Napoli – Sono finiti in undici ai domiciliari, in sei si sono beccati l’obbligo di dimora, e per uno si sono aperte le porte del carcere.
È questo il risultato dell’operazione del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli che ha tagliato la testa a un’organizzazione attiva nel traffico illecito di rifiuti speciali che agiva nell’hinterland di Napoli e Caserta.
Da Pompei lo spunto per le indagini
L’indagine, diretta dalla DDA di Napoli e condotta dai finanzieri del Gruppo di Torre Annunziata, è partita da un sequestro eseguito nel comune di Pompei nel gennaio 2018, che ha messo i sigilli a 13 capannoni nei quali erano illecitamente ammassate 6 mila tonnellate di rifiuti speciali.
Da qui gli inquirenti hanno ricostruito i passi dell’agire criminale, scoprendo anche il coinvolgimento di alcuni autotrasportatori.
Capannoni come bombe ecologiche
I rifiuti speciali – indumenti usati, accessori per abbigliamento, pezzami da lavorazione e scarti tessili – provenivano da aziende attive nel commercio al dettaglio e all’ingrosso di tessuti o di abbigliamento che, terminato il ciclo di trasformazione, trovavano oltremodo più conveniente liberarsi in maniera illegale dei rifiuti prodotti, sottraendosi alle procedure più onerose previste dalla normativa ambientale di settore, e lucrando enormi profitti derivanti dal risparmio sulle spese che avrebbero dovuto sostenere.
Oltre 12 mila le tonnellate di rifiuti speciali di cui i finanzieri sono riusciti a ricostruire il trasporto, tutte stoccate illecitamente in enormi capannoni situati a Napoli, Melito di Napoli, Boscotrecase, Terzigno, Pompei e Castellammare di Stabia.
I capannoni, presi in affitto da ignari proprietari ai quali il sodalizio talvolta non corrispondeva neppure il pattuito canone di locazione, una volta riempiti venivano abbandonati con il rischio concreto di provocare un disastro ambientale di vaste proporzioni, oltre che attentare alla salute dei cittadini, nel caso ad esempio che fosse divampato un incendio.
Mentre scriviamo sono in corso altre perquisizioni nei confronti degli indagati e ulteriori sequestri dei depositi utilizzati dalla consorteria criminale per accatastare e lasciare in stato di totale abbandono i rifiuti speciali creando delle vere e proprie bombe ecologiche.
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