L’estate che verrà: sacchi di sabbia, cavalli di Frisia e volontari

“Non chiedetemi dove andremo a  finire perché già ci siamo”. Quasi un mantra, valido per questo periodo, ma, in fondo,  traslabile pressoché in qualsiasi epoca. Parole di Ennio Flaiano, campione di aforismi. In fondo un maestro dell’insondabile ovvietà umana che ci circonda e tutti ci unisce. Diceva pure: “Aspettiamo l’estate per poterne poi parlare male”. Gia’, e la prossima che estate sarà? Che estate sarà quella che si avvicina, appena un passo oltre il lockdown, con la paura che la pandemia ritorni? Con il distanziamento sociale sulla battigia delle spiagge, con il mare come deterrente, con la voglia di tintarella, con il canotto, o il materassino, come isola felice. Con l’idiosincrasia per ogni possibile assembramento che possa fungere come malevolo conduttore del virus, con i tre metri di distanza, anzi uno.

Che estate sarà, potenzialmente, senza la lotta per conquistarsi palmo a palmo l’ambito posto al sole su cui stendere l’asciugamano?  E magari, come accadeva sino a qualche stagione fa, stretti stretti, praticamente a portata di soffio d’alito o di profumo d’ascella.

Che estate sarà per i proprietari di seconde case al mare, fuori regione?  Costretti a subire, magari, le bizze di qualche governatore isolazionista che intende difendere i suoi sudditi dal contagio malevolo portato dai turisti caciaroni degli apericena. Insomma nella società in cui tutto si programma sulle note di un qualsiasi iPhone avere qualche giorno non inseribile con buon anticipo nelle apposite caselle, legittimamente può destare apprensioni a raffica. Forse addirittura più di quella ormai superata per la fine della ricrescita o per quella, futuribile, del prossimo funzionamento dell’anno scolastico. Sul quale da qualche tempo ci stiamo giocando il totolezioni.

Un passo alla volta, per carità. Tanto, come avvertiva Flaiano: ““Non chiedetemi dove andremo a finire perché già ci siamo”.

E quindi un passo alla volta, una polemica alla volta… per carità.

In auge in questi giorni tutto ciò che riguarda mare e spiagge. Spiagge private e spiagge libere. Perché, poi, in fondo, mai come in questo caso, il Covid 19 si è dimostrato un virus classista. A ricordarci che i benestanti hanno sempre qualche possibilità in più dei poveracci. Con quell’enigma dei tamponi che i ricchi campioni del campionato di calcio e i loro familiari ottengono con facilità e senza colpo ferire. Magari a spese delle società per le quali rappresentano un patrimonio da salvaguardare e gestire.

Perciò chi potrà permettersi lo stabilimento privato, meglio di chi, gioco forza, dovrà peregrinare su una spiaggia libera cercando faticosamente un posto al sole osservando rigidamente il distanziamento sociale. Meglio di tutti chi potrà disporre di una barchetta, un gozzo, un panfilo, un gommone su cui andare a pescare al largo in compagnia della famiglia concedendosi, magari, la bellezza di un bagno conciliato dallo spettacolo del tramonto.

Cosa è cambiato, in fondo?  I ricchi potranno fare la solita vita e i poveracci avranno da vedersela con il peggio.

Già, gli stabilimenti balneari già in crisi per la Bolkestein e le relative concessioni, con tanto di sospensione sino al 2033, chi potrà fruirne, pagando, naturalmente, avrà la possibilità di non rinunciare alla spiaggia col solo obbligo di distanziamento che in fondo giova in qualche modo alla privacy, alla negazione dell’ombrellone selvaggio e alle corsie più o meno preferenziali per escludere brutti incontri nella conquista dello specchio acqueo.

E poi le spiagge libere, in un primo momento chiuse e negate a chi non poteva permettersi abbonamenti e biglietti d’ingresso con lettini e ombrelloni, e poi, con rapida giravolta, riaperte. Per il popolino, per quelli che non possono permetterselo e che in fondo hanno fatto presente il loro sacrosanto diritto al bagno in mare e financo alla tintarella a costo zero.

Così, con tanto di pressioni dei vari comitati consumatori, gli stessi che avevano a suo tempo tuonato sulla liberta’ di battigia, le spiagge libere resteranno aperte, con posti delimitati e distanziatori sociali. Insomma con arbitri e guardialinee e tanto di cartellino rosso per chi sgarra e infrange le regole, più o meno ferree.

Gia’, i posti su cui subito è esplosa la polemica, sin dal momento, pochi giorni fa, in cui su alcune battigie sono comparsi i primi segnali delimitatori. Sacchetti di plastica colmi di sabbia. Si’, proprio quella plastica fonte di inquinamento marino, a portata di onda e di ogni possibile mareggiata.

