Il “Migliore”? No soltanto il più amato

Palmiro Togliatti

E adesso via con le manifestazioni di giubilo. Un vero e proprio tripudio. Habemus primus inter pares (o forse no?) che è il più amato d’Italia. Il più amato, si badi bene, perché il migliore sarebbe stato eccessivo, visto che il campione era soltanto di 700 persone. E poi la definizione sarebbe stata di stampo troppo filosovietico, con annesso culto della personalità, prerogativa di cui parrebbe al contrario molto dotato, e Lui, come ha già fatto quando gli hanno chiesto, fra il lusco e il brusco, di dichiararsi apertamente antifascista, magari anche stavolta avrebbe dovuto arrovellarsi con quelle dichiarazioni un po’ stucchevoli di essere “anti-anti”. Cioè contro il fascismo, ma anche contro il comunismo. Ed essendo il “Migliore” il soprannome di Palmiro Togliatti, alias il compagno Ercoli, fino al 1964 capo incontrastato del PCI, probabilmente ne sarebbe sfuggito come il demonio solitamente fa con l’acquasanta. Anche se il nostro sindaco, in quanto ad autoreferenzialità non è secondo a nessuno. Diciamocelo, però: autoreferenziale ma non vanaglorioso. Praticamente come si addice ad un genovese di razza. Che un po’ furbescamente, magari non ama vantarsi personalmente.
E perché, poi, visto che lo faranno altri? Quella claque rumorosa di cui spesso dispone e schiera in campo nei momenti di bisogno? Per dire… quando qualcuno ha osato contraddirlo e magari provato a mettersi di traverso, si è ritrovato strattonato e sbattuto fuori dalla porta. Vabbè sulle prime ha fatto credere che fosse stata lei ad andarsene. Vabbè poi è entrata in Italia Viva e ci ha fatto anche un libro che potrebbe risultare perfino un best seller che sta facendo discutere. Come si dice.. non tutti i mali vengono per nuocere e la pubblicità è l’anima del commercio. Comunque pare che sulla scorta dei suoi scritti a palazzo di giustizia abbiano aperto un’inchiesta contro ignoti. Ma quelle sono tutte e tre altre storie. E chissà, chissà, se i settecento interpellati, visti i risvolti così recenti ne fossero stati a conoscenza. Parlo dell’inchiesta, che comunque, al momento, permarrebbe contro ignoti.

Stefano Balleari e Marco Bucci

Dicevo che a vantarsi hanno provveduto gli altri. Un po’ per spirito di servizio. E un po’ perché in fondo può persino essere gratificante vivere i classici cinque minuti di notorietà seppure riflessa. Perciò chi ne dispone ha subito provveduto a magnificare il nuovo Doge e a pubblicare sulla sua pagina social personale una foto in compagnia di “mastro Bucci”, ovviamente accompagnandola con frasi del tipo… “Finalmente un sindaco così”, o “grande” o “grandi”. Ovviamente non rivolto a entrambi i personaggi della foto, che grande avrebbe dovuto essere uno solo. E il plurale, avrebbe senza dubbio rasentato la lesa maestà. Perciò, grandi magari addirittura facendo riferimento al paio di attributi dimostrati dal nostro primus inter pares.

Fra i primi non poteva mancare il vicesindaco Stefano Balleari, seppure ridimensionato e dirottato ai servizi cimiteriali, ha regolarmente postato. Chissà se nell’immaginario collettivo e per la proprietà transitiva essere il vicesindaco del sindaco più amato in qualche modo non possa equivalere al titolo del vicesindaco più amato? E poi il mio amico social Luciano Borneto, incline a postare ricette, piatti fumanti e “slerfe” di focaccia, ha fatto il suo dovere. Vabbè che nella foto del profilo personale appare pure accanto al governatore uscente ed in odore di riconferma Giovanni Toti. Insomma un Gabriele Paolini con qualche anno in più e qualche capello in meno. Già, parlavo poco fa di pubblicità riflessa. Che, insomma, non c’è mica solo l’aspirante scrittrice.

Comunque anche io non ho saputo resistere e sulle prime, proprio ieri, mi sono avvalso del mio/nostro primus inter pares per i miei, personali, cinque minuti di notorietà. E ho persino confezionato un post che partendo dal record del nostro sindaco traccia una sorta di mappa della delicatissima situazione politica che ci apprestiamo a vivere in Liguria da qui alle prossime elezioni regionali.

