L’uomo che sussurrava alle lampadine 

Giovanni Toti

Il nervosismo del Governatore

Questo finale di campagna elettorale – si fa per dire, visto che è appena entrata nel suo zenit con i candidati delle due coalizioni finalmente in campo – mi perplime. E, si badi bene, non tanto, o non solo, per i segnali di nervosismo del nostro attuale Governatore in cerca di riconferma e comunque in vantaggio nei sondaggi.

A crearmi disagio è il perenne gioco acquisito dai social di andare sempre e comunque all’attacco dell’avversario, come in un talk show qualunque dove chi sbraita e offende e di più pensa di poter avere la meglio sull’avversario di turno.

E in effetti potrebbe proprio spiegarsi in questo modo l’ansia di prestazione che ha scatenato la “bestia” che evidentemente è in Giovanni Toti, improvvisatosi nel breve volgere di qualche giorno necroforo e trasformatosi, poi in elettricista provetto. Magari con diploma conseguito presso il Cepu o per corrispondenza alla Scuola Radio Elettra che fu.

E così, pronti via, al momento di dare il benvenuto al suo avversario del Centro sinistra, dopo un’infinita querelle in cui Pd e CinqueStelle hanno deciso di lasciare ai posteri uno spettacolo indecoroso con il risultato di disperdere voti e fornire una qualche speranza almeno a tre outsider, lui si è lasciato montare la carogna sibilando in un post un “Condoglianze” degno del miglior spot della Taffo, a cui poi ha cercato di porre rimedio con un pistolotto politico sulla complessa personalità dell’avversario figlio di un magistrato e giornalista ed autore di inchieste in cui non ha guardato in faccia nessuno. E così Toti ha reagito in un modo che farebbe dubitare del largo vantaggio che gli viene attribuito: “Condoglianze. La sinistra che in questa Regione aveva una grande cultura si è arresa alla cultura che vede in ogni cantiere non un luogo di lavoro ma un covo di ladri, in ogni negozio un evasore fiscale, in ogni pubblica amministrazione un luogo di corruzione, che scambia gli ideali per immobilismo o grigio appiattimento. Il contrario di quella che è la cultura del progresso, del lavoro che la sinistra ha sempre rappresentato”. In poche parole, pur di attaccare il manicheismo dell’avversario, ha persino ammesso cose che un tempo non avrebbe mai affermato, tipo la grande cultura della sinistra in questa Regione.

Claudio Burlando

Le ammissioni di Toti

Cose mai sentite precedentemente da Toti, sempre pronto a ricordare che certe arretratezze in tema di infrastrutture, ma non solo, dipendevano da quella sinistra che, a parere suo e dei suoi, con il decennio di Claudio Burlando aveva bloccato la Regione. Eppero’, per la prima volta, per il Governatore Giovanni Toti anche Burlando e poi dopo di lui, per simpatia, la Raffaella Paita, sua emanazione, sconfitta nel 2015 avrebbero espresso la grande cultura della sinistra.

Tutto e il contrario di tutto, anche perché in fondo il popolo di sostenitori, o anche no, che lo segue delirante sui social, spesso non è nemmeno dotato di buona memoria.

Ansia da prestazione, dicevo, sempre che i sondaggi siano azzeccati e il Governatore abbia in mano numeri diversi. Perché a distanza di appena ventiquattr’ore, messo alle strette per una polemica rimbalzata a qualche giorno dall’inaugurazione del nuovo Ponte della Valpolcevera si è di nuovo disunito. Oggetto del contendere la notizia che sul nuovo viadotto la velocità delle auto non potrà superare gli 80 chilometri orari.

A dire la verità una polemica non nuova, evidentemente sfuggita ai più, distratti dai lavori e dai cronoprogrammi del Commissario, oltre che dai continui pellegrinaggi dei nostri politici nazionali di riferimento sopra e sotto al viadotto. Che in fondo una bella foto ricordo in compagnia del Sindaco/Commissario Marco Bucci o dell’illustre Governatore di Liguria non si nega a nessuno.

