A riveder le stelle…

Burlando s’impara, da Sansa a Comanducci, da Orlando a Massardo, da Conti a Becce, da Mannoni a Dello Strologo.

Lucifero di Giotto
Lucifero di Giotto

E quindi uscimmo, tutti – più o meno – uniti a riveder le stelle. (Inferno XXXIV, 139). Potrebbe essere, riveduto e corretto, prendendo spunto dalle ultime notizie sul candidato che non c’è, ovvero per un po’ lo vedete e subito dopo non si vede più l’ultimo verso dell’Inferno del sommo Dante Alighieri. Allegoria e metafora anche questa con veri e propri gironi infernali in compagnia di Virgilio, a caccia di peccatori, opss….di candidati, pronti ad espiare le pene del contrappasso per una crociata elettorale. Per dire, sempre a proposito di metafore, siamo nel nono girone, quello dei traditori; è il fondo dell’Inferno, caratterizzato da un lago ghiacciato alimentato dal fiume Cocito e suddiviso in quattro zone in base al tradimento perpetrato: Caina (traditori dei parenti), Antenora (della patria), Tolomea (degli ospiti), Giudecca (dei benefattori, cioè quelle persone o istituzioni a cui era affidata la felicità e la salvezza degli uomini). Nel canto XXXIV la zona attraversata da Dante e Virgilio è la Giudecca, e i dannati sono immersi nel ghiaccio perché, durante la vita, hanno freddamente premeditato il loro tradimento e hanno rifiutato il calore della carità. Qui le anime non possono comunicare: la loro condizione è il silenzio. Protagonista assoluto del canto è Lucifero.

Insomma, dopo tante peregrinazioni per il centro sinistra, sprofondato nel viaggio infernale alla ricerca dei peccati e dei peccatori, pare arrivato il momento di tirare le somme e di arrivare a decidere il nome dello sfidante del governatore uscente Giovanni Toti.

Strepitosa, al riguardo, una illustrazione di Carlo Besana che in una formazione di calcio in posa per la foto di rito prima di scendere in campo, mette insieme tutto gli illustri papabili di cui in queste settimane si è fatto il nome. Vi compaiono Comanducci, Dello Strologo, Sansa, Balzani, Mannoni, Becce. Accosciati Ghio, Massardo, Bandiera, Morra e Orlando. La maglia è ovviamente giallorossa, ma non quella della Roma, troppo pretenziosa, meglio un Lecce qualunque. Dice Besana: “La rappresentativa regionale dei candidati della compagine giallorossa”. E precisa su altri non inserito nella formazione iniziale “ In panchina Furlan e Conti”. Con un commento al vetriolo di Ludovico Lias: “Alice Salvatore non convocata per strappo (muscolare).

Claudio Burlando

Nella foto comunque manca anche l’allenatore o il direttore Tecnico. Potrebbe essere giusto quel Claudio Burlando ritiratosi in Val Trebbia tra battute per funghi e qualche partita a scopone. Perche’, in fondo dalla candidatura/autocandidatura di Ferruccio Sansa, figlio del sindaco Adriano e giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, autore di libri sulle cementificazioni liguri di cui ha dato le responsabilita proprio a Claudio Burlando e a Claudio Scajola, è stato tutto un fiorire di possibili candidati del centrosinistra in opposizione. Tra depistaggi e fuoco amico. Tanti quanti una squadra di calcio, riserve e infortunati inclusi. Svanita la pista dell’altro giornalista di RaiTre Maurizio Mannoni, pronto eventualmente per le amministrative della Spezia fra due anni, finiti in soffitta anche Luca Becce e Maurizio Conti. Bruciate Valentina Ghio, sindaco di Sestri Levante, e Francesca Balzani, eurodeputata ed ex assessore al bilancio a palazzo Tursi, e archiviato il caso “quote rosa”. Con la sfida fra il preside di facoltà’ Aristide Massardo e il rettore Paolo Comanducci, e il vicepresidente Andrea Orlando che spande cortine di fumo arriva la proposta che potrebbe mettere tutti d’accordo.

