‘Ndrangheta, scacco alla cosca Longo-Versace di Polistena: 22 arresti. E il Sindaco annuncia: “L’amministrazione comunale si costituirà parte civile”

‘NDRANGHETA E USURA: LA VITA ECONOMICA SOGGIOGATA DALLA COSCA CON TASSI FINO AL 1.756,40% SU BASE ANNUA. BOMBARDIERI: “CRISI CHE NASCE ANCHE DALLE DIFFICOLTÀ FINANZIARIE DEL LOCKDOWN”

Reggio Calabria – L’amministrazione di Polistena si costituirà parte civile.
Lo ha annunciato sul sito del Comune il Sindaco Michele Tripodi dopo gli arresti, questa mattina, di 22 elementi della cosca Longo-Versace, radicata nella cittadina della Piana di Gioia Tauro.

Il blitz della DDA di Reggio Calabria ha aperto le porte del carcere per diciannove ‘ndranghetisti, mentre per tre di loro sono scattati gli arresti domiciliari. Al termine dell’indagine, condotta dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza, la Direzione distrettuale antimafia ha disposto anche il sequestro di 9 società, 45 unità immobiliari e varie disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati, per un valore che supera i 5 milioni di euro.  

Per tutti,  i reati contestati sono l’associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, riciclaggio, esercizio attività finanziaria abusiva, detenzione illegali di armi, tutti aggravati dalla finalità e dal metodo mafioso.

LE DENUNCE DI UN IMPRENDITORE TAGLIEGGIATO
Sono le denunce di un imprenditore finito sotto il giogo della cosca a dare il via all’indagine, nel 2014.
Lo sviluppo dell’attività investigativa permetterà poi di individuare altre numerose vittime e di appurare  l’esistenza di una vera e propria rete di usurai ed estortori tutti legati alla nota e giudiziariamente riconosciuta cosca di ‘ndrangheta Longo-Versace, la quale, attraverso i suoi affiliati e avvalendosi della condizione di assoggettamento e omertà del territorio, riusciva prima a sostituirsi al circuito bancario ordinario e poi ad acquisire, direttamente o tramite teste di legno, le attività economiche delle vittime.
Gli usurai pretendevano anche che le vittime firmassero assegni in bianco che venivano poi reimpiegati per riciclare il denaro delle attività illecite. Il tutto naturalmente sotto la minaccia di atti intimidatori.

“Una situazione quella dell’usura che è aggravata dalla crisi post lockdown e che rischia di riproporsi”, denuncia nella conferenza stampa di oggi il Procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, che sottolinea come le cosche sono sempre pronte a cogliere certe occasioni.

INTERESSI FINO AL 1.756,40% SU BASE ANNUA
In uno degli episodi di usura ricostruiti attraverso le indagini condotte dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, a fronte di un prestito personale originario di euro 15.000, attraverso minacce e pressioni degli indagati, un imprenditore ha restituito due anni ben 55.000 euro a titolo di soli interessi, corrisposti a un tasso usurario superiore del 200% a quello soglia, restando comunque debitore per la restituzione del capitale.

Il modo di fare era sempre lo stesso: dopo aver accuratamente individuato la vittima bisognosa e dopo aver concesso il prestito in denaro, ottenevano la promessa di restituzione di un importo maggiorato di un oneroso e illecito tasso d’interesse variabile, che è arrivato fino al 1.756,40% su base annua (27,56 % su base mensile). A garanzia del prestito, gli assegni firmati in bianco.

È capitato che per uscire dal giro alcune delle vittime assumessero il ruolo ambiguo di tramite per far pervenire le minacce dei sodali a soggetti terzi, oppure che tentassero di saldare il proprio debito facendo da tramite per elargire altri prestiti usurai.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI
L’operazione ha colpito capi, discendenti e gregari della cosca di ‘ndrangheta Longo-Versace, per i quali è stato possibile ricostruire e documentare i rispettivi ruoli ricoperti all’interno del sodalizio mafioso.
Questo l’elenco che si legge nelle carte degli inquirenti:
Versace Luigi, Giardino Domenico e Lamanna Diego, quali capi ed organizzatori della cosca, avevano compiti di decisione delle modalità di gestione degli affari del sodalizio, di individuazione delle azioni delittuose da compiere, di valutazione della solvibilità dei debitori e di composizione delle conflittualità tra gli affiliati o con terzi appartenenti a cosche differenti.

Rao Vincenzo, aveva il ruolo di organizzatore e gestore dei rapporti economici della consorteria con i numerosi debitori, destinatari di continue erogazioni del credito, nonché quale ‘contabile’ delle pendenze creditorie non ancora soddisfatte e riferibili al sodalizio.

Circosta Claudio, Circosta Francesco, Ierace Fabio, Longo Francesco, Longordo Cesare, Politanò Vincenzo, Pronestì Maria, Raco Antonio, Tibullo Mariaconcetta, Valerioti Andrea, Zerbi Antonio nel ruolo di partecipi all’organizzazione di tipo mafioso, con compiti di esecuzione degli ordini e direttive dei capi, e con funzioni operative manifestatesi nel porre in essere quotidiane azioni intimidatorie, volte a mantenere il controllo del territorio di Polistena, nel procacciamento delle vittime dei reati contro il patrimonio, nella riscossione dei proventi dei reati, e nella cooperazione con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo.

Sposato Giovanni e Sposato Francesco Domenico, esponenti dell’omonima cosca operante in Taurianova, pur non ritenuti affiliati alla cosca “Longo-Versace”, hanno fornito determinante contributo alle finalità del sodalizio polistenese, facendo desistere, mediante minacce, due imprenditori di Taurianova ad avviare un bar-pasticceria a Polistena, concorrente ad analoga attività commerciale della predetta Tibullo Mariaconcetta (vicenda ricostruita grazie a paralleli accertamenti investigativi svolti dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria).

Tra i soggetti indagati emergono figure legate da vincoli di parentela con gli storici capi cosca di Polistena, a conferma della solidità del principio familistico della ‘ndrangheta.

Primo fra tutti VERSACE Luigi, figlio di VERSACE Antonio cl. 1952, temuto esponente di vertice della criminalità organizzata polistenese nel periodo a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, ucciso a Polistena il 7 settembre1991 unitamente al fratello Michele, durante una plateale esecuzione mafiosa, e di LONGO Maria Violetta, figlia del patriarca LONGO Luigi cl. 1918.

LAMANNA Diego, genero di LONGO Domenico cl. 1948, a sua volta figlio del predetto defunto boss LONGO Luigi cl. 1918.

GIARDINO Domenico, genero di LONGO Francesca cl. 46, anch’ella figlia del citato defunto patriarca LONGO Luigi cl. 1918.

LONGO Rocco cl.1993, figlio di LONGO Francesco cl. 1968 detto “Ciccio Mazzetta”, anch’egli tra gli odierni arrestati ed esponente di assoluto rango nel contesto della criminalità organizzata locale, figlio del defunto boss LONGO Rocco cl. 31, nonché fratello di LONGO Vincenzo cl. 63, anch’egli noto esponente della cosca processato e condannato già nel processo “CRIMINE”.

CIRCOSTA Francesco, genero del defunto VERSACE Antonio cl.52.

E infine RAO Vincenzo, figura centrale nell’indagine, è legato da vincoli parentali acquisiti con LONGO Giovanni cl. 66, esponente apicale dell’omonima cosca, già condannato in via definitiva nell’operazione “SCACCO MATTO”.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.