Dall’edilizia alle grandi opere, dalla banda ultra larga all’energia. La parola d’ordine che va di moda è “sburocratizzare” e con questo obiettivo il Governo dà una accelerata sul Decreto Semplificazioni per il quale, dichiara il premier Giuseppe Conte, “saremo pronti già la settimana prossima”. Un provvedimento di grande presa, anche propagandistica, su cui speriamo ci sia la consapevolezza che non basterà a risolvere il problema delle complicazioni burocratiche, che sono in realtà veri e propri mezzi di gestione del potere.
Su questo provvedimento sono al lavoro ben 5 ministeri – Infrastrutture, Sviluppo economico, Ambiente, Interni, Economia -, che affiancano Palazzo Chigi nel difficile compito di cambiare un vestito alla pubblica amministrazione senza però intervenire in maniera seria su quello che c’è sotto. Nell’emergenza Covid-19 si è evidenziata l’esigenza di avere la banda ultra larga per favorire lo smart working, ma il nuovo decreto sarà rivolto soprattutto a una maggior facilità di installazione di cavi e scatolette sulle facciate dei condomini e prevederà l’autorizzazione archeologica semplificata nel caso gli scavi stradali incappino in qualche reperto.
C’è poi il capitolo edilizia, per il quale sono allo studio diverse misure con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli burocratici allo sviluppo della rigenerazione urbana per consentire interventi sul patrimonio edilizio esistente, migliorare le prestazioni energetiche e di sicurezza antisismica degli edifici, agevolando le opere di ristrutturazione, manutenzione straordinaria, demolizione e ricostruzione. Un progetto ambizioso che speriamo risolverà anche l’annoso problema delle nostre strade ridotte a colabrodo da scavi realizzati in tempi differenti, da aziende differenti, senza alcun coordinamento con l’amministrazione.
Uno dei nodi su cui interverrà il decreto è anche quello dei tempi di attuazione delle norme con l’introduzione del principio “once only”, secondo il quale le pubbliche amministrazioni dovrebbero evitare di chiedere a cittadini e imprese informazioni già fornite in precedenza. Possibile, inoltre, che sia introdotto anche un intervento che ridimensioni il reato di abuso d’ufficio “circoscrivendolo più puntualmente”, e sul danno erariale che pesano sull’azione del dipendente pubblico ostacolando o ritardando le decisioni. Intenzioni certo non nuove, ma che vengono rilanciate ora con forza dai 5 Stelle: “Non va abolito il reato d’abuso d’ufficio, ma si devono evitare paralisi”, ha commentato Vito Crimi, “perché oggi un dirigente prima di firmare una gara d’appalto ci pensa mille volte”.
Sono previste poi misure sull’energia e sulle certificazioni antimafia, oltre all’atteso intervento per sbloccare i cantieri. Sulle opere pubbliche, ha spiegato Paola De Micheli, “si lavora ad un modello di semplificazione intervenendo sulle procedure che spesso si raddoppiano senza però cedere alla deregolamentazione”.
Non si parla, invece, di snellire il personale della Pubblica Amministrazione, tasto dolente in termini di consenso politico, perché se c’è un nodo da cui dirama la complicazione burocratica è proprio la sovrapposizione di uffici che il cittadino deve contattare per avere un’autorizzazione. È evidente che il Decreto Semplificazione sarà destinato a fallire se la rete di uffici competenti a rilasciare le autorizzazioni non verrà razionalizzata. Ma esiste un altro problema che si rischia di sottovalutare. La presenza sempre più radicata della criminalità organizzata, e in particolare della ‘ndrangheta, nella Pubblica Amministrazione, che fa dell’Italia un caso praticamente unico in Europa. Se parallelamente alla semplificazione burocratica non verranno investite risorse nell’attività investigativa delle forze dell’ordine, si rischia di spianare il terreno alle mafie che nel movimento terra spadroneggiano a discapito delle aziende oneste.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.