Tonno subito

Illustrazione di Carlo Besana

Credo che nessuno, a conti fatti e responsabilmente, sia  riuscito a  risolvere l’amletico dubbio che più o meno suona così: “Ma ci fa o ci è?”. Proprio come in passato accadde per l’ex ministro pentastellato Danilo Toninelli nel corso delle sue performance migliori, quelle legate prima alla demolizione del ponte Morandi e poi al progetto del costruendo. Solo che il buon Danilo, ei fu ministro delle infrastrutture e oggi senatore cremasco,  nel rapporto con il Nostro, ad oggi, corre il rischio di sembrare se non un dilettante allo sbaraglio addirittura un fanciullino con spirito emulativo. Tanto il Nostro, con ripetitività che talvolta rasenta l’ossessione, è riuscito a distinguersi nel quotidiano elenco della gaffologia  ufficiale.

L’ultima occasione è stata quella del costruendo ponte sul Polcevera alimentato da pannelli al metano. Naturalmente non inquinanti, almeno nei segreti pensieri del nostro ex Ministro degli Interni. Scivolone in presenza dei pluripresenti sodali Giovanni Toti e Marco Bucci, preceduta da un’altra gaffe a tema, quando nei manifesti che propagandavano sul web la sua giornata a Genova e Provincia, nel ricco carnet di appuntamenti che prevedevano sopralluoghi nelle zone delle nostre magagne viarie, il costruendo Ponte veniva localizzato a Bolzaneto e non a Campi. Probabilmente sarebbe bastata un po’ più di precisione da parte dei suoi comunicatori visto che il quartiere di Bolzaneto è molto lontano dalla zona della Valpolcevera dove si trova il cantiere del nuovo ponte ed è esattamente nello stesso punto dove, un tempo, sorgeva l’ex ponte Morandi.

E visto che non c’è due senza tre, sempre sul tema il Nostro in precedenza si era concesso un altro svarione sul suo profilo personale, probabilmente frutto della stessa colpevole disattenzione del suo gruppo di comunicatori: “Oggi a Genova sollevata l’ultima campata: il nuovo ponte Morandi è quasi pronto. Una meravigliosa notizia di speranza e Futuro per i Genovesi e tutto il Popolo italiano”. Con concetto/slogan ripetuto nel manifesto: “Orgoglio Italiano! Sollevata l’ultima campata. Il ponte Morandi è quasi pronto”. Ora pur sorvolando a piè pari sulla curiosa distribuzione delle maiuscole, da Futuro a Popolo a Italiano, occorre puntare almeno il dito sul fatto che il nuovo ponte prima o poi avrà un nome – a piacere da Genova a Paganini, da Pertini a… Bucci – ma è certo che non verrà rintitolato all’ingegner Morandi, autore del progetto del manufatto crollato. E anche in questo caso sarebbe basta un po’ meno approssimazione per non incorrere in un trittico da brividi.

Eppero’, qualcuno (Oscar Wilde) sosteneva che “c’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé”, semplificata per i posteri con “nel bene e nel male purché se ne parli”. Che poi in questo clima di ossessiva propaganda social pre elettorale finisce per risultare né più né meno che l’anima del commercio. Altrimenti non si riuscirebbe a spiegare diversamente l’ossessione per le gaffe di alcuni nostri politici, Matteo Salvini in testa, fatti salvi rosari, acquasantiere, santi, felpe e divise.

E, non a caso, tanto per attingere al mare magnum di stupidaggini in cui è riuscito a distinguersi, appena qualche giorno fa ha confidato di sentirsi particolarmente sollevato per la prossima riapertura del Papeete Beach, lo stabilimento balneare di Milano Marittima, sulla riviera romagnola, passato alla storia con l’ex ministro in consolle e le cubiste che ballavano al ritmo dell’inno nazionale. Con tanto di Ministro dell’interno prima d.j. e poi performer in pista insieme alle cubiste. Di lì a qualche giorno, era l’inizio di agosto, Giuseppe Conte avrebbe rassegnato le dimissioni avviando la crisi di Governo. Come dire … ho ballato una sola estate. E nell’immaginario collettivo lo stabilimento balneare di Milano Marittima, frequentato dal capo della Lega ha assunto il significato della trasandatezza del senso istituzionale e della crisi da terzo impero.

Notevole a questo proposito la vignetta di Carlo Besana, all’inizio dell’articolo, con il dialogo immaginario tra Giorgia Meloni e il Nostro in cui il Papeete Beach assume il significato nemmeno troppo velato di emblema della “pirlaggine”.

