La pubblicità è sempre l’anima del commercio, o mi si nota di più se non vengo…?

Chiedo per un amico…, perché in fondo io una mia mezza verità mi sono industriato a costruirmela. Ovviamente a mio uso e consumo. Epperò negli ultimi tempi vedo cose che almeno un po’ mi sono sembrate contraddittorie, anzi addirittura in aperta contraddizione con quella che è diventata nel tempo la mia personale convinzione.

Colpa, o merito, probabilmente, di questa campagna elettorale perpetua, dai ritmi incalzanti e incessanti, iniziata anzitempo e proseguita nonostante l’infausta bega del Covid19, il lockdown, le rianimazioni stipate, le mascherine introvabili, i medici ridotti allo stremo, la spigolosa faccenda delle case di riposo, e i decessi. Moltissimi, nella nostra regione. Probabilmente troppi. Ininterrotta, dicevo, anche se, per ovvie ragioni, il giorno della consultazione elettorale per le regionali è stata spostata in avanti nel tempo. E ancora la nuova data è al vaglio e non è stata comunicata, in attesa di conoscere almeno i primi risultati della fase due.

Con una strategia naturalmente contrapposta. Tra maggioranza e opposizione. Comprensibile, visto che il centrodestra ha il suo candidato naturale, praticamente da sempre, o forse no, almeno da quando ha dovuto archiviare le sue pretese di subentrare al padre putativo, il figlio che prima o poi deve uccidere il genitore per potersi evolvere.

Perciò mascherine griffate, presenzialismo e interviste sempre e dovunque, dalla consegna delle mascherine, all’inaugurazione della nave ospedale, dalle passerelle di fronte al ponte in costruzione al concerto per il 25 aprile al Carlo Felice. Con l’ala e la ola comunicativa dei soliti noti.

Tracciando un solco, con aratro o meno, per gran parte del centrodestra. Con i francobolli/santino del vicesindaco di Marco Bucci, l’assessore ai cimiteri Stefano Balleari, anche lui uomo che sin dalle scorse comunali ha cercato di bazzicare l’arte, o forse no, della comunicazione. Esplorandola per tempo e anzitempo in tutti i suoi anfratti residui. Marcandola e targandola in tutte le sue variabili con tanto di “testina” con immancabile fascia tricolore. Quasi si trattasse della maglia in una figurina di un Album Panini.

Il collega de “La Repubblica” Marco Preve già a suo tempo lo mise alla berlina, confezionando un post con quattro francobolli/santino e celiando: “Per gli amici filatelici: chi possiede il Balleari con il Bottaro ( il responsabile della Asl 3 n.d.r.) è come se avesse il Gronchi rosa”. Raccogliendo il commento di Pippo Sergio Rossetti, il capo dell’opposizione in via Fieschi: “ Dove si scambiano? Io ne ho un sacco della Viale”. Dove Viale non sta per il famigerato “Viale del tramonto” ma è nient’altro che l’assessore regionale alla sanità, la leghista Sonia Viale. Anche lei ha ceduto alla lusinga della popolarita’, confezionando, durante la pandemia, francobolli/santini con lo stile del…… soppreccitato Balleari. Postando il tutto sul suo profilo e talvolta anche su quello istituzionale. Fino a rasentare il protagonismo/presenzialismo del suo presidente e del vicesindaco.

Con qualche pecca, mi sia consentito sottolinearlo, in ragione del senso di opportunità, di certi accorati messaggi al pubblico e ai concittadini. Cosi il santino compare inderogabilmente in calce a taluni messaggi sulla riapertura dei cimiteri guardando alle regole inopinabili del distanziamento sociale, oppure alla riapertura alla benedizione della bara all’ingresso dei cimiteri. Dove il Balleari, appare, alla stregua di un fastidioso giullare, sullo sfondo: “ I nostri cari torneranno ad essere benedetti. Grazie alla Diocesi di Genova ai nostri cari da oggi all’ingresso del cimitero di Staglieno un sacerdote impartirà la benedizione ai nostri cari defunti”. Oppure l’ultimo: “ Fase due, riaprono i cimiteri di Genova. Da oggi sono aperti tutti i cimiteri di Genova. Attenzione, però, all’uso delle mascherine e della distanza sociale”. Post in cui lo stesso Balleari non può fare a meno di intervenire visivamente, e con immancabile fascia tricolore, sullo sfondo sfondo della cappella del Pantheon.