Ariel Dello Strologo

Il PD punta su Ariel Dello Strologo, cinquantatreenne avvocato genovese, socio dello studio De André, da cinque anni presidente della comunità ebraica ligure, ex presidente della Fiera e dimissionario da presidente di Porto Antico dopo l’elezione di Marco Bucci. A fare il suo nome i rappresentanti dei partiti del Campo progressista (LeU e PD, poi Linea Condivisa, Articolo Uno, Socialisti, Italia in Comune e Sinistra Italiana). Una mossa che di fatto escluderebbe proprio Ferruccio Sansa. Del resto Dello Strologo è il classico uomo di apparato, da sempre abbastanza vicino all’ex presidente della Regione Claudio Burlando. Tutto deciso, non proprio, perché i rappresentanti dei CinqueStelle avevano già a suo tempo ricondotto la scelta a tre nomi fra i quali quello di Dello Strologo proprio non compariva. Oltre a Ferruccio Sansa, il professor Aristide Fausto Massardo e Paolo Bandiera.

Potrebbe trattarsi soltanto di una strategia per alzare un po’ il prezzo nel corso di una trattativa su possibili contrappesi. L’alternativa a questo punto potrebbe essere il rischio di correre da soli, con un proprio candidato che potrebbe essere il senatore della commissione antimafia Nicola Morra.

Alice Salvatore

Opzione pericolosa anche perche dovrebbero fare i conti con Alice Salvatore che ha già fatto sapere che si candiderà con il proprio gruppo “Buonsenso” portandosi dietro Marco De Ferrari. E i numeri del consiglio regionale la dicono lunga sulla situazione in casa CinqueStelle. Erano in sei, restano Fabio Tosi e Andrea Melis. Prima dello strappo della Salvatore e di De Ferrari se ne erano andati Francesco Battistini esule e fondatore insieme a Gianni Pastorino  di Linea Condivisa, nel 2017. Poi Gabriele Pisani, passato in maggioranza come capogruppo di Liguria Popolare.

Dello Strologo, oltre a comparire fra i cento promotori de “Maestrale”( l’associazione culturale messa in campo da Burlando per sfidare Biasotti), pero’ sembrerebbe essere troppo legato alle vecchie gerarchie del Pd. Che, comunque, più o meno in sordina, qualche colpo lo hanno messo a segno.

Mario Tullo

Mario Tullo, al rientro a Genova, dopo due legislature a Montecitorio con incarico nella commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni, e ancora prima membro della direzione nazionale della FGCI, poi segretario provinciale e regionale della federazione dei Ds e ancora consigliere e assessore comunale, con delega allo sport e commercio, con una passionaccia per il Genoa grossa così, è entrato a far parte del cda dell’Aeroporto di Genova. Dove, al fianco del presidente Paolo Odone, ha sostituito Renato Redondi. Di lui si era parlato anche come possibile candidato alla presidenza dell’Autorità portuale attualmente in mano a Paolo Emilio Signorini nominato nel dicembre del 2016 e in scadenza a fine anno. Poi proprio su indicazione del ministro dei trasporti del Pd Paola De Micheli è entrato nel Cda dell’Aeroporto.

Successivamente sempre il ministro dei trasporti ha proposto il nome di Claudio Burlando per il ruolo di presidente dell’Autorità di sistema del mar ligure occidentale, che governa i porti di Genova e Savona. Candidatura a cui ha fatto seguito il giorno dopo la presidenza della Commissione Trasporti e Comunicazione della Camera dei Deputati per Lella Paita, occupata da Alessandro Morelli della Lega. Un classico rimpasto, si dirà, tanto più che molti presidenti precedenti erano espressione dell’alleanza di governo verdeoro a cui era succeduta quella giallorossa. Ma il “trittico” Tullo/Burlando/Paita costituirebbe la prova di un rinnovato interesse del Pd per la Liguria, proprio in vista della prossima competizione elettorale. Con Burlando ancora una volta regista di tutte le strategie. Prima fra tutte quella di cercare di sbarazzarsi in qualche modo del giornalista che in passato lo aveva messo sotto accusa insieme a Claudio Scajola come responsabile delle colate di cemento in Liguria, e non solo.

