Traffico di rifiuti, blitz nella più grande discarica della Sicilia: nei guai i fratelli Leonardi, i re della “munnizza”

Catania – Banconote per un milione di euro chiuse dentro sacchi e bidoni e sepolte nel sito della più grande discarica della Sicilia, quella gestita dalla Sicula Trasporti dei fratelli Antonino e Salvatore Leonardi.
È quanto hanno trovato gli uomini della Guardia di Finanza nel corso del blitz che questa mattina a Lentini ha portato all’arresto di Antonino Leonardi e Filadelfo Amarindo detto “Delfo”, dipendente della Sicula  Trasporti e uomo della cosca Nardo, affiliata a Cosa Nostra etnea. Sono finiti ai domiciliari, invece, Salvatore Leonardi e i due funzionari pubblici indagati: Vincenzo Liuzzo e Salvatore Pecora.
Nell’inchiesta compaiono anche due dipendenti dell’impianto di compostaggio gestito dai Leonardi, Francesco Nicotra e Francesco Zappalà, e gli amministratori della Edile Sud, Francesco e Nicola Guercio, che sono stati sottoposti all’obbligo di dimora. Scattato anche il sequestro sulle aziende dei fratelli: Sicula Trasporti, Sicula Compost e Gesac.

L’INDAGINE
Le attività di investigazione sono state sviluppate attraverso l’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari e amministrativi anche sulle autorizzazioni per la gestione degli impianti della famiglia Leonardi, nonché attraverso la messa a sistema degli indizi scoperti durante un accesso presso gli impianti incriminati operato dai finanzieri nel febbraio del 2019. La consistente mole indiziaria ha portato alla luce un perdurante e sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la “SICULA TRASPORTI”; un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente non più gestibile secondo le prescrizioni di legge che finiva in discarica senza subire alcun trattamento preliminare, un trattamento quest’ultimo essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero. In altre parole, una gestione della discarica, dell’impianto T.M.B. e di compostaggio, da parte della famiglia LEONARDI, orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative.

IL SISTEMA ILLECITO DEI FRATELLI LEONARDI
Il sistema illecito orchestrato da Antonino LEONARDI si reggeva su due pilastri e cioè la puntuale dazione di tangenti a soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare”, preventivandoli, i prescritti controlli ambientali. E la fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme; una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio.
Gli accertamenti tecnici operati direttamente presso le imprese gestite da “Antonello” LEONARDI permettevano di rilevare che sia ingenti quantitativi di R.S.U. (non sottoposti ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione, successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di materiale originata da un incompleto processo di compostaggio, venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese, previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi, anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun formulario.
Il sodalizio criminale che gestiva la “SICULA TRASPORTI” e le altre realtà aziendali collegate in filiera ammettevano in discarica per lo smaltimento finale, categorie di rifiuti che, per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di ammissibilità necessari; rifiuti mai sottoposti anche ad un semplice esame visivo: in tal modo, i responsabili potevano accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in frode agli impegni assunti con i Comuni conferenti.
Si trattava, dunque, di rifiuti altamente putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di produrre biogas creando così concreti presupposti per l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. In alcune circostanze, veniva appurato che i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e nelle acque circostanti.
Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in discarica venivano rinvenuti frigoriferi interi (contenenti al loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati, oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali sanitari.
Queste illecite modalità di conferimento di rifiuti in discarica determinavano anche un’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi (art.3, Legge 549/1995) pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro (a cui vanno aggiunti sanzioni e interessi). Il tributo, da versare trimestralmente alla Regione Siciliana dal gestore dell’impianto presso cui si effettua lo stoccaggio definitivo (nella sua qualità di sostituto d’imposta) è finalizzato a favorire la minore produzione di rifiuti e il recupero dagli stessi di materia prima e di energia. La tendenziale assenza di un trattamento preliminare al conferimento in discarica determina l’applicazione di un’aliquota per il tributo dovuto superiore a quella calcolata dai gestori della “SICULA TRASPORTI”.
L’impianto di compostaggio della “SICULA COMPOST”, a far data dal maggio 2018, iniziava a ricevere, presso la propria struttura, la “Frazione Umida” proveniente dalla “Raccolta Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento, in ragione dell’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica Utilità che avrebbe consentito alla “SICULA COMPOST” di ricevere presso la sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una potenzialità di lavorazione della “Frazione Umida” calcolata intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270. Tale realtà nota ad Antonino LEONARDI e a Pietro NICOTRA determinava gli stessi a stabilire che delle 1.400 tonnellate di “rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, 400 dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella discarica di Lentini.
Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova vasca nella discarica della “SICULA TRASPORTI” venivano smaltiti illecitamente nei terreni di proprietà delle società di LEONARDI. Tale ulteriore fraudolenta gestione dei rifiuti era realizzabile con la compiacenza dei fratelli GUERCIO e della loro “EDILE SUD S.R.L.” la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”, attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di destinazione dei succitati inerti.

I FUNZIONARI CORROTTI
Tale diffuso quadro di illegalità poteva perpetuarsi nel tempo in ragione del determinante contributo fornito da funzionari pubblici corrotti. Nello specifico, Vincenzo LIUZZO, dirigente ARPA di Siracusa (sezione controlli e monitoraggi ambientali), si recava mensilmente presso la discarica di LEONARDI per ricevere una mazzetta in contanti di 5.000 euro. La puntuale riscossione del profitto corruttivo, “il giorno 20 di ogni mese”, veniva documentato dai Finanzieri del G.I.C.O. dall’agosto 2018 al marzo 2019 e in una circostanza, dopo la ricezione dei contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un controllo su strada operato da una pattuglia della Compagnia Pronto Impiego di Catania. LIUZZO risultava aver totalmente asservito la sua pubblica funzione alle finalità utilitaristiche e personali perseguite da Antonino LEONARDI con il quale intratteneva un rapporto confidenziale in dispregio dell’imparzialità cui deve conformarsi ogni pubblico dipendente. LIUZZO, oltre a fornire suggerimenti a LEONARDI per una “redditizia” gestione ambientale dei suoi impianti, comunicava allo stesso in anticipo i controlli che l’ARPA Siracusa avrebbe effettuato presso gli stessi impianti così da consentire la predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non incorrere nell’accertamento di violazioni e abdicando così, il pubblico ufficiale, di fatto, ogni funzione di controllo. LIUZZO, inoltre, su richiesta di LEONARDI interveniva su un controllo in atto presso la cava dei fratelli GUERCIO operato da funzionari ARPA e del Libero Consorzio di Siracusa affinché i controllori pubblici non rilevassero irregolarità. Nello specifico, quest’ultimi venivano costretti a “non vedere” un macroscopico disallineamento tra la realtà documentata dai falsi formulari e quella emergente dal visivo riscontro: i rifiuti inerti, presenti in cava, erano nettamente inferiori rispetto a quelli contabilmente registrati perché smaltiti, come su evidenziato, nei terreni delle aziende di LEONARDI.
Da ultimo, LIUZZO, nel partecipare a conferenze di servizi aventi quali oggetto autorizzazioni amministrative richieste dall’imprenditore corruttore, assumeva posizioni e formulava interventi sempre in linea con i desiderata dei LEONARDI.
Altro funzionario pubblico a “libro paga” dei LEONARDI era Salvatore PECORA, il quale similmente a LIUZZO, era solito notiziare l’amministratore della “SICULA TRASPORTI” di tutti i controlli che sarebbero stati effettuati e curati dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa; PECORA, inoltre, partecipava preliminarmente ai LEONARDI atti riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di LEONARDI.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.