“Con la presente sono ad evidenziare che ad oggi nei locali del Comando dei VVF di Genova non sono presenti i presupposti essenziali per la sicurezza, la salubrità e la mitigazione del contagio in relazione all’emergenza COVID19 in atto.
Tale consapevolezza deriva dal fatto che non vengono effettuate periodicamente sanificazioni degli ambienti utilizzati dal personale.
Come da comunicazione relativa alla data 30/03/2020 la mia persona è risultata positiva al test sierologico, effettuata dopo un periodo di malattia con i sintomi tipici del virus Covid-19, dopo aver prestato servizio in data 15/03/2020.
Dalla situazione sopra esposta non è derivata nessuna operazione di sanificazione dei locali da me frequentati.
In assenza di un documento scientifico che attesti una totale immunità al Covid-19, vi è la probabilità di una ricaduta di salute che potrebbe inficiare il mio sistema immunitario.
Il sottoscritto si rende dunque disponibile a svolgere le proprie funzioni lavorative purché vengano prima effettuate le varie sanificazioni di tutti i locali soggetti allo svolgimento delle mie mansioni e alla mia mobilità.
Questa condizione deriva dal fatto che la tutela della mia persona e della mia famiglia è prioritaria rispetto alle disposizioni che vengono fornite dallo stesso comando.
Inoltre mi duole precisare che questi ambienti lavorativi sono costantemente frequentati dal personale h24, dove non è possibile escludere la presenza di pazienti asintomatici, non essendo stati sottoposti né a tampone e neanche a test sierologici, forse perché non ritenuti importanti per l’amministrazione come anche l’assenza di sanificazione periodica che andrebbe a ridurre notevolmente le possibilità di contagio.
Rimango in attesa di essere collocato allo svolgimento di mansioni idonee alla mia persona, da codesta amministrazione, purché ci siano i presupposti di tutela della salute.
Rimango in attesa di un vostro gentile riscontro“.
Quanto alle vicende dei Vigili del Fuoco e, in generale, degli operatori che si occupano della nostra salute e della nostra sicurezza, abbiamo sempre cercato di mettere in luce i tanti problemi che certe categorie di lavoratori devono affrontare per fare al meglio la loro attività. Dopo la stagione eroica degli interventi in occasione del crollo del Morandi, dove abbiamo visto l’impegno di tutte le forze dell’ordine, dei volontari e dei Vigili del Fuoco, è rimasta solo l’eco delle celebrazioni di ringraziamento e il rumore un po’ beffardo delle solite pacche sulle spalle.
In emergenza Coronavirus, ci ritroviamo ancora una volta a fare il tifo per questi lavoratori e questi volontari, alcuni dei quali, e ci rivolgiamo in particolare modo al settore sanitario, hanno sacrificato la loro vita sull’altare del risparmio economico.
La storia del Vigile del Fuoco Davide Palini, uno di quelli che non si è risparmiato nel crollo del Morandi, è un altro esempio della doppia morale tutta italiana. Dopo un calvario di 15 giorni con febbre a 38 e dopo aver inutilmente chiesto di poter effettuare un tampone, grazie all’intervento di USB che ha pagato presso una struttura privata un prelievo sierologico, ha appreso di essere positivo al Covid-19. Fortunatamente guarito, ha mandato una lettera al Comando chiedendo, come cautela per il suo rientro al lavoro, che i locali della caserma fossero sanificati visto che potrebbero esserci colleghi positivi asintomatici e non intende certo ammalarsi di nuovo. Considerando che un Vigile del Fuco se deve salvare una vita non chiede il certificato medico, ma la salva e basta, ci si aspetterebbe una maggiore attenzione nei luoghi dove si fa rientro a fine turno, come la mensa, o gli spogliatoi.
Il Comando, per tutta risposta e dopo intense consultazioni, ha optato per la via più ovvia. State pensando che la caserma sia stata sanificata? No, sbagliato.
Davide Palini è stato rispedito a casa fino al 6 maggio. Poi qualcosa succederà.
fp
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