Marco Bucci

A riveder le stelle, insomma, come starebbe a riprovare una rinnovata verve fra gli esponenti del Partito Democratico. E non solo in tema di candidature ed incarichi. Un’opposizione che negli ultimi tempi si sarebbe rivelata molto più battagliera a palazzo Tursi dove su ricorso della capogruppo Cristina Lodi il TAR ha definito illegittima la delibera che toglieva i servizi sociali ai municipi. E la sentenza ha provocato una certa irritazione al sindaco Marco Bucci che ha subito deciso di ricorrere in appello: “Il Comune di Genova ha deciso di ricorrere in appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar riguardante la gestione dei servizi sociali comunali ritenendo che ci siano le condizioni per un accoglimento delle proprie argomentazioni a sostegno della deliberazione impugnata. L’erogazione dei servizi sociali, che è ciò che più interessa ai cittadini, a livello territoriale è rimasta inalterata. L’utenza continua ad usufruire dei servizi negli stessi uffici e agli stessi sportelli ai quali si è sempre rivolta. La decisione dell’amministrazione comunale è stata solamente funzionale a garantire una ottimizzazione, una maggiore efficienza, efficacia ed omogeneità dei servizi stessi nell’intero territorio comunale”.

Già, i municipi oggetto di una erosione delle proprie competenze da parte del Comune e in prima persona da parte del sindaco Marco Bucci pronto ad ampliare a dismisura la propria strategia commissariale.

Matteo Frulio

Recentemente l’assessore del municipio Ponente Matteo Frulio ha rassegnato le proprie dimissioni al presidente Claudio Chiarotti che le ha respinte. Oggetto del contendere la procedura dell’assessore al commercio di Tursi Paola Bordilli. Ha scritto Frulio sul suo profilo spiegando le sue dimissioni: “Questo a seguito di una serie di accadimenti che perdurano da anni e che ieri sono arrivati al culmine della mancanza di rispetto istituzionale. A Voltri stanno iniziando i lavori della Piscina Mameli. Di conseguenza mezzi e cantieri avrebbero provocato lo spostamento del mercato. Per ben due volte non siamo stati coinvolti dall’Assessorato al Commercio del Comune di Genova, se non, nell’ultima occasione, dopo le nostre rimostranze. Sono stati eseguiti sopralluoghi e misurazioni, senza che noi, come Municipio Ponente, ne fossimo a conoscenza. L’Assessorato al Commercio del Comune di Genova ci ha evitati, non coinvolgendoci nelle decisioni, se non per dirci che, al netto di alcuni aggiustamenti, le decisioni stesse rimanevano quelle che avevano preso. Punto”. Ma, a quanto si dice la posizione centralista,  dell’amministrazione comunale avrebbe provocato una serie di malumori anche nei municipi a maggioranza di centrodestra per il centralismo troppo accentuato voluto proprio da Bucci.

Un sindaco in evidente difficoltà dopo le accuse rivolte a Marco Bucci e Giovanni Toti dall’ex assessore alla cultura Elisa Serafini nel suo libro “Fuori dal Comune”, balzato in testa alle classifiche oltre che agli onori della cronaca. Accuse che hanno portato all’apertura di un’inchiesta giudiziaria a carico di ignoti. Tanto che sia il Pd che la Lista Crivello hanno preannunciato che chiederanno proprio a Marco Bucci di riferire in consiglio comunale sul finanziamento alla mostra dell’Ilva che fu ospitata nell’attività di palazzo Tursi.