Insurrezione degli ambientalisti, ma non solo. Cristina Lodi, capogruppo del Pd in Comune:

“Dopo la battaglia #plasticfree credo che questa soluzione sia sostanzialmente assurda. Che cosa ne pensate?  Non potevano esistere altre soluzioni? Hanno appena detto che i rifiuti sono diminuiti”. Rapida retromarcia del sindaco Marco Bucci, che si smarca con un passo di lato. E annuncia che i sacchetti non saranno di plastica ma di iuta. Che poi, magari, assisteremo alla rapida riconversione di qualche azienda tessile che si metterà a produrre sacchetti di iuta. È già successo con le mascherine. E il mercato è pur sempre il mercato.

La Lodi, comunque incalza: “Il Comune annuncia che i sacchi di plastica verranno sostituiti con sacchi di iuta. Due questioni: 1) i soldi chi li rimborserà? Evidentemente qualcuno ha sbagliato 2) i corridoi per arrivare alle postazioni? Che ne pensate?”. Con tanto di florilegio di commenti. “ Emanuele Piccardo:” La creatività sta a zero. Gambino ( il consigliere con delega alla protezione civile n.d.r.) avrebbe potuto coinvolgere i giovani architetti e l’Ordine, oppure guardare come fanno altre amministrazioni. Capisco che informarsi richieda una certa predisposizione….”.  Renata Micheli: “Sacchi spostatili…. prevedo liti… e sulla battigia che regole? I bambini possono fermarsi a giocare o solo transito… Troppi se…”. Alba Rosati: “ I corridoi per arrivare alle postazioni? Per sfilare? Magari ricicliamo i tappeti rossi? Sono assolutamente inutili”. Lapidario Attilio Venturelli: “ Alla fine l’unico sacco è quello delle belinate che partoriscono”. Surrealee satirico  Roberto Spiandorello: “Catapulte mirate? Tunnel sotterranei? Fossati con acqua tipo castelli di sabbia?”.  Illuminante Raffaele Beccaro: “Tanto difficile usare corda e paletti. No, noi ci dobbiamo sempre distinguere e sempre in peggio”.

Insomma si prospetta un’estate con la guerra della battigia. In fondo perché prendersela con un consigliere delegato alla protezione civile che ha elaborato una propria, purtroppo non personale, ipotesi quando nella fase uno la “banalità del male”, e non solo, ha restituito sul Coronavirus una metafora di guerra, con medici e personale sanitario eroi, vittime innocenti e perfino l’individuazione di generazioni votate al trapasso. E quelle bare collocate l’una accanto all’altra su mezzi dell’esercito.

Sacchi di sabbia, perché non cavalli di Frisia, allora? Torna alla mente una canzone di qualche decina di anni fa, nel pieno degli anni di piombo con qualche presagio che calzerebbe. Cantava Lucio Dalla ne “L’anno che verrà’” …. in epoca di “Rapimento Moro”: “Caro amico ti scrivo……si esce poco la sera Compreso quando è festa. E c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra. E si sta senza parlare per intere settimane. E a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane”.

Ecco. E avremo sessantamila angeli custodi, in tutta Italia, disseminati probabilmente sulle spiagge libere, ad evitare possibili, futuribili assembramenti, su arenili e sulla battigia. Poveretti torturati dal caldo e dalla mascherina sul volto. Secondo le stime dell’Anci dovrebbero essere 1800 per tutta la regione. E in questo caso Gambino docet: “Si potrebbero impiegare per le spiagge ma anche per movida, parchi e mercati”. La buona notizia è che il sindaco Marco Bucci già sabato intenderebbe riaprire gli arenili, liberi e non: “Vogliamo riaprire sabato alcune spiagge. Abbiamo già posizionato i quadranti da dieci  metri quadrati per i nuclei familiari o conviventi, nei prossimi giorni lo faremo per tutte le spiagge. Su quelle principali metteremo sotto controllo l’accesso con un’app e con volontari o persone a pagamento. Su alcune spiagge piccole, invece ci sarà solo il controllo di polizia locale o volontari ogni 2-3 ore”.

Sarà un’estate da ricordare. E da raccontare. In fondo Ennio Flaiano aveva già previsto tutto: “Aspettiamo l’estate per poterne poi parlare male.

E in seguito, a rotta di collo verso le elezioni regionali. Con balneanti abbronzati e contenti, o forse no, e Toti che finalmente pare abbia trovato un possibile, futuribile, avversario. Si chiama Luca Becce che garibaldinanamente avrebbe risposto “Obbedisco”. E,in tema di sacrifici, mirabile la locandina cinematografica inventata dal mio amico Carlo Besana. Che, proprio in tema di sacrifici umani, ha già previsto tutto: “Becce homo”. Percio’ “Non chiedetemi dove andremo a finire perché già ci siamo”. Insomma: “Ogni cristo scendera’dalla croce e gli uccelli faranno ritorno”.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.