Diceva, a corredo dell’articolo pubblicato da “Affaritaliani.it”: “UN SINDACO COMMISSARIO DA RECORD. E adesso, tra un red carpet, un ombrellino e una girandolina, tra uno scivolo che non scivola, la Diga di Begato da sbancare e un porticciolo tutto cementino da riedificare, tra un rifiuto ad uscir da Tursi per un allarme bomba nel palazzo del Comune e le principesche proteste per le multe in via Alessi, tra una nuova “Neuroflora” e un “modello Genova” per la ricostruzione del ponte ( magnificato ancora oggi da Matteo Salvini, ma non solo, come panacea), tra “u scindecu cu cria” e batte i pugni e un “ Sono il sindaco di Genova, veda un po’ lei …” non ce ne sarà più veramente per nessuno, nonostante l’inchiesta in procura ed Elisa Serafini che in un libro lo avrebbe messo sotto scacco. Ma il popolo è sovrano. Pur mantenendo qualche personale perplessità su exit poll e sondaggi. Ma fra propaganda e comunicazione la chiamano informazione. E in vista delle prossime regionali, con Forza Italia ormai “ruota di scorta” di Lega e Fratelli d’Italia, un Toti ammiccante e il centrosinistra, alleato o no dei “Fivestars”, o quel che ne resta, con candidato ancora da svelare, come fosse una targa toponomastica, sono davvero “caxxi” amari. Con tanto di omaggio al culto della personalità in stile sovietico. Aspettando il “concertone” pre elettorale di mezza estate alla faccia delle famiglie delle 43 vittime. Mi ripeto, ma Ennio Flaiano docet: “ La situazione è grave, ma non seria”. Che la forza sia con noi”.

E sì perché, come dice il direttore generale di Lab21, società che si occupa di sondaggi, Roberto Baldassarri, docente di Strategie delle ricerche di opinione e di mercato all’università degli studi RomaTre intervistato da “Affaritaliani.it”: “È interessante la classifica dei Sindaci delle città metropolitane. Troviamo in prima posizione il sindaco di Genova che ovviamente, come è successo per il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, beneficia anche della ricostruzione del Ponte Morandi e della gestione dell’epidemia naturalmente, ma anche e soprattutto di quello che è stato tutto il post ricostruzione Ponte Morandi”.

E quindi, forse, sarebbe stato più nitido scindere le due cariche, quella di sindaco, appunto e quella di commissario. Quello del veda lei, è quello dei cronoprogrammi. Ma in fondo chissenefrega… per la nostra città tanto sfortunata e martoriata, almeno un qualche titolo di merito. Fra una comparsata e l’altra, pilone dopo pilone alla base del ponte di Renzo Piano, per cui si cerca un nome. In attesa di qualche altra visita più o meno di cortesia, o più o meno elettorale, che un sopralluogo non si nega a nessuno. In attesa del concertone dell’inaugurazione e pazienza se i familiari delle 43 vittime se ne avranno a male. La ragion di stato è la ragion di stato. E il modello Genova, ormai presentato – soprattutto dal centro destra- come futura panacea di tutti i mali, dalla ripresa economica del post Covid-19, alla caduta dei capelli, dovrà avere consona celebrazione. Né piu né meno del primo maggio. E poi, come se non bastasse occorre dragare voti in prospettiva, in attesa di queste dannate elezioni regionali ai tempi del post coronavirus, per le quali a fronte di un Toti in cerca di riconferma e perciò lanciatissimo, si è costretti a da assistere ad una balbettante pseudolatitanza dei rappresentanti locali dell’alleanza di governo giallorossa.

Ariel Dello Strologo e Ferruccio Sansa

Con due possibili/papabili in campo a mangiarsi la faccia, intervista dopo intervista e tanti petali di margherita ancora da sfogliare. Di più, mentre si discute, oltre ai programmi, naturalmente, se sulla percentuale di cinquestellismo o di piddismo insita nel profondo della personalità del candidato debba avere o meno il sopravvento la componente percentualmente maggioritaria. Intanto il candidato in campo, insieme al suo fido scudiero, che, particolare non trascurabile, ora e pure il più amato d’Italia continuano ad incasellare magnifiche comparsate. Per dire, oltre al ponte, la Diga di Begato prima desertificate e adesso da sbancare, poi ieri Euroflora 2021, nuovamente ai parchi di Nervi è soprannominata dai detrattori “NEUROFLORA”. Poi il sopralluogo, sempre a Nervi per la presentazione del nuovo porticciolo che sorgerà al posto della piscina Massa. Una colata di cemento “american style” che stravolgerà per sempre l’antico borgo di pescatori, in cui sopravvivevano società pescasportive, negozi e piccoli esercizi, insieme ad una storia di sport e pallanuoto. Tanto che un po’ di mugugni sul progetto hanno iniziato a rincorrersi sui social. Ma questa evidentemente è l’idea delle periferie da bonificare da parte di queste amministrazioni di centrodestra. Per la nuova piscina è già stata individuata un’area. E qualcuno già striscia lì che sia degli amici degli amici. Per non parlare della recente querelle dell’intitolazione del nuovo porticciolo ad un imprenditore ex repubblichino, sostenuta con Forza dal sindaco. Perché in fondo, magari c’è periferia e periferia, ma l’errore di questo sindaco, che sarà anche il più amato, per carità, è quello di non cogliere le sfumature, tagliare corto e andare dritto alla metà. Magari senza troppo ascoltare i mugugni degli abitanti ma con l’obiettivo sempre e comunque di andare in meta. E di cogliere il risultato. E magari è proprio questo che piace. O forse no. Specie se manca la visione complessiva di città.

