Genova – Il 2019 è stato un anno redditizio per i vertici di Fincantieri. Oltre 6,7 milioni di azioni, per un valore di 6,27 milioni di euro, sono andate all’amministratore delegato Giuseppe Bono, al direttore generale Alberto Maestrini e ai dirigenti con responsabilità strategiche e primarie.
A Giuseppe Bono (nella foto di copertina), numero uno del gruppo, è andata la fetta più sostanziosa con 2,57 milioni di azioni pari a 2,38 milioni di euro lordi, che si aggiungono alla retribuzione fissa di 950 mila euro e al variabile di breve termine di 617.500 euro, per un totale che nel 2019 ha sfiorato i 4 milioni lordi. È sulla lettura di queste cifre che Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista ha commentato “La notizia arriva nel momento in cui un’indagine della guardia di finanza ci informa che alla Fincantieri di Ancona è presente una vasta rete di sfruttamento, subappalti e caporalato! E dopo che analoghe situazioni sono emerse a Marghera e Monfalcone. Una notizia tanto più indecente nel momento in cui milioni di lavoratori italiani sono rimasti senza reddito e vivono con apprensione l’annuncio di un futuro incerto”.
Sui casi di cronaca relativi alla cosiddetta “paga globale” e al relativo sfruttamento dei lavoratori, va detto che Fincantieri risulta estranea ai fatti e che la sua ditigenza non è all’attenzione degli inquirenti. Va anche detto, però, che ormai il fenomeno dello sfruttamento nella cantieristica è un fatto così assodato che sarebbe opportuno che Fincantieri monitorasse chi fa lavorare all’interno dei suoi cantieri.
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