Nel paese di Candido Godoi, in Brasile, in una gravidanza su cinque nascono gemelli, perlopiù biondi e con gli occhi azzurri. Lo storico Jorge Camarasa ha lungamente intervistato gli abitanti del villaggio, i quali hanno confermato che negli anni sessanta Mengele, il dottor Morte dei campi di Auschwitz, si recò spesso in paese presentandosi prima come un veterinario e poi come un medico, offrendo alla popolazione e, in particolare alle donne, cure mediche gratuite. Camarasa si è formato la convinzione che Mengele proseguì nel paese brasiliano gli esperimenti sui gemelli: “Le testimonianze raccontano delle sue visite alle donne, di come abbia seguito le loro gravidanze curandole con nuovi tipi di medicinali e preparati e che abbia parlato di inseminazione artificiale sugli esseri umani”. Testimonianze tutte positive sul dottore da parte di un allevatore: “Ci disse che era un veterinario. Ci chiese delle malattie che avevano i nostri animali e ci disse di non preoccuparci… Diceva che poteva inseminare artificialmente le mucche e gli esseri umani, una cosa che credevamo impossibile a quei tempi”. Un ex sindaco del paese, desideroso di controllare la veridicità delle testimonianze e il mistero dei gemelli, intervistò centinaia di abitanti del villaggio, i quali affermarono di essere stati curati da un medico che si faceva chiamare Rudolf Weiss. Sempre in una memoria del giornalista – storico Camarasa, riportata da Richard J. Samuelson nel suo libro “Josef Mengele: L’angelo della Morte di Auschwitz”, c’è una testimonianza: “Nella memoria di tante donne era un medico condotto che girava di casa in casa, curava le vene varicose e distribuiva bottiglie di pozioni e pastiglie… A volte faceva anche il dentista e quasi sempre prelevava sangue ai pazienti”.
Prima di giungere in Brasile il dottore aveva soggiornato in Argentina, dove aveva promesso agli allevatori di essere in grado di fare proliferare, tramite l’inseminazione, gli esemplari migliori delle mandrie.
Ad Auschwitz Mengele selezionò almeno 3.000 coppie di bambini gemelli, delle quali alla fine della guerra solo 258 sopravvissero. Tra loro anche le due sorelle italiane, Andra e Tatiana Bucci, scambiate per gemelle per la loro straordinaria rassomiglianza. Una speciale baracca (la numero 10) era riservata ai suoi bambini, trattati a tutti gli effetti non come esseri umani ma, come animali da laboratorio: dopo la doccia, insieme al numero di identificazione, venivano tatuate loro anche le due lettere ZW, cioè Zwillinge, gemello. Mengele era interessato soprattutto alle anomalie dell’apparato visivo con studi sulla colorazione degli occhi e la trasformazione di quelli scuri in azzurri.
Le prime nascite di gemelli a Candido Godoi risalgono al 1963, proprio nell’anno in cui le testimonianze parlano della sua presenza nel villaggio per la prima volta.
Ex nazisti a Genova
Genova, nella sua storia, non ebbe solo bei visitatori. Sicuramente, negli anni 1949-1950-1951, per le vie della Superba si parlava tedesco a voce bassa. È da qui che parte il “caminito” dei topi, la via di fuga di tanti ex nazisti verso l’Argentina di Juan Domingo Perón, sulle navi Costa di un armatore legato a doppio filo con l’oscurantismo protervo dell’Arcivescovado e del potentissimo Siri. A Genova, in quel periodo, nulla accade senza che la Chiesa lo sappia e fornisca il suo avallo. Adolf Eichmann, che si faceva chiamare Riccardo Klement e che si presentava come un tecnico trentasettenne, soggiornò alla pensione San Carlo di Via Balbi. Klaus Barbie trovò ospitalità in Via Lomellini al numero 6, nell’albergo Nazionale. Il Dottor “Morte”, Joseph Mengele, si spacciava per Gregor Helmut e veniva ospitato in Via Ricci 3, presso un’abitazione privata. Lo stesso carnefice delle Fosse Ardeatine, Eric Priebke, risiedeva a Genova sotto il nome di Otto Pape. I soggetti, vecchie volpi, si guardarono bene dall’incontrarsi, pur essendo a conoscenza gli uni della presenza degli altri. Riusciranno tutti ad espatriare con falsi documenti grazie ad un giovane sacerdote, Karl Petranovic, ex ustascia e lunga mano dell’Arcivescovo di Genova.
La fuga da Genova
Il 25 maggio del 1949 un uomo trentottenne affetto da strabismo di Venere è nel Porto di Genova a bordo dell’imbarcazione North King che sta salpando per l’Argentina. Il suo nome è Joseph Mengele, ufficiale superiore nazista, medico ricercatore nei campi di concentramento. Con lungimiranza non si è mai fatto tatuare, come i suoi compagni SS, il gruppo sanguigno sul braccio. Questo confonderà più volte gli investigatori che gli danno la caccia in tutto il mondo. Mengele è giunto a Genova da Vipiteno, dove ha soggiornato per un mese nella pensione della Croce d’Oro. Qui è entrato in contatto con un certo Kurt che gli fornisce i documenti della sua nuova identità: Helmut Gregor. Con Kurt e i nuovi documenti si reca presso la Croce Rossa di Genova dove fa richiesta di un passaporto internazionale. Nel capoluogo risiede al numero 3 di Via Ricci, nei pressi della Stazione Brignole in un appartamento privato. La storia assume dell’incredibile scoprendo che per un paio di giorni Mengele viene posto in cella, a Genova, per aver cercato di corrompere un impiegato. Naturalmente, sempre grazie all’intervento del misterioso amico Kurt fu rilasciato. Nella borsa che Mengele porta all’estero con sè ci sono i suoi preziosi studi sui gemelli effettuati nei campi di concentramento. Quando apre i bagagli, presso l’Hotel des Immigrantes di Buenos Aires, i funzionari doganali restano incuriositi da flaconi di sangue e documentazione medica del sedicente Helmut Gregor, di professione meccanico. Non sanno nè immaginano che quello che hanno davanti è il Dottor Morte di Auschwitz e lo lasciano passare…
Inizialmente fuggito in Argentina, Mengele in seguito alla cattura del collega Eichmann da parte del Mossad israeliano, fuggì in Paraguay e poi in Brasile, dove pare sia morto nel 1979.
La fine per Mengele arriva nel modo più semplice a Benticoga, una cittadina di mare del Brasile. Si butta per nuotare e muore colto da un infarto. Ha vissuto per decenni con le polizie di tutto il mondo alle spalle e risulta già morto altre due volte, una addirittura giustiziato a randellate in Paraguay da alcuni sopravvissuti al lager che l’avevano riconosciuto…
Mauro Salucci
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Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici. Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) . “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini è del 2018 e l’ultima fatica riguarda i Sestieri di Genova
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