L’assioma dell’assenza

 

Nanni Moretti aveva capito tutto. E tanti anni fa. A meno che certe evidenti sovrastrutture, che mirano inequivocabilmente a rendere maggiore evidenza alla mancanza e all’assenza non siano effettivamente nel dna di una certa sinistra, quella girotondina, che i soliti maligni detrattori dipingono come quella dei Rolex al polso, della Lacoste rossa e degli arenili di Capalbio.

Insomma alla fine Michele Apicella docet, come altera ego di Moretti nei suoi primi film. Perciò la scena di “Ecce Bombo”, ormai un classico della coreografia di certa sinistra: “No veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no…ah no: se si balla non vengo. No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Nicola”.

Antonio Pappalardo

Insomma in un’epoca in cui tra social, selfie, tic-toc, instagram ed app varie il presenzialismo, anche virtuale, finisce per essere tutto ed anche troppo, l’assenza e la mancanza potrebbero diventare perfino una strategia comunicativa vincente.

Tanto per fare un esempio per quanto riguarda la nostra città. Nel pomeriggio di domenica sono scesi in piazza i famigerati e coreografici gilet arancioni del generale Pappalardo. Lunedì sarà la volta  di Salvini e dei suoi accoliti a lanciare la campagna elettorale del governatore uscente Giovanni Toti. Ci sarebbe da obiettare, ma solo per motivi esclusivamente di scaramanzia, che proprio il segretario federale della Lega Nord, era intervenuto per una cena con quasi millecinquecento partecipanti, fra attivisti e non, nella nostra città poche ore prima che scattassero le limitazioni previste per il Covid19. Ma quella è un’altra storia.

I due esempi di partecipata partecipazione solo per evidenziare che magari la teoria della mancanza, della carenza, addirittura l’assioma dell’assenza potrebbe in consclusione finire per dimostrarsi alla stregua di una strategia comunicativa vincente. Io stesso lo pratico e l’ho praticato nel bel mezzo di una civiltà in cui i colleghi amano da sempre o forse particolarmente in questa fase di schermi accesi, sempre e comunque, mostrarsi, proporsi, dalla cintola in su. Perfino con t-shirt sgualcita o felpa casalinga. Con fiori finti e bandiere arcobaleno che fanno capolino alle spalle, occhi fissi e rapiti dalla web cam. Ognuno ha il suo messaggio e ne è prodigo. Insomma è il bello della democrazia in cui uno vale uno e le competenze a conti fatti finiscono per non contare.

Ferruccio Sansa

Poi c’è la politica che è l’esponenziale della vita reale, in cui non solo è necessario metterci la faccia ma persino aspirare ad avere un minimo di credibilità. Perché il pubblico è il pubblico e anche il privato finisce per essere considerato pubblico. Perciò lasciati da parte gli ampi preamboli sulla forza presente dell’assenza vi dirò che almeno un po’ mi ha stupito non vedere il candidato Ferruccio Sansa da tempo in campo come possibile, probabile… futuribile rappresentante  dell’alleanza CinqueStelle centrosinistra e quindi principale antagonista dell’uscente Governatore Giovanni Toti, esponente principe del centrodestra. A meno che, per una sorta di modernismo da opporre al progressismo triste di questi tempi, l’assenza fisica non finisca per fare presenza. E viceversa. Insomma null’altro che una perfida idea di comunicazione elettorale che recita più o meno che è più appropriato non apparire per meglio apparire.

Strategia che magari esiste ma non è stata compresa appieno. Il mio collega Marcello Zinola, di fronte all’assenza di quello che avrebbe potuto e dovuto essere il protagonista all’iniziativa, flash mob, o che altro purché in rigida osservanza al distanziamento sociale e mascherina sul volto, naso compreso, osserva tra il sorpreso e il leggermente stizzito “NUOVO CAPITOLO DI SCIENZA  DELLA POLITICA. Sostengo un candidato, lo scrivo in un documento 18 ore dopo quello in sanscrito che diceva decidete a Roma, noi non siamo capaci, torno in piazza dopo il blocco, per parlare di programmi. E che faccio, invito e presento chi vorrei come candidato? No.

Ma dal candidato/i bisogna andare in processione offrendo la sedia gestatoria, attendendo un cenno di assenso? Era una bella occasione per metterci la faccia e parlare

PS Amici e compagni del Pd che facevate cucù da qualche angolo per vedere quanti erano e cosa dicevano, non avete mica tanto da ridere… Questa è la logica da 0,3%”.

