Operazione Barbablù: smantellata dai Carabinieri genovesi maxi rete di grossisti di droga

OPERAZIONE BARBABLÙ, DAL NOME DI UN BAR DOVE I GROSSISTI SI RIUNIVANO CON GLI SPACCIATORI PER DEFINIRE LE MODALITÀ DI CONSEGNA E SMERCIO DELLA DROGA

Genova – Sono scattate questa mattina all’alba le operazioni dei Carabinieri del Comando Provinciale di Genova che hanno portato all’arresto di 14 persone accusate a vario titolo di cessione e detenzione di sostanze stupefacenti ed estorsione aggravata dall’uso delle armi. L’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. Alessia Solombrinosu richiesta della Procura genovese, Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, ha riguardato le province di Genova e Perugia con l’impiego di oltre cinquanta Carabinieri del Comando Provinciale supportati dai colleghi umbri e dal Nucleo Cinofili di Villanova d’Albenga.

L’OPERAZIONE “BARBABLÙ”
Il nome deriva da quello di un bar di Sestri Ponente dove i grossisti si riunivano con gli spacciatori per definire le modalità di consegna e smercio della droga.

I provvedimenti cautelari giungono al termine di un’indagine avviata nel febbraio 2018 per sviluppare alcuni elementi investigativi acquisiti nel corso di una pregressa attività, la PRÊT À PORTER”, che aveva acclarato l’operatività di due sodalizi criminali organizzati dediti all’importazione dal Marocco, via Spagna e Francia, di tonnellate di sostanza stupefacente del tipo hashish e marijuana (in gran parte sequestrate) destinati a rifornire all’ingrosso il mercato nella provincia di Genova e di altre realtà del territorio nazionale (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Lazio, Sicilia). Nell’ambito della precedente indagine, infatti, era stato possibile monitorare un incontro tenutosi nel quartiere di Sestri Ponente tra uno degli indagati di allora, residente a Carmagnola (TO), e due uomini genovesi noti agli operanti quali soggetti gravitanti negli ambienti del narcotraffico. Motivo dell’incontro era la consegna di una campionatura di hashish, importato via terra dalla Spagna, da sottoporre alla valutazione dei due genovesi per il possibile acquisto di una consistente fornitura. L’approfondimento investigativo di quel preliminare incontro ha consentito di comprovare, in due anni circa di attività condotta con metodi d’indagine sia tradizionali che tecnici, l’esistenza di una radicata rete di soggetti, in prevalenza italiani stanziali a Genova, ripartiti in gruppi operativamente autonomi ma interconnessi in caso di mutua necessità o per ragioni di approvvigionamento e scambio/comunanza di contatti, dediti allo smercio di ingenti quantitativi di hashish da distribuire a Genova e in provincia. Prima di essere smistato, lo stupefacente veniva stoccato all’interno di garage e magazzini cittadini, cambiati di frequente per non attirare particolare attenzione ed eludere le investigazioni da parte delle Forze di polizia.

Le indagini hanno anche dimostrato l’efferatezza riposta nel perseguire gli scopi criminali. Un indagato di origine slovena, infatti, destinatario di custodia cautelare in carcere, non ha esitato nell’avvicinare un soggetto genovese in contatto con un altro degli odierni arrestati per percuoterlo pesantemente, dopo averlo minacciato puntandogli una pistola, al fine di farsi consegnare la somma di 80mila euro per risarcire un debito maturato nell’ambito di un’operazione di acquisto di una partita di stupefacente proveniente dalla Spagna non andata a buon fine e rispetto alla quale l’aggredito fungeva da garante. Dopo il pestaggio, per rafforzare ulteriormente la concretezza dell’intimazione, l’aggressore si è fatto consegnare la macchina intestata alla madre della vittima, una Mercedes Classe A a bordo della quale, a distanza di un mese da quell’episodio, è stato arrestato in flagranza di reato poiché trovato in possesso di oltre 5 kg. di hashish di cui aveva provato a disfarsi lanciandoli dall’abitacolo prima di essere fermato dai Carabinieri.

L’indagine ha consentito di arrestare in flagranza venti persone, più altri due soggetti genovesi nell’ambito di un altro procedimento connesso, e di sequestrare sequestrare 98,600 chili di hashish, 21 grammi di cocaina, e 950,00 euro in banconote di diverso taglio.

GLI ARRESTATI E IL RICERCATO
I provvedimenti di oggi hanno portato in carcere sei persone, mentre due sono state sottoposte agli arresti domiciliari. Per ulteriori sei soggetti è stato disposto l’obbligo di dimora, uno di questi è risultato irreperibile ed è ricercato sul territorio nazionale. I nomi:

  1. Carlevaro Federico Emanuele, classe 1952, residente a Genova, associato alla Casa Circondariale di Marassi;
  2. Chiarioni Bruno, classe 1948, residente a Genova, associato alla Casa Circondariale de La Spezia;
  3. Antonicelli Giuseppe, classe 1964, residente a Genova, associato alla Casa Circondariale di Imperia;
  4. Giacinto Pino, classe 1959, residente a Genova, già detenuto presso la Casa Circondariale di Marassi;
  5. Stupar Dragan, classe 1961, nato in Slovenia, già detenuto presso la Casa Circondariale di Marassi;
  6. Hadir Abderrahman, classe 1973, nato in Marocco, associato alla Casa Circondariale di Marassi.
  7. Maragno Ivan, classe 1942, residente a Città di Castello (PG), sottoposto agli arresti domiciliari;
  8. Baldicchi Francesco, classe 1969, residente a San Giustino (PG), sottoposto agli arresti domiciliari.
  9. Castiglione Luca, classe 1965, genovese, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Genova;
  10. Mallia Marco, classe 1985, genovese, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Genova;
  11. Fortugno Carmelo, classe 1978, genovese, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Genova;
  12. Calogero Floriana, classe 1985, genovese, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Genova;
  13. Ettaqui Issam, classe 1980, nato in Marocco, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Rapallo;
  14. Lherce Issame, classe 1979, nato in Marocco, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Genova, di fatto irreperibile.
Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.