CORONAVIRUS E SPOSTAMENTI TRA REGIONI, CARTABELLOTTA: “LOMBARDIA, LIGURIA E PIEMONTE NON SONO PRONTE”
Liguria, Lombardia e Piemonte non sarebbero ancora pronte a riaprire i confini il 3 giugno. Lo dice l’ultimo rapporto della Fondazione GIMBE che ha condotto un’indagine indipendente sulla fase 2.
“In queste tre regioni – si legge nello studio spiegato dal Presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta -, si contano la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi e il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all’esecuzione dei test”.
E mentre si attende la decisione del Governo sulla riapertura, decisione che arriverà domani quando saranno disponibili gli ultimi dati sulla curva dei contagi che serviranno al Ministro Speranza e al Comitato Tecnico Scientifico a dare o meno il via libera, la Fondazione sottolinea che “a 23 giorni dall’allentamento del lockdown la curva del contagio non è adeguatamente sotto controllo in Lombardia, Liguria e Piemonte. In queste Regioni si rileva la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi, il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all’esecuzione di tamponi diagnostici. In Emilia-Romagna, una propensione ancora minore potrebbe distorcere al ribasso il numero dei nuovi casi”.
Dai dati sul periodo che va dal 4 al 27 maggio, sono tre gli aspetti che fanno scattare l’allarme rosso per queste Regioni definite “più a rischio”. Il primo è l’aumento dei tamponi diagnostici positivi rispetto alla media nazionale: Lombardia 6%, Liguria 5,8% e Piemonte 3,8%. Il secondo è che nelle tre Regioni ad elevata incidenza dei nuovi casi, la propensione all’esecuzione di tamponi rimane poco al di sopra della media nazionale: in Piemonte si parla di 1.675 test ogni 100.000 abitanti, in Lombardia di 1.608 ogni 100.000 abitanti, in Liguria 1.319 ogni 100.000 abitanti.
A questo si aggiunge la partita dell’incidenza dei nuovi casi, sempre ogni 100.000 abitanti, che è nettamente superiore in Lombardia (96), Liguria (76) e Piemonte (63).
Si tratta di dati che nella realtà potrebbero essere anche peggiori, spiega la Fondazione, perché “riflettono le riaperture del 4 maggio, ma non ancora quelle molto più ampie del 18” e che mettono il Governo davanti a tre scenari possibili: “Il primo, che è anche il più rischioso, di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale accettando l’eventuale decisione delle Regioni del Sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio. Il secondo, un ragionevole compromesso, di mantenere le limitazioni solo nelle 3 Regioni più a rischio, con l’opzione di consentire la mobilità tra di esse. Il terzo, più prudente, di prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.