Lavoratori delle mense scolastiche senza stipendio da due mesi, il Comune di Genova pensa di “riconvertirli”

Genova – Sono due mesi che le lavoratrici e i lavoratori della ristorazione scolastica non hanno alcun reddito perché ancora in attesa del Fondo d’Integrazione Salariale (FIS) previsto dal decreto “Cura Italia” per la sospensione dal lavoro causata dell’emergenza Coronavirus, somme che le aziende datoriali non hanno anticipato pur potendole recuperare portandole a conguaglio con l’INPS.
Si tratta per la maggior parte di lavoratrici monoreddito che subiscono da anni contratti di lavoro  con stipendi molto bassi e che non hanno diritto né alla cassa integrazione, né alla NASPI perché il part-time ciclico verticale con sospensione estiva non prevede ammortizzatori sociali di questo tipo.
L’avvicinarsi dell’estate è dunque una preoccupazione in più per chi ha saputo dall’ultimo DPCM che le scuole non riapriranno fino a settembre ed è in ostaggio dei tempi dell’INPS.
Stiamo parlando di 750 lavoratori solo su Genova, un numero che raggiunge il migliaio se allarghiamo il discorso al territorio della Città Metropolitana, 1.000 persone che a breve non sapranno più cosa mettere i tavola perché a loro non sono andati neppure i buoni alimentari.

Così, in attesa di capire cosa succederà alla riapertura delle scuole, la Filcams-CGIL, che nei giorni scorsi ha inviato una petizione al Premier Conte nel tentativo di accendere l’attenzione su questi lavoratori, ha incontrato oggi in Commissione Consiliare gli assessori del Comune di Genova Pietro Piciocchi e Barbara Grosso: “La commissione Consiliare di oggi ci ha visto promotori di input e idee concrete che viaggiano su tre binari fondamentali – scrive il sindacato in una nota stampa -. Abbiamo chiesto che la politica si faccia parte attiva verso l’INPS per sollecitare i bonifici che spettano a questi lavoratori ormai alla fame. Abbiamo chiesto che il servizio riparta contemporaneamente all’attività scolastica e abbiamo proposto un tavolo congiunto tra Comune, parti sociali, istituti comprensivi, Provveditorato agli studi e Consigli di circoscrizione per definire il prima possibile modalità e organizzazione del servizio mensa all’interno delle scuole in ottemperanza alle misure di prevenzione che l’emergenza sanitaria imporrà anche a settembre. Infine, abbiamo ribadito che questa popolazione di lavoratrici e lavoratori necessita di risorse aggiuntive ad integrazione del loro reddito ricordando che da giugno a settembre non percepiranno alcuna retribuzione, nemmeno le misere cifre degli ammortizzatori”.

Per far fronte ai disagi di questa fetta di lavoratori, il Comune di Genova ha proposto di “riconvertirli” predisponendo “attività alternative” come, ad esempio, servizi di distribuzione dei pasti alle fasce disagiate della popolazione, o interventi di sanificazione straordinaria nelle strutture comunali, o ancora di attivare il servizio di ristorazione nel caso dovessero davvero aprire i centri estivi, come ventilato nei giorni scorsi.

La Filcams e la CGIL hanno sottolineato che non accetteranno speculazioni politiche e partitiche di alcun genere sulla pelle dei lavoratori: “Ben venga l’impegno di tutti, oggi esplicitato in alcuni interventi bipartisan, compreso quello dello stesso Assessore Pietro Piciocchi, ben vengano le attività alternative in attesa della riapertura delle scuole senza che questo però diventi strumento per rimandare qualunque tipo di programmazione fattiva del servizio. Perché il tempo è scaduto”, conclude la nota.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.