Sin qui il centrodestra e il cimitero monumentale. Espressione tangibile del “nel bene e nel male purché’ se ne parli” parafrasi di un brano de Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (1890).

Non posso fare a meno, perciò, di ricordare un altro indimenticabile assessore ai servizi cimiteriali, quel Luca Borzani  indiscusso autore del rilancio del nostro cimitero monumentale. Solo che lui è sempre risultato un mai discutibile assertore dell’assenza. Tanto da optare per immagini, inderogabilmente in bianco e nero, a perpetuare per i posteri  l’eleganza funerea delle sole tombe.

Un esempio di impalpabile presenza, mai come in questo momento strategia, o forse solo evidente carenza di strategia che accomuna tutto il centro sinistra.

Gia’, il centro sinistra, di questi tempi bui, carente di un candidato da opporre al Toti lanciatissimo e onnipresente in questa lunghissima campagna elettorale. Un centrosinistra che si limita a fare le pulci, al lanciatissimo Governatore in cerca di riconferma.

Ricordo negli anni che furono, parlo del 2017 o giù di lì, la difficoltà del centrosinistra nel reperire una faccia da contrapporre all’attuale sindaco Marco Bucci. Lo stesso Borzani, gioco’ a lungo a nascondino, forzato, talvolta a metterci la faccia solo se tirato è ritirato per la giacchetta. Andò a finire come tutti sappiamo con l’assessore “operaio” Gianni Crivello che gia’ a suo tempo si era pronunciato e defilato come potenziale “inadeguato” contendente, quasi costretto, nel nulla più assoluto della sua coalizione a metterci la faccia. E a rispondere “obbedisco” come un eroe dei due mondi qualunque.

Ando’ a finire come tutti sappiamo con il manager d’oltreoceano sbarcato alle dipendenze di Toti in Liguria Digitale vincitore anche nel ballottaggio sul povero Crivello, relegato al ruolo di capo dell’opposizione a palazzo Tursi. E in seguito, dopo la tragedia del 14 agosto, con lo stesso Bucci a godersi il ruolo, il merito è la pubblicità dell’incarico di commissario/ manager per la ricostruzione del ponte sul Polcevera.

Insomma la sinistra ha perpetrato quell’oscuro ruolo di comprimario impalpabile, costretto a intervenire, a latere, sulla discussa e discutibile campagna elettorale del Governatore a caccia di riconferma.

Ultimo caso, ma per quanto mi possa aspettare non conclusivo, quello della pubblicità di Toti elargita con larghezza di vedute e di potere economico, sulle pagine di molti giornali, testate on line e tv territoriali, sulla fase due e sui liguri: “ Noi, fieri e tenaci Liguri ripartiamo insieme #orgoglioliguria”.

Con varie reazioni, anche del possibile, papabile candidato senza volto, almeno al momento l’unico ma troppo divisivo anche per la sinistra, che pone una serie di domande sull’utilizzo a scopo propagandistico elettorale del presidente della Regione utilizzando soldi dei liguri tutti, sino a sfiorare il problema dell’informazione dopata da certa pubblicità istituzionale ai fini di farsi propaganda elettorale. Questione su cui si dibatte. Toti in un commento viene definito senza mezzi termini: “ che maiale sdegnoso il pappone grasso” e trova spunto per ribattere per le rime: “”Che maiale sdegnoso il pappone grasso”.

Così vengo definito sotto il post di Ferruccio Sansa, presunto candidato del centrosinistra (credo che non lo vogliano). Il mio peccato? Aver dedicato ai liguri questa frase “Noi, fieri, tenaci. Liguri”, nell’ambito di una campagna istituzionale di Regione Liguria, dove di Toti non vi è neanche l’ombra. Anzi, protagonisti sono i nostri lavoratori, quelli che non si sono fermati e quelli che sono ripartiti oggi. Una campagna di comunicazione (fatta ad esempio anche a Milano con il rapper Ghali) che ha già migliaia di visualizzazioni, che ha emozionato molti e per cui stiamo ricevendo parole di ringraziamento di cui andiamo fieri. Poi ci sono i complottisti: attacco alla libertà di stampa, all’opinione pubblica, pura campagna elettorale.
1) Ma quale attacco all’informazione! La stampa, giustamente, non ci ha mai risparmiato critiche in questo periodo quindi non mi pare sia stata minimamente condizionata. Chi ambisce a diventare Presidente della Regione, con tanto di portavoce in pectore già attivo nonostante faccia ancora il giornalista, dovrebbe sapere che ci sono dei capitoli di spesa dedicati alla comunicazione istituzionale e che non possono essere utilizzati per comprare macchinari medici, tamponi, mascherine e altri dispositivi. E dovrebbe saperlo bene anche il Pd, che non ha vergogna a strumentalizzare ancora una volta. Se non lo sapessero sarebbe grave, se lo sapessero, insinuando, sarebbe pure peggio. Ma loro lo sanno bene, avendo dato finanziamenti a pioggia sempre e solo ai loro amici…
2) Gli unici che provano a cambiare l’opinione pubblica sono quelli che pur di attaccare Toti sono pronti addirittura a smentire gli scienziati, inventano primati negativi e tifano affinché i bollettini giornalieri vadano male, insinuando che falsifichiamo i numeri e riportando come ufficiali solo quelli della Protezione Civile (peccato che siamo noi a fornirli alla Protezione Civile e al Ministero????)
3) Mi fa sorridere che ogni cosa che faccio venga definita campagna elettorale, ma precisamente contro chi starei gareggiando? Perché non l’ho capito…