Eppure le intenzioni erano buone per vincere lo stallo. Come riporta “La Repubblica”: “<<Siamo qui per appropriarci di una piazza reale e non più virtuale per ritrovare un luogo dove fare politica e aprire una discussione concreta su quale sia la proposta alternativa al centrodestra per la Liguria>>. Così Gianni Pastorino, capogruppo in consiglio regionale di Linea Condivisa aprendo il presidio delle forze di sinistra del Campo progressista (Sinistra Italiana, Linea Condivisa, Possibile, è Viva ed Europa Verde) per smuovere lo stallo nella definizione di candidato e strategia per la campagna elettorale in vista delle regionali. <<Mancano tre mesi alle elezioni, è tempo di partire con la campagna elettorale, il tempo dei conclavi è finito>> ha aggiunto Pastorino. In piazza non c’era, “non è stato neanche invitato” ha detto Pastorino, Ferruccio Sansa il cui nome resta la prima scelta per i partiti presenti questo pomeriggio. Un centinaio di persone si sono incontrate per chiedere alle forze della coalizione di decidere in fretta e di riportare la discussione su temi come sanità, scuole, ambiente, diritti. Tra i presenti anche Sebastiano Sciortino di Europa Verde”. La fredda cronaca che lascia spazio, pero a qualche perplessità e a più di un interrogativo sull’ assenza di quello che dovrebbe essere il candidato principe della coalizione. Sussiego? Timore di incorrere in qualche altro scivolone divisivo dopo le recenti interviste? Semplice timore di metterci la faccia? Logoramento o paura di qualche scheggia del fuoco amico? O addirittura la voglia di ritirarsi in buon ordine e tornare alla professione primaria? O ancora, come sostenevo, semplice e rivoluzionaria strategia comunicativa?

Marco Doria
Marco Doria

Del resto l’ex sindaco Doria, nel momento del bisogno con Genova alluvionata, non aveva reputato più opportuno ritirarsi con la famiglia a Courmayeur? Notizia ampiamente pubblicata sui giornali a riprova che talvolta l’assenza fa più notizia della presenza, insomma.

Diceva il Motto di Nenni (cit. da La legge di Murphy per la sinistra. Se qualcosa può andare a destra lo farà): “La prova del movimento si dà muovendosi”. Cosa abbastanza chiara a chi ha partecipato al flash mob, sit in, iniziativa, o che altro, di sabato pomeriggio. Poche decine ben distanziate e con mascherina, per la verità. Che dare una mano al centro destra per gli assembramenti, sarebbe stato davvero da stupidi. Solo che poi il presunto candidato non c’era. Conforta in questi casi leggere la succinta introduzione al libro che ho citato poco sopra stampata nella sovracopertina. Che dice: “Confusi? Sperduti? Niente paura. In un mondo in cui una delle parole d’ordine potrebbe diventare <<Se disavanzo, seguitemi>>, in un mondo in cui tutti (global e no-global) vogliono spiegarvi dove stiamo andando ( e come, quando, perché e con chi ci stiamo andando), l’unico in grado di dirvi una parola di conforto che è anche una certezza è, ancora una volta l’ingegner Ed Murphy, la cui geniale intuizione ha partorito questo nuovo vademecum di tragica saggezza. Perché se due torti non fanno una ragione, provate con tre; perché de il maggior torto della maggioranza sta nel credere di aver sempre ragione ( tranne quando la maggioranza sia quella che voi sostenete),allora siete in una botte di ferro e, una volta per tutte, con l’incoscienza a posto, che abbiate capito tutto o che non siate ancora riusciti a capirci niente (ma è già molto)”.

Perciò, sia quel che sia, prendiamolo per un audace, temerario, eroico, forse, atto di autolesionismo. Calcolato e ponderato e a lungo meditato. Una strategia comunicativa controcorrente votata all’assenza e alla mancanza. Più o meno come quella del Pd che ha blindato il suo Mister X. Che forse, addirittura, fino a questo momento neppure esiste.

Che il teorema dell’assenza finisca, poi per fare presenza? Intanto godetevi, quanto a presenza i gilet arancioni, il generale Pappalardo e gli accoliti di Salvini e il loro capo carismatico. E magari verrete tutti a razzolare nel mio carruggio, in cui da tempo sostengo, che mai assenza sarebbe più gradita. Come un Michele Apicella qualunque.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.