Toti con la Fiom

Scrive Gianni Crivello sulla sua pagina social: “Pare che il costo maggiore servisse per una consulenza ad una ex candidata della lista che sosteneva Bucci. Le pressioni racconta la Serafini sononarrivate dall’entourage di Rixi e dalla FIOM. Inoltre sostiene di aver ricevuto sollecitazioni dallo stesso Bucci e Toti. Naturalmente noi faremo la nostra parte in consiglio comunale, riteniamo tuttavia che politicamente il sindaco e il presidente della Regione, come gli a,tra soggetti citati, abbiano il dovere di chiarire ai cittadini genovesi se Elisa  Serafini dice il vero o il falso”.

Insomma mentre coloro che vengono tirati per la giacca ricorrono e provvedono   alle cortine di fumo dicendo che in periodo elettorale non ci tengono  a fare pubblicità agli avversari visto che in fondo la Serafini, uscita sbattendo la porta dalla giunta di Marco Bucci e poi approdata dopo qualche peregrinazione a Italia Viva, è un avversario politico è come tale va trattata in periodo elettorale, qualcuno risponde. Edoardo Rxi, indicato come uno dei politivi che le aveva rivolto pressioni – in quel periodo era assessore regionale allo sviluppo economico e poi sottosegretario di Danilo Toninelli  – parla di invenzioni folli e di opposizioni ideologiche della Serafini agli assessori in quota Lega. Gia non doveva correre buon sangue, visto che la stessa Serafini aveva accusato il capogruppo leghista Lorella Fontana di bersagliarla con le interpellanze.

Curioso caso di ripensamento in mezzo al guado e poi poco oltre, approdata sulle rive confortevoli del partito di  sora Lella Paita e di Matteo Renzi. Quello del “tranquillo Enrico”.

Elisa Serafini

In politica a volte è questione di attrazioni fatali e gravitazioni, più o meno eccentriche. Questione di comunicazione, di spazi da ritrovare. Mi spiega un mio amico non politico ma con qualche esperienza nel campo della comunicazione: “Sul caso Serafini parlerei di una abituale strategia di basso marketing editoriale. Anche il mitico De Bortoli ci casco con le rivelazioni sulla Boschi e le presunte richieste a Bankitalia. Peccato che tutte queste cose si tengono buone nel cassetto per prima o poi scrivere un libro e fare un po’ di pubblicità per venderlo”.

Anche se poi la Serafini il dito nella piaga, magari per fini prettamente personali, ce lo ha messo per davvero. Anche se viene da chiedersi se la Ludo in tutta la sua ingenuità non avesse mai considerato quelli che in politica ormai sono scambi usuali, tra voti e consulenze, tra voti e incarichi. Attraverso saggi, ambasciatori e quant’altro. Il più delle volte, magari ragioni di mera opportunita porterebbero a rifiutare. Eppero’, tra ambizione è vanità, il più delle volte basterebbe qualche ragione di pura opportunita’ per non evocare i fantasmi del conflitto d’interesse.

Nicoletta Viziano e Roberto Timossi

E’ recentissima la nomina di Nicoletta Viziano, figlia quarantacinquenne del costruttore Davide Viziano del comitato di gestione della fondazione Compagnia di San Paolo. È subentrata a Roberto Timossi, indicato dalla Comune di Genova insieme alla leghista Ilaria Murmura per il consiglio di indirizzo di Fondazione Carige. Nicoletta Viziano, oltre ad essere da due anni presidente del Galata Museo del Mare è la figlia di Davide, imprenditore da sempre molto attivo nel campo della cultura cittadina e non solo e presidente  dell’associazione degli amici di palazzo Della Meridiana. E proprio fra i compiti del comitato di gestione c’è quello di erogare contributi e risorse finanziarie a progetti culturali ai settori dell’arte della ricerca scientifica, economica e giuridica, dell’istruzione, della sanità e dell’assistenza a categorie sociali più deboli. Per carità, probabilmente nessuna incompatibilità fra i due ruoli. Soltanto un caso di opportunita’ politica nella scelta. Di cui non vogliamo assolutamente fare una colpa alla diretta interessata.

Solo che poi, gli autori/autrici di libri a tema vario, dalla fantapolitica al gossip amministrativo trovano spunti facili…per riveder le stelle. Cinque o anche di più.

Paolo de Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.