Genova – Che la fiducia dei cittadini nei confronti della politica sia ai minimi storici è un fatto assodato, e che la politica non sia in grado di produrre soluzioni a lungo termine è altrettanto vero. Il nodo, da sempre, è la Sanità, i suoi costi e le sue disfunzioni causate da tagli indiscriminati, privatizzazioni e “razionalizzazioni” scellerate. In periodo di emergenza Covid-19 questi problemi si sono acuiti, se possibile aggravati, mettendo allo scoperto le criticità di un sistema gestito male e senza programmazione. Naturalmente, come ripetiamo da sempre, non è un problema solo di oggi, anzi è stratificato nei decenni e ne sono responsabili tutte le amministrazioni che si sono alternate negli ultimi 50 anni al governo della Regione.
In una nota che abbiamo ricevuto dai comitati della Valpolcevera, i cittadini fanno un lungo elenco di richieste sollecitando trasparenza e rapidità nel fornire le risposte. Questo il testo della mail inviata al Presidente Toti, all’Assessore Viale, ad Alisa e alla ASL3.
COSA CHIEDONO I COMITATI DELLA VALPOLCEVERA
La riorganizzazione sanitaria sui bisogni della popolazione con criteri territoriali. Le richieste sono interconnesse e tutte indispensabili a costruire un modello di sanità pubblica alternativo al fallimentare modello della centralizzazione dei servizi e alla loro privatizazione:
analisi epidemiologica dello stato di salute, strumenti di rilevazione e analisi delle fonti inquinanti;
potenziamento della medicina preventiva;
medicina di prossimità;
consultori adeguati per numero e personale alle indicazioni normative;
completamento del progetto di innovazione informatica.
Casa della Salute in grado di attuare una presa in carico complessiva del paziente;
Ospedale e Pronto Soccorso;.
investimenti per assunzioni stabili e adeguamento e/o realizzazione delle strutture necessarie.
LAREGIONE LIGURIA HA I SOLDI…
La Liguria dopo l’Emilia Romagna ha ricevuto dallo stato il finanziamento effettivo pro capite più elevato d’Italia nel periodo 2006/2018.
Eppure dal 2010 ad al 2017 il numero di medici, infermieri, e operatori sanitari si è ridotto in Liguria del 27,2% dato più alto a livello italiano (Fonte Centro studi CGIL).
Solo negli ultimi quattro anni, si sono persi 1100 posti di lavoro, di cui 230 solo fra i medici (dati ufficiali di Regione Liguria).
I cittadini con il pagamento dei ticket compartecipano per il 56,9 della spesa.
L’organizzazione e la gestione della sanità spettano alla Regione Liguria.
MA I SOLDI NON ARRIVANO IN VALPOLCEVERA…
Cosa è successo nello stesso periodo?
Dal 2009 al 2017 perse oltre16.000 ore di prestazioni ambulatoriali.
Nel 2008 chiuso il punto di Primo Intervento dell’Ospedale Celesia.
Nel 2011 chiuso il punto di Primo Intervento dell’Ospedale di Busalla.
Nel 2012 chiusi i Consultori di Campomorone, Mignanego, Casella,Montoggio e trasferiti a Pontedecimo in Via Gallino.
A marzo 2020 declassato il Primo Soccorso dell’Ospedale Gallino ai soli codici bianchi.
NEANCHE PER:
rinnovare la strumentazione in ospedali e ambulatori: a San Martino con 5 ecografi obsolescenti su 9 per la radioterapia
eliminare le liste di attesa infinite per visite specialistiche e diagnostica nel servizio pubblico: a novembre 2019, 19 mesi per un ecocardiorgramma, 564 giorni per una TAC addominale.
l’assistenza domicilare
i servizi territoriali
DOVE FINISCONO I SOLDI DELLA REGIONE LIGURIA?
Nelle convenzioni ai privati. È del maggio corrente l’ultima convenzione con Villa Montallegro, Villa Serena e Iclas di Rapallo.
Nei pagamenti del pendolarismo sanitario fuori regione, dovute ai lunghi tempi di attesa.La Regione spende oltre 60 milioni di euro l’anno per pagare le cure ai liguri che si rivolgono agli ospedali o alle cliniche private convenzionate di altre regioni.
Nei finanziamenti alle speculazioni edilizie del Nuovo Galliera, ospedale privato e dell’ospedale privato degli Erzelli.
Nei costi di Alisa, una sesta Asl con 46 dirigenti su 175 addetti e un commissario straordinario e per la quale nel 2019 sono stanziati 60 milioni in più rispetto all’anno precedente.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.