Coronavirus, “buco nero” sui decessi del personale sanitario. Cartabellotta denuncia discrepanze tra i dati ISS e quelli dell’Ordine dei Medici

Attenzione puntata sui contagi degli operatori sanitari: 29.476 da inizio emergenza, cioè il 12,3% del totale dei positivi.
87 i deceduti dichiarati dall’ISS, ma il dato non coincide con quello dell’Ordine dei medici

Occhi puntati sui contagi del personale sanitario e sulle discrepanze nei dati della mortalità denunciati dalla Fondazione GIMBE, l’organizzazione indipendente che dall’inizio dell’epidemia sta monitorando il Coronavirus in Italia.

“In un contesto di generale stabilità del quadro epidemiologico nazionale – afferma il Presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta – abbiamo approfondito un tema trascurato negli ultimi tempi, ovvero il contagio degli operatori sanitari che durante questi mesi hanno pagato un prezzo molto alto condizionando anche l’evoluzione dell’epidemia. Infatti, oltre alla riduzione della “forza lavoro”, gli operatori sanitari contagiati sono divenuti inconsapevoli veicoli di infezione, in particolare dei pazienti più fragili”.

Da dove arrivano i dati

I dati sui contagi degli operatori sanitari sono resi disponibili dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il bollettino epidemiologico.
La disponibilità di dati da fonti regionali non consente analisi sistematiche in quanto parziale e/o occasionale. In ogni caso, se il numero totale di contagi e decessi viene costantemente aggiornato dall’ISS, i dati di dettaglio risalgono tutti al mese di aprile.
In particolare: il numero totale degli operatori sanitari contagiati è disponibile dal 9 marzo al 30 giugno, insieme alla distribuzione di contagi e decessi per fascia d’età, oltre che al tasso di letalità.
La distribuzione dei contagi per Regione è disponibile nell’appendice del bollettino epidemiologico sino al 2 aprile.
Il 9 aprile l’ISS ha condotto un’indagine tra le Regioni per raccogliere informazioni più dettagliate, riportando i dati nel bollettino come “focus sugli operatori sanitari”, che vede aggiornati al 17 aprile i dati sui contagiati per “Contesto assistenziale” (disponibili per 11.738/16.991 casi) e al 30 aprile i dati sui contagiati per “Ruolo/qualifica professionale” (disponibili per 20.593/20.831 casi).

Che cosa viene a galla?

Al 30 giugno risultano contagiati 29.476 operatori sanitari, cioè  il 12,3% dei 240.578 contagi totali nazionali.

Il calcolo macabro dei morti, invece, riporta al 23 giugno 87 operatori sanitari deceduti per Covid-19, per un tasso di letalità dello 0,3%.
Stride la discrepanza con il numero dei 171 medici deceduti resi noti, invece, dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Odontoiatri.

Al 28 aprile, su 20.593 operatori sanitari contagiati, il 47,4% sono infermieri e ostetrici, il 22% medici prevalentemente ospedalieri, il 14,6% operatori sociosanitari e il 16% altre professioni

Al 16 aprile quasi il 90% degli 11.738 contagiati si concentra tra setting ospedaliero (70,9%) e territoriale (18,5%), mentre il restante 10,6% si divide tra case di riposo, residenze per anziani e altri setting di assistenza residenziale o ambulatoriale.

Al 2 aprile quasi l’81% degli operatori sanitari contagiati si concentravano in tre Regioni: Lombardia (61,6%), Emilia-Romagna (10,8%) e Veneto (8,4%).

Rispetto alla continua crescita dei contagi tra operatori sanitari, un dato di particolare rilievo che dal 4 maggio al 30 giugno sono stati identificati 7.596 operatori sanitari positivi, che corrispondono al 26,5% dei 28.640 nuovi positivi in Italia per lo stesso periodo.

“Davanti a questi dati – precisa Cartabellotta – non si può non chiedersi come è possibile che mesi dopo l’inizio dell’epidemia non siamo ancora in grado di garantire agli operatori sanitari il massimo livello di protezione con adeguati dispositivi di protezione individuale e protocolli di sicurezza?  O questi numeri devono essere piuttosto interpretati alla luce della massiccia attività di testing condotta su questa categoria professionale, che ha permesso di identificare un numero molto più elevato di positivi rispetto alla popolazione generale?”.

“La Fondazione GIMBE – conclude Cartabellotta – ritiene inaccettabile la mancata disponibilità di dati analitici relativi alla distribuzione regionale, al contesto assistenziale e al ruolo/qualifica professionale degli operatori sanitari contagiati che consentirebbero di comprendere meglio il fenomeno e mettere in atto le opportune strategie preventive a tutela degli operatori e dei cittadini. L’ennesimo buco nero su una delle principali determinanti della diffusione dell’epidemia nel nostro Paese”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.