Già, l’inno di Mameli che dovrebbe accomunare quel popolo del “Prima gli Italiani” di cui il  leader del carroccio ama molto cianciare. Vilipeso, non tanto dal Salvini in veste d.j. del Papeete edizione 2019, ma – sempre secondo il Nostro – da Sergio Sylvestre, cantante afroamericano che si impappina durante l’esecuzione prima della finale romana di Coppa Italia Tim. Tanto che chi ha buona memoria obbietta: “Ma il Salvini che attacca Sergio Sylvestre perché si è emozionato durante l’Inno d’Italia e quindi non l’ha rispettato abbastanza, è lo stesso che un anno fa – in qualità di Ministro dell’Interno – mise dalla consolle del Papeete l’inno di Mameli per farlo ballare alle cubiste, onorando come nessun altro al mondo Paese e istituzioni? Ma vai a sculacciare i fagiani albini, Salvini, dai”.

E, tanto per rimanere sul genere musicale, che dire dell’esternazione contro il rapper Junior Cally che doveva partecipare al festival di Sanremo con una canzone definita troppo cruda. Il Nostro interviene come gli si conviene a piedi giunti. Solo che nella foga inciampa di nuovo. Annotano i quotidiani: “L’ex Ministro degli Interni, durante una chiacchierata dal suo amico Massimo Giletti a LA7 nella trasmissione “Non è l’Arena“, ha attaccato il testo del nuovo brano di Junior Cally. Tuttavia, nel farlo, ha commesso una clamorosa gaffe.
Infatti, con un tweet pubblicato dal suo staff, si può leggere: “A proposito mi vergogno di quel cantante che paragona donne come tr…, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla RAI e a nome della musica italiana”. La frase incriminata è “Lo fai a casa tua“, poiché per molti Salvini con questa espressione afferma che si può abusare fisicamente di una donna tra le proprie mura.
L’hashtag “#Lofaiacasatua” va immediatamente in tendenza su Twitter, e tra i numerosi attacchi nei confronti di Matteo Salvini c’è anche quello della senatrice Teresa Bellanova: “L’82% delle violenze sulle donne avviene in casa. E allora ribadiamolo: sessismo e violenza non devono e non possono esistere in nessun luogo. Non a casa, né in TV, né ai comizi di chi si riempie la bocca di belle parole e poi sventola bambole gonfiabili dal palco”.

E, per finire in gloria c’è anche la questione meridionale, montata ad arte, o forse no, che permette a Salvini di atteggiarsi persino a vittima. Vabbe’, purché se ne parli….”Comincia con un vero e proprio giallo la visita di Matteo Salvini in Campania che oggi, venerdì 5 giugno, tra la provincia di Napoli e Avellino, lo vedrà impegnato in ben 5 appuntamenti con i militanti. Per lanciare la serie di incontri, infatti, sui social del “Capitano” sarebbe stato diffuso un meme nel quale, però, alle spalle del leader della Lega compariva l’Etna, in Sicilia, piuttosto che il napoletanissimo Vesuvio.

Il condizionale è d’obbligo, perché nel corso della giornata è arrivata la smentita dello stesso Matteo Salvini che con un post su Facebook ha accusato sinistra e grillini di fabbricare fake news”.

Il novantatreenne socialista Salvatore Formica, detto Rino, pluriministro e senatore, a suo tempo definì la politica come “sangue e merda”, affermando sul tema “questione morale” nel suo partito ai tempi di Tangentopoli: “Il convento è povero ma i monaci sono ricchi”. Sino a definire nel 1991 l’ultima  Assemblea Nazionale (il parlamentino del PSI) una “corte di nani e ballerine”. Con riferimento ai tanti personaggi dello spettacolo e della cultura con la quale era stata infarcita l’Assemblea, di cui Formica giunse a chiedere la chiusura.

Sono passati quasi trent’anni attraverso prima, seconda e terza repubblica e una cruenta fase giustizialista in cui la Lega di Bossi e Maroni era il partito che si distingueva agitando il cappio a Montecitorio. E non mi pare che alcunché possa dirsi cambiato in meglio. Con i nipotini trasformisti dei rivoluzionari anti “Roma ladrona” ancora alle prese con le rate da 600 mila euro da ripagare per lo scandalo dei 49 milioni di euro spariti. E i balletti fra Umberto Bossi, Francesco Belsito, Bobo Maroni e Matteo Salvini.
Fra gaffe, querele non andate a buon fine, bugie.
Fessi, veri, presunti, oppure pretestuosamente falsi. Nè più nè meno di una fake news qualunque. Mentre “Tonno subito” si prepara ad una meritata vacanza al Papeete Beach. Considerando, magari, la prossima volta che verrà a Genova, probabilmente per la prossima inaugurazione di lanciare l’idea di chiamare il ponte appunto…. “Papeete”. E lui assicurerà anche che salirà in consolle per rappare  l’inno di Mameli e ballarlo, mojito in pugno, con quella sua tribù di … nani e ballerine. Sono in vacanza, farà comunicare ai suoi comunicatori, ma… tonno subito… dal vostro “Tonno insuperabile”.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.