva essere un volano organizzativo”. Ugo Bechini: “Di Gustavo serbero’ sempre un ricordo. Metà anni ottanta. Era seduto su un malconcio divano della sede del Partito Liberale di Palazzo Ducale, era di ritorno da Baltimora. <<C’è un acquario magnifico, dovremmo fare una cosa del genere. verrebbero un sacco di turisti>>. Addio Gustavo”.

Sul finire degli anni novanta si era ritirato dalla politica attiva e era andato ad abitare  ra Camogli, dove ho avuto occasione di incontrarlo spesso anche io. Si sedeva sotto la sua abitazione sullo spiazzo di fronte al suo terrazzo, o sui gradini della libreria di fronte. Sempre invidiabilmente abbronzato, lucido con quegli occhi di un azzurro intenso che ogni tanto si fermavano a scrutare l’orizzonte. Scherzoso, affabile, come sempre. Parlava con piacere di politica, degli ultimi eventi su cui era sempre aggiornato. Mi chiamava familiarmente “Paolino” o “Paoletto”, a seconda dell’umore. L’ultima volta che ci siamo incontrati si era intristito raccontandomi che il suo amico Alfredo Biondi, con cui ha diviso gran parte della carriera politica e che ha un paio d’anni meno di lui, si era troppo rintanato in casa. Beppe Damasio: “ Ho avuto negli ultimi tempi occasione di incontrarlo a Camogli. Era un piacere ascoltare il suo pensiero anche in politica, rivolto più ai comportamenti che ai fatti politici”. L’avvocato Pasquale Tonani “ Perdo un grande amico , un grande liberale. Il primo avvocato presso il cui studio ero iscritto alla pratica legale”.

A dare la prima notizia è stato Roberto Cassinelli, parlamentare di Forza Italia, con un passato liberale. Gamalero era  nel PLI genovese insieme al padre Giorgio, ad Alfredo Biondi ad Attilio Viziano, e un’amicizia lo lega al figlio di Gamalero, Armando, anche lui avvocato: “Si è spento oggi pomeriggio nella sua amata Camogli il grande liberale e mio grande amico Gustavo Gamalero. Per decenni, insiem ad Alfredo Biondi, Ernesto Bruno Valenziano e mio padre è stato tra le colonne del Partito Liberale in Liguria: a lungo consigliere regionale, vicepresidente della Regione, consigliere comunale e prosindaco, oltreche’ affermato avvocato penalista. Brillante, acuto, vivace, fino all’età di novantaquattro anni ha conservato la vitalità e l’energia che tutti conoscevamo.

Per noi liberali liguri Gustavo è stato un maestro di politica, di capacità amministrativa e di eleganza. A lui mi legano ricordi indissolubili di anni bellissimi ed un’amicizia profonda e sincera. La nostra terra perde un uomo per bene, un liberale autentico ed un grandissimo genoano. Ci mancherà. Ad Armando, Micaela e tutta la famiglia il mio abbraccio fraterno”.

Grande dispiacere anche da parte di vecchi colleghi Giorgio Bornacin lo ricorda per la sua eleganza ed affabilità. “Era sempre simpatico, con la battuta pronta e quel gran sorriso. Abbiamo fatto molte battaglie insieme”.

Lo ricorda con commozione anche un “avversario ” politico, Mario Tullo: “La notizia della scomparsa di Gustavo Gamalero arrivata con un post di Roberto Cassinelli mi ha addolorato e riportato al 1985 quando fui eletto in Consiglio Comunale, avevo 25 anni ed ero il consigliere più giovane. Ricordo benissimo che quella sera Gustavo venne a complimentarsi e volle conoscermi. Da allora non abbiamo mai smesso di parlarci . Abbiamo percorso strade diverse in quel circolo amministrativo, lui al governo io all’opposizione,e poi viceversa. Ma mi rimane difficile però parlarne come di un avversario politico, forse perché da autentico liberale e democratico era pronto a riconoscere le ragioni altrui, o forse per la sua simpatia e sopratutto la sua ironia che utilizzava con finezza e sopratutto senza mai offendere, o ancora per le tantissime partite del nostro GENOA viste insieme, o più semplicemente perché ricorda una politica che non c’è più, che era fatta di rispetto, sobrietà, passione e in cui il gusto a discutere e a confrontarsi arricchiva reciprocamente. La terra ti sia lieve caro Gustavo”.

Proprio cosi’, da sempre, almeno da quando io ho avuto l’occasione di conoscerlo brillante, acuto, vivace. Con una grande passione per la buona musica, italiana e americana.

Mauro Boccaccio capo ufficio stampa in Regione lo ricorda nel 1984 al Festival di Sanremo sul palco per premiare un giovanissimo Eros Ramazzotti che, dopo Castrocaro esordisce a Sanremo e vince nella categoria “Nuove Proposte”. “Gli consegno la targa e gli pronostico’ una grand carriera. Non si è sbagliato” Spiega Boccaccio. E racconta ancora: “Insieme a lui abbiamo premiato un allora sconosciuto Paolo Conte, faceva ancora l’avvocato. Ci mettemmo un po’ a convincere Lello Liguori del Covo a invitarlo a esibirsi e a premiarlo per “Genova per Noi”. Ma evidentemente avevamo avuto un buon orecchio”.

E così, per concludere vorrei aggiungere anche io il mio personale ricordo. Anche per me si tratto’ di musica. Partecipai insieme a lui e ad altri colleghi ad un viaggio a Berlino. Metà degli anni Ottanta. C’era ancora il muro a separare l’opulenza dell’occidente dal rigore sovietico dell’est. Da una parte Audi e Mercedes e dall’altra Zaz ammaccate. A Berlino ovest una sera ci intrattenemmo in un locale. C’era una cantante jazz con un timbro di voce eccezionale, passava dagli acuti ai bassi con una facilità incredibile. Mi disse mentre tornavamo in albergo. “Quella cantante bisognerebbe invitarla per le colombiane”.  Nella foto della copertina appare insieme Paolo Conte, Mauro Boccaccio, e Alfredo Biondi, un suo grande amico. E’ cosi, con quella sua vitalità prorompente, con quel sorriso, il suo gusto per la battuta. Semper ironico e mai autocelebrativo. È cosi’ che mi fa piacere ricordarlo.

 Condoglianze a Armando, a Micaela e a tutta la famiglia.

Addio, Gustavo. Che la terra ti sia lieve.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.