“Chi se ciapa dei bej danè con quello che si gratta nelle perquisizioni. Insomma se sta proprj ben”. Chi parla è un milite della famigerata “Ettore Muti”, la polizia politica e militare della Repubblica Sociale Italiana.
Basterebbe questo “capato” per smontare decenni di retorica nostalgica post-fascista, ma il documentario audio “Parla, il nemico ti ascolta”, pubblicato sul sito milanolibera.it per festeggiare questo 25 aprile virtuale, presenta molti altri esempi di un regime oramai allo sfascio, dove prevalgono gli interessi personali, squallidi e anche un po’ straccioni della classe dirigente. Come quando Vittorio Mussolini insiste per avere due chili di zucchero e cinque di carne che gli erano stati promessi.
Il documento storico, che sta alla base del documentario, è eccezionale e forse un unicum in tutta la storia della Resistenza europea: i brogliacci delle intercettazioni, che un gruppo ristretto del Corpo volontari della libertà riuscirono a fare, fra ottobre del ’44 e aprile del ’45, di tutti i comandi nazisti e fascisti di Milano. Uffici della Ettore Muti in primis.
L’impresa fu resa possibile grazie al lavoro del capo del CLN all’interno della Stipel (l’allora compagnia dei telefoni) che si portò a casa un piccolo centralino. A casa dell’avvocato Francesco Sabbaini, che faceva parte del gruppo ristretto per le intercettazioni, la ventenne Kitta Steiner, sorella del partigiano e designer Albe Steiner, ascoltò per ore tutti i giorni le conversazioni trascrivendole. Non senza metterci un pizzico della sua femminilità o di verecondia, quando decise di censurare frasi scabrose.
La mossa, promossa dal Presidente del Comitato di Liberazione Alta Italia, Alfredo PIzzoni, fu certamente un’ottima operazione di controspionaggio, ma oggi – nella presentazione curata da Danilo De Biasio, Elisabetta Vergani e Elisabetta Ranieri – mostra soprattutto la piccolezza e lo squallore del regime. Fra conservazioni con le amanti e serate organizzate con “donnine”, emergono ruberie e prepotenze, sullo sfondo di uno stato ormai al dissesto.
Lo straordinario documento storico è stato ritrovato da Andrea Torre, archivista dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, che possiede un archivio molto ricco. Fra le sue carte, anche il famoso biglietto autografo di Mussolini in cui dichiara di essere stato trattato bene dopo la cattura. L’audio-documentario doveva far parte di una mostra più importante, organizzata da Anpi, Aned, Casa della Memoria, Comune di Milano e ovviamente Istituto Parri, che a causa dell’epidemia non si è potuta tenere. Parte di quei materiali sono ora visitabili su milanolibera.it