Ma a quanto pare, o si vuole fare apparire, quel “sindaco del fare” piace. Piace, evidentemente, per la sua determinazione. E, come dicevo, pazienza se glissa sulla questione “fascismo/antifascismo”, pazienza se si rifiuta di uscire da palazzo Tursi durante una evacuazione per un’allarme bomba mettendo in difficoltà il graduato dei carabinieri, pazienza se seduto al suo scranno in sala rossa mastica un toast mentre un consigliere sta intervenendo, pazienza se arronza il suo comandante dei vigili perché alcuni sottoposti si sono avventurati     a dar multe ai cittadini che avevano improvvisamente lasciato l’auto in sosta vietata in via Alessi, dove abita il sindaco e la moglie ha la pasticceria di famiglia. E pazienza se oltre ad avere un buon aplomb poi gli manca quasi del tutto il senso istituzionale, tanto da non dire una sola parola di contrasto alla manifestazione del centrodestra in piazza De Ferrari per il 2 giugno, festa della Repubblica utilizzata contro il Governo giallorosso in carica. E pazienza se a cose fatte persino Silvio Berlusconi ne prenderà le distanze. Qui in Liguria si sta giocando un’altra partita. E Lui era stato indicato da quell’esponente della Lega che corrisponde al nome di Edoardo Rixi e martedì si trovava in piazza De Ferrari con tanto di mascherina con scudo crociato di San Giorgio sul volto.

Marco e Bucci e Giovanni Toti

Del resto il Governatore uscente, magari un po’ in difficoltà ha capito che il sindaco più amato dagli italiani, o forse solo dei genovesi, in questo periodo di qualche instabilità nel centro destra, deve tenerselo ben stretto come amico. Anche perché ha fatto sapere, anche il sindaco, che emerebbe essere riconfermato, perché in fondo per poter vedere qualche cosa, dieci anni sono meglio di cinque e come diceva una pubblicità, che lui, ex manager in USA comprenderà benissimo, “Two è meglio che one”. Che poi altro non era che lo slogan un po’ abusato di “Maxibon”.

Andrea Guglielmino

E comunque, visto il panorama sulla barricata opposta, come dargli torto? Ma anche di questo ho già parlato, per cui non vorrei tediarvi oltre. Anche se, per onor di satira, mi corre l’obbligo di citare un post. È del mio amico social Andrea Guglielmino, figlio d’arte, come si diceva una volta, visto che è il figlio del compianto ex assessore al Turismo Edoardo. Quello che ideò le “Sere di Genova” tanto per capirci.
Post che, pur potendo apparire sulle prime come un autoendorsement, con un certo gusto della satira provvede alla flagellazione, raccontando in maniera esplicita il “Tafazzismo” della compagine di centrosinistra impegnata nelle trattative. Spiega Guglielmino dicendosi pronto a  immolarsi nei panni nemmeno troppo scomodi del trombato di turno: “Come diceva Carlo, il più colto dei fratelli Marx, la storia si ripete due volte, prima come tragedia e poi come farsa. Così, dopo il surplace Paita/Cofferati assistiamo al duello Dello Strologo/Sansa per individuare ex/post la figura su cui scaricare la “colpa” della sconfitta, come se la sconfitta non nascesse da cinque anni di nulla. Per uscire da questo impasse avrei una proposta, una modesta proposta. Un nome. Il mio. Fornisco subito le ragioni della mia autocandidatura. Candidato pluritrombato avvezzo e collaudato, e non a rischio di recriminazioni; e qui vicino a Dello Strologo, che ho apprezzato come presidente della Porto Antico (qui parlo davvero sul serio), e a Sansa, che stimo, altrettanto e per il quale ho firmato. Sono quindi una sintesi hegeliana tra i due. Avvezzo e predisposto al vaniloquio politico, per tradizione familiare. Porto in dote un eccellente spin doctor è un altrettanto formidabile addetto stampa. Posso dire con una certa ragionevolezza che non rappresento un minus rispetto al personale politico sulla scena last but not least: sampdoriano di fede antica e accettata. Se volete un San Sebastiano a costo zero, sono qui. Astenersi spiritosoni e perditempo”.

Renzo Parodi

Non celia ma è ben con i piedi saldi a terra il collega del Secolo XIX Renzo Parodi che commenta : “Caro Andrea, hai colto nel segno. La coalizione csx cerca un agnello sacrificale, avendo già deciso che la partita con Toti è persa in partenza. Bel modo di competere… Tu saresti perfetto, non perché sei un perdente, niente affatto. Ma perché si stanno creando le condizioni, tutte le condizioni, per renderti un perdente. L’importante è la cadrega, mio caro. A undicimila euro al mese (netti), anche a stare all’opposizione ( non ho detto farla davvero) ha le sue comodità. Avanti così, compagni: ADDATORNÀ A SINISTRA! E quel giorno pagherete tutti i conti in sospeso”. E c’è anche qui un fondo di verità. Perché come amava dire Marcello Marchesi: “l’importante è che la morte ci trovi vivi”, tra un rinvio e l’altro, ancora vivi. Mentre il centrosinistra continua a ricercare il suo “Migliore”. E, magari, non il più amato.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.