AMANTEA: I LAVORATORI SFRUTTATI FACEVANO TURNI ANCHE DI 26 ORE PER UNA PAGA ORARIA DI UN EURO E MEZZO
Cosenza – Sono stati gli stessi lavoratori a dare il via all’indagine “Uomini e caporali” che oggi ha costretto ai domiciliari 7 persone, tra imprenditori italiani e cittadini stranieri, con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Stanchi di lavorare come schiavi per un euro mezzo all’ora, hanno trovato il coraggio di denunciare i soprusi e le minacce cui erano sottoposti ogni giorno. I braccianti, tutti provenienti dal Bangladesh, vivevano in un appartamento fatiscente invaso dalla muffa, e dormivano in sette in 70 metri quadri, su letti di fortuna, senza servizi igienici che funzionassero né riscaldamento.
Nessun tavolo dove consumare i pasti, a differenza degli altri lavoratori italiani erano costretti a mangiare per terra.
Senza diritti, né ferie, né malattia, i braccianti lavoravano in ambienti dove le misure di sicurezza erano un optional, senza alcun indumento anti infortunistico e senza DPI per proteggersi dal Coronavirus.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.