‘NDRANGHETA: MAXI BLITZ DEI CARABINIERI CONTRO LA LOCALE DI SEREGNO
Monza Brianza – “Nella vita e nei paesi della Brianza ci sono degli equilibri che vanno oltre il lavoro della sicurezza perché dietro al lavoro della sicurezza nei nostri paesi qua c’è sempre qualcuno dietro… ok?”.
È questo quello che si sente dire in un’intercettazione dove uno degli indagati racconta le regole per aggiudicarsi i servizi di sicurezza nei locali della Brianza dove gli indagati si muovevano con spavalderia utilizzando l’intimidazione, con la prepotenza tipica della criminalità organizzata.
“Chiamo il direttore del locale e gli dico: non ti permettere di fare venire un altro da Milano a lavorare dove ci siamo noi, perché tu il venerdì apri, il sabato sera veniamo noi, ti tiro giù tutta la sicurezza e tutti i buttafuori, e chiudi“.
E ancora: “Gli sparo quattro colpi in testa e gli faccio saltare il cranio… Prendilo e portalo dove vuoi, me lo porti perché sennò vado io a casa sua stanotte”.
Così gli indagati si raccontano le minacce per imporre le ditte di vigilanza che facevano comodo al clan, aziende di copertura dietro le quali si nascondevano soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta che svolgevano il servizio tramite personale che solo in piccola parte era specializzato e munito dell’autorizzazione prefettizia.
RECUPERO CREDITI
Non solo. Il controllo della criminalità organizzata si estendeva anche al traffico di droga e alle attività di recupero crediti.
Gli inquirenti hanno scoperto che le dinamiche criminali della locale di Seregno erano talmente radicate nel contesto socio economico del territorio che il recupero crediti veniva richiesto, sia da imprenditori che da gente comune, senza bisogno di imposizioni.
Affidare il recupero di discrete somme di denaro in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare, è infatti una pratica sempre più diffusa tra gli imprenditori locali e rappresenta oggi una importante fonte di introiti per le organizzazioni criminali che, di fatto, trattengono per sé una grossa percentuale del debito riscosso, riuscendo contestualmente a inserirsi nelle stesse imprese committenti o, comunque, nel settore commerciale locale.
Anche in questo caso, gli atteggiamenti manifestati dagli indagati si sono rivelati grave pressione psicologica sulle persone: “io …omissis… ve lo giuro… se gli ridate tutti i soldi a …omissis… vi sparo dai coglioni fino alla gola e ve li faccio saltare al cervello… questo poco ma sicuro… e tu lo sai benissimo come la penso eh… te l’ho detto anche a casa tua …omissis”.
In particolare, gli indagati, tra cui spiccano i cugini Umberto Cristello, da poco scarcerato per precedente condanna per il reato di associazione mafiosa, e Carmelo Cristello, erano in grado di incutere timore e omertà col solo cognome “Cristello”. Dice uno degli indagati parlando di un’estorsione da fare: “Ah no!!! adesso vado là e gli dico che ho bisogno che devo pagare gli avvocati! “ […] “No, no, me li danno! Quando mi vedono il terrore hanno lì dentro! (ride)”.
LE ACCUSE
Nei confronti dei 22 destinatari delle misure cautelari sono scattate le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici, nonché porto abusivo di armi e associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Le misure sono state eseguite all’alba dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, nelle province di Monza e Brianza, Como, Lecco, Reggio Emilia, Macerata e Reggio Calabria.
Venti le persone ritenute vicine alla famiglia “Cristello” di Vibo Valentia, già al centro della maxi inchiesta “Infinito” del 2010, e finiti agli arresti, 16 in carcere e 4 ai domiciliari. Per gli altri due soggetti è scattato l’obbligo di firma.
Tutti sono legati alla locale di ‘ndrangheta di Seregno, attiva nei comuni di Seregno, Desio, Giussano, Verano Brianza, Carate Brianza, Meda e Mariano Comense, e in via di espansione in Germania, Spagna e Svizzera.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.