E poi chiuderei sottolineando che per l’ennesima volta la doppia morale vi rende intellettuali poco credibili. Come fate a indignarvi con questa cattiveria per parole profonde dedicate ai vostri conterranei e a non dire neanche una parola per gli insulti gratuiti, peraltro sull’aspetto fisico, sotto i vostri post? Lo dite sempre voi, dall’alto del vostro sapere, oggi lo dico io: restate umani! E tra questi umani provate a trovare un candidato, se ci riuscite…”.

Eppure le domande del “povero” Ferruccio Sansa, subito sottoposto al fuoco di fila della corte del governatore, qualche legittima perplessità, dovrebbero pur consentire di farla nascere. Ad esempio: “ 1)Ma queste inserzioni non sono pagate con soldi pubblici, e quindi di tutti noi?
2) È così che si rilancia davvero l’immagine della Liguria o si rischia piuttosto di lanciare soltanto l’ immagine di chi la governa?
3) Una presenza così massiccia di spazi pubblicitari – e quindi un sostegno economico consistente – che riflessi può avere sulla credibilità’ e l’indipendenza dell’informazione? 4) Una presenza così massiccia – e finanziata  con denaro pubblico – non rischia di alterare la formazione dell’ opinione pubblica?
5) I soldi della Regione non sarebbero meglio spesi acquistando piuttosto attrezzature mediche?” Un questionario rivolto ai cittadini e in subordine, o forse no, anche ai giornalisti”.

Insomma il candidato, o forse no, dell’opposizione ha dato fuoco alle polveri, come giornalista, oppure come candidato ombra. Vestendo un ruolo su cui da tempo si dibatte sulla presunta autonomia della professione. Querelle vecchia come il mondo, si potrà perfino obiettare. Che, come sempre,  va a toccare l’ influenza delle entrate pubblicitarie sui bilanci dei giornali, cartacei e non. Unica difesa, come sempre, è la tiritera – anche quella vecchia come il mondo – sull’etica professionale. Eppero’ mi corre l’obbligo di dire che il momento appare buio e la realta’ oltremodo variegata, mentre l’accorpamento di testate sotto l’egida di imprenditori vari, da Cairo alla famiglia Agnelli, e il cambiamento, meglio valzer- di direttori con tanto di indiscutibile pedigree, sotto gli occhi di tutti.

Mentre Carlo  De Benedetti, l’ex proprietario de “La Repubblica”, noto imprenditore ( Olivetti, Banco Ambrosiano) ottantacinquenne, dal 2015 cittadino svizzero, lancia la sua nuova avventura editoriale con “Domani”. Etichettato come giornale della sinistra. È tutto, per dirla come il buon Mao ““Grande e’ la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”.

E per concludere, vi espongo la mia personale inclinazione. E’ la stessa del sempiterno Nanni Moretti, uomo di sinistra e di girotondi, in “Ecce bombo”: “No veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no…ah no: se si balla non vengo. No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Nicola”. Gia’ arrivederci Nicola. Insomma, augurandoci e supponendo che la prossima possa essere una rivoluzione e non un pranzo di gala, la mia è alla fine la stessa predisposizione di Moretti e, almeno al momento, anche della sinistra. O cosi’ Sembrerebbe. Anche se il tutto, nella giornata mondiale dell’igiene delle mani, potrebbe correre il rischio di venire equivocato. Ponzio Pilato docet.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.