Ministro Boccia: “Senza l’intervento del Governo ci sarebbero 40mila morti in più”, ma sono stime a spanne che non convincono

Roma – “Le linee guida saranno valide per tutti. Se qualche Regione, nell’ambito della sua discrezionalità sul territorio, vorrà imporre criteri più restrittivi, ad esempio l’istituzione di una zona rossa per stroncare un nuovo focolaio, potrà farlo”.
Questa la dichiarazione del Ministro agli Affari Regionali, Francesco Boccia, alla domanda se il 4 maggio si potrà uscire senza autocertificazione.
“Non è stata presa alcuna decisione, lo stabilirà come sempre il Cdm. Dal 4 maggio non c’è il ritorno al passato, perché il nostro passato, finché esiste il virus, non tornerà”.
In questa dichiarazione c’è la premessa che esisterà una nuova normalità, e si affida a uno studio  dell’Imperial College di Londra per dimostrare che senza l’intervento del Governo per la chiusura   immediata delle scuole, l’Italia avrebbe avuto 40mila morti in più. Stime a braccio, diciamo noi, che però , a differenza del Ministro Boccia, sosteniamo che se le autonomie locali avessero avuto l’aiuto necessario con i DPI i morti sarebbero stati meno. Sui complimenti agli insegnanti definiti “straordinari” per l’impegno  nonostante siano starti catapultati in una tragedia biblica, aggiungiamo che l’istruzione è stata sacrificata sull’altare del risparmio economico da sempre.
In tema di ripartenza – continua il Ministro- “Maggio dev’essere ancora un mese di sacrifici sociali.
Ma non mancano parole di attenzione per gli anziani che dovranno essere ancora più protetti per impedire che ci sia una seconda ondata. Con la Protezione civile stiamo studiando una chiamata su base volontaria anche dei ragazzi che prenderanno la Maturità e che potrebbero essere arruolati per i servizi essenziali nelle loro città, ad esempio la consegna della spesa o i servizi agli anziani. Naturalmente con un inquadramento che li faccia sentire coinvolti in quest’operazione di rinascita. Lo stiamo studiando”. Insomma, tutto come al solito, come sempre in ordine sparso e “speriamo che io me la cavo”

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