Sono donne le ricercatrici che ai primi di febbraio sono riuscite a isolare il coronavirus eppure, nonostante i successi, solo il 3% dei premi nobel in fisica, chimica, fisiologia o medicina è stato assegnato a donne
In maniera un po’ troppo celebrativa e poco consistente, nel 2015 le Nazioni Unite hanno stabilito che l’11 febbraio debba essere considerata la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”. La solita etichetta per sdoganare un problema di gap di genere che esiste nella nostra società, e non solo in ambito universitario. Dall’edizione del 2018 del rapporto “Women in Science” curato dall’UIS (UNESCO Institute for Statistics), infatti, è emerso che solo il 28,8% dei ricercatori in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico sono donne e che solamente il 3% dei premi Nobel in fisica, chimica, fisiologia o medicina è stato assegnato a donne. Anche che la Medaglia Fields, uno dei premi più prestigiosi in ambito matematico, soltanto una volta è stata assegnata a una donna.
Eppure sono donne Concetta Castilletti e Francesca Colavita, le due ricercatrici italiane, precarie, che per prime hanno isolato il Coronavirus nei laboratori dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma.
Ne parliamo, in modo provocatorio e completamente al di fuori dei tempi canonici della celebrazione, con Marialessia Musumeci, una scienziata in cui possiamo riconoscere la storia di molte donne che lavorano in ambito accademico.
CHI È MARIALESSIA MUSUMECI
Marialessia Musumeci si è laureata a Genova in Tecniche di neurofisiologia nel novembre del 2008, discutendo la tesi “La tecnica della registrazione e quantificazione digitale”. Dopo alcune collaborazioni con diversi ospedali di Genova e Milano, l’Istituto Neurologico Carlo Besta e l’Istituto Europeo Oncologico, ha conseguito la laurea Magistrale in Scienze cognitive e processo decisionale nel marzo 2011 presso l’Università degli Studi di Milano, discutendo la tesi ”Comunicazione per l’apprendimento mediata da BCI nei casi di dislessia e ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività)”.
La sua carriera si snoda attraverso varie esperienze anche all’estero: da ottobre 2015 a novembre 2018, è stata dottoranda presso la Scuola di Dottorato in Informatica dell’Università degli Studi di Milano, svolgendo attività di ricerca in Inghilterra,Irlanda, Stati Uniti sotto la supervisione della Professoressa Rita Maria Rosa Pizzi. Nel primo anno di dottorato ha preso parte al progetto europeo “NANO x COMP”, portando le sue abilità neuroscientifiche. Ha conseguito il dottorato di ricerca nel febbraio 2019, discutendo la tesi “Artificial intelligence applied to the study of conscious perceptive states”, risultando l’unica donna ad ottenere il titolo di Dottore di ricerca per il ciclo XXXI presso tale dipartimento.
Il culmine della sua carriera accademica arriva a giugno 2019 quando, unica donna italiana, ottiene la nomination al Brain Prize, classificandosi seconda dopo l’università di Edimburgo e prima dell’università di Cambridge, per la scoperta dell’esistenza di attrattori caotici decodificando il segnale eeg in modo binario, portando così l’italia ad essere nuovamente protagonista assoluta e indiscussa in questo ambito.
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