Milano – “Non c’è crisi che non sia una grande opportunità economica per le mafie” – ha dichiarato pochi giorni fa il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. “Loro – intendendo i mafiosi – andranno dalle aziende in crisi con grande disponibilità economica e proveranno a mangiarle”– ha proseguito.
Nei prossimi mesi ci si aspetta una girandola di passaggi o di nuovi ingressi nelle compagini societarie. Le Camere di commercio sono avvisate e farebbero bene ad avviare un monitoraggio dei cambiamenti.
A Milano, come un po’ superficialmente si dice, “le mafie non sparano, ma investono”. Per questo diventa essenziale monitorare i passaggi di denaro e segnalare le operazioni sospette di riciclaggio. Dal 2014, grazie all’iniziativa di David Gentili, Presidente della Commissione consiliare antimafia, è stato istituito un ufficio di lotta al riciclaggio, che ieri ha presentato i risultati del suo operato.
23 sono le segnalazioni di operazioni sospette che il Comune di Milano ha trasmesso alla Uif, l’Unità d’Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, dalla sua nascita, per un controvalore di 68 milioni di euro. Possono sembrare poca cosa, se non si tiene presente che le segnalazioni della Pubblica Amministrazione, considerata dalla normativa del 2017 “collaboratore attivo”, non riguardano singole operazioni come quelle bancarie, ma individuano tutte le relazioni e tutti i soggetti di un rapporto.
In concreto significa che, per arrivare a individuare le 23 segnalazioni che hanno valso al Comune anche un ritorno economico da parte della Banca d’Italia, sono state analizzate quasi 5000 operazioni, con un controvalore di 1 miliardo e 100 milioni. Una prima scrematura ha portato all’individuazioni di 303 operazioni sospette e quindi alla formazione delle 23 segnalazioni.
Segnalazioni che riguardano 234 società, 473 movimenti di valuta e 210 persone fisiche. Significativo il fatto che la movimentazione di denaro analizzata ha fatto sempre emergere un “ciclo chiuso”, ovvero un ritorno del denaro alla società iniziale, dopo vorticosi giri di compravendite fittizie, con perdite medie del 20% rispetto al valore iniziale. Il costo del riciclaggio. Su 210 persone segnalate, 162 sono di nazionalità italiana e 67 provengono da 12 comuni considerati ad alto rischio d’infiltrazione mafiosa.
Per quanto riguarda i 48 cittadini di origine straniera, provengono da 10 diverse nazioni: 2 da paesi posti nelle cosiddette “black list”; 5 da nazioni ad alto tasso di criminalità organizzata, legata al traffico internazionale di stupefacenti; 38 da paesi considerati ad alto rischio in relazione al finanziamento del terrorismo.
Una sola segnalazione alla UIF ha riguardato una sola operazione: il tentativo di un cittadino mediorientale di aggirare le restrizioni economico-finanziarie imposte dalla Ue al suo paese, per il contrasto al finanziamento della proliferazioni di armi di distruzione di massa.
Un modello positivo quello milanese, ma assolutamente da incrementare, dal momento che si avvale di 47 referenti, posti nelle varie direzioni comunali, e solo 3 analisti. E da estendere in altre città. Come Genova, dove il Segretario generale comunale, responsabile dell’anti-riciclaggio ha chiesto di entrare in partnership e di studiare un protocollo di condivisione di buone pratiche
Chiara Pracchi
Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.