Genova – Tenere i contagi sotto controllo per evitare che esploda la seconda ondata. È questa la sfida per uscire incolumi dalla fase 2 e tornare alla vita normale. Una battaglia che passa prima di tutto dal tempismo nel fare i tamponi.
Proprio ieri è stato presentato il nuovo laboratorio Covid-19 del Policlinico San Martino che permetterà di processarne 1.000 al giorno. Ma è una potenza analitica sufficiente per la fase 2?
Lo abbiamo chiesto al responsabile di questo laboratorio ad alto contenimento, Ulrich Pfeffer, che ci ha spiegato come l’arma migliore contro il virus siamo noi e il nostro senso di responsabilità: “Tutto dipende da come ci comportiamo – ha risposto -. Se le persone rispettano le regole come la distanza e la mascherina, si evitano nuove infezioni e sono abbastanza tranquillo che questa potenza analitica che abbiamo oggi al San Martino possa essere sufficiente”, e poi ha precisato che “i tamponi non sono un metodo di screening e non ha senso farli a tappeto. Ha senso farli, invece, a chi rientra al lavoro”.
Una questione quella dei tamponi che ha scatenato un po’ di perplessità sui margini di incertezza di queste analisi dopo alcuni casi di falsi negativi. Perché scegliere di fare i tamponi piuttosto che il sierologico?
“La differenza con la sierologia è che noi scopriamo se c’è veramente il virus. La sierologia cerca gli anticorpi, misura la reazione del nostro sistema immunitario al virus che però monta giorni dopo l’infezione, quindi la diagnostica più concreta e immediata è quella che si fa col tampone“.
C’è il rischio che il campione non sia preso correttamente e quanto potrebbe essere il sommerso?
“Nella nostra esperienza, non sono molti i tamponi fatti male perché i colleghi sanno fare il loro lavoro e dunque non c’è un problema sui prelievi – continua Pfeffer -. I campioni si prendono dal naso e dalla faringe e in teoria uno potrebbe non entrare bene in contatto con la mucosa, ma noi nella nostra analisi abbiamo modo di vedere se il tampone è stato fatto bene: se non c’è RNA umano, allora non è stato fatto correttamente”. Quindi sui falsi negativi, ci spiega che secondo lui “sarebbero una cosa da studiare perché il metodo che noi usiamo per identificare la presenza del virus, e cioè la reazione a catena della polimerasi (PCR – Polymerase Chain Reaction), è estremamente sensibile ed esternamente specifico e non dovrebbe dare falsi negativi“.
Quanto all’incognita sulla scarsità dei reagenti ci risponde: “Tutto il mondo ha aumentato enormemente i tamponi che analizza ed è problematico procurarsi il materiale. Nei reagenti, ad esempio, ci sono dentro degli enzimi che vengono prodotti in bioincubatori e quindi c’è il rischio che un laboratorio abbia una bella macchina ma non abbastanza materiale per fare le analisi. Ecco, nella scelta del produttore ci siamo fatti garantire che ci sarà il materiale sufficiente“, chiarisce Pfeffer e a noi allora sale un dubbio: perché in Liguria, al 15 maggio, abbiamo soltanto 45.307 casi testati con tampone? Sarà perché mancano i macchinari?
Non proprio. C’è il laboratorio di virologia molecolare del Santa Corona di Pietra Ligure, ad esempio, capace di eseguire l’analisi molecolare su circa 600 tamponi in 12 ore fornendo i risultati in 3 ore circa, che è stato sottoutilizzato. Pare, secondo l’assessore Sonia Viale, che mancasse l’accreditamento da Roma, eppure ci risulta che siano le Regioni a dover segnalare i laboratori da accreditare… Sarà una questione di costi? Quanto costa un tampone? 15 euro più IVA escluso il lavoro, una cifra che presa singolarmente non è un granché ma “i grandi numeri diventano tanti soldi”.
Restando in tema di moneta, il nuovo macchinario, acquistato grazie alle donazioni per il San Martino, è costato 250.000 euro più IVA ma non servirà soltanto per l’emergenza Covid: “L’idea – dichiara Pfeffer – è di utilizzarlo per altre ricerche non solo sui virus. La macchina che abbiamo acquistato, infatti, oltre a estrarre RNA virale può estrarre DNA ed RNA da qualsiasi tessuto, anche dai tumori“.
Una nuova apparecchiatura che spinge a guardare lontano: il laboratorio ad alto contenimento, infatti, è il primo passo di una nuova organizzazione delle Torri della Ricerca dove saranno creati nuovi laboratori di genomica e di citomica, per una superficie complessiva di circa 1.500 m3, nei quali sarà possibile studiare i meccanismi genetici e cellulari delle malattie infettive ma anche di molte altre malattie, tra le quali tumori e malattie neurologiche.
Simona Tarzia
Leggi anche:
https://fivedabliu.it/2018/06/15/la-curcuma-importante-alleato-della-prevenzione-antitumorale/
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.