Il ponte delle polemiche

Eppero’ tra fibrillazione e ansia da prestazione Toti ancora una volta si lascia andare. Perde la pazienza e dalla sua casa di Ameglia sbrocca. E stavolta attacca dritto per dritto il Pd, quelli della grande cultura della sinistra di qualche ora prima. Solo che cambia radicalmente idea “Una geremiade di persone inette e incompetenti che, dovendo giustificare la loro incapacità di costruire un marciapiede, ma credo anche di cambiare una lampadina a casa nel caso nel Pd, non vedeva l’ora di dire: hanno sbagliato, hanno fatto troppo in fretta. Non avendo mai fatto niente nella vita non possono tollerare che qualcuno abbia fatto una cosa bene. Dicono che hanno sbagliato una curva. Ma secondo loro l’architetto Piano, Italferr, Salini Impregilo, Fincantieri avranno sbagliato la curva? Avrà ragione una persona che forse non è riuscita neanche a far partire lavatrice di casa? A me disturba moltissimo che qualcuno gioisca contro il modello Genova, perché vuol dire che rema contro Italia e Liguria”. E vabbe’, quello che non riesce a fare partire la lavatrice di casa, evidentemente dovrebbe essere un giornalista, proprio come Toti, che invece “parla alle lampadine”, più o meno come l’uomo che sussurrava ai cavalli. Allo stesso modo del “cadavere eccellente” quello fresco fresco scelto da Pd e CinqueStelle a cui sono state rivolte le condoglianze. Già il Modello Genova strombazzato e tirato da tutte le parti dal premier Giuseppe Conte, ma anche da Salvini e da Giorgia Meloni e da tutti quelli che hanno partecipato negli ultimi tempi, fra una visita istituzionale e una comparsata elettorale al girotondo del ponte, facendo trasalire ogni volta familiari delle vittime e non, comunque increduli su” progetto di una grande festa da fare gira re la testa il giorno dell’inaugurazione. Per santificarlo comunque il Modello Genova.

La polemica sul modello Genova

E comunque sulle lampadine che si accendono e spengono, manco fosse un albero di Natale o un esperto di qualche supermercato cinese si accende tutta una gaudiosa polemica. Interviene il “Gruppo Crivello”: “UNA DOMANDA AL GOVERNATORE TOTI, L’UOMO CHE SAPEVA CAMBIARE LE LAMPADINE!

Governatore Toti, in questi giorni  non fa che offendere:  condoglianze per Sansa. Al Pd: una geremiade di persone inette e incompetenti, incapaci di costruire un marciapiede, non avete mai fatto niente nella vita, non sapete cambiare una lampadina, ecc..

Lei, che ha sempre lavorato e saprà sicuramente cambiare le lampadine al buio, saprà anche che la spesa sanitaria rappresenta in Liguria l’ 80% del bilancio regionale, circa 3,35 miliardi su un totale di 4,17 miliardi. I liguri partecipano alle spese sanitarie in maniera notevolmente superiore alla media nazionale. Il 56,8 % contro il 47,8 %.

Cosa risponde quindi “uomo del fare” al giudizio espresso dalla Corte dei Conti: “La Liguria eroga un servizio sanitario, a costi elevati e con un livello di qualità medio bassa.”

Senza scordare le tristi vicissitudini dei nostri concittadini costretti a subire enormi disagi per sottoporsi alla radioterapia a Savona e la recente notizia dello smantellamento del centro oncologico del San Martino.

Restiamo in attesa di una risposta”.

 

Siamo tutti elettricisti

E attacca Loris Viari che si gloria persino di aver cambiato lampadine e interruttori uni e bipolari: “ Toti: “Non sapete cambiare una lampadina e criticate?”

Neanche troppo egregio, Presidente Toti,

Sarà che fa caldo, e ho appena terminato di montarmi interruttore bipolare per forno, due prese di cui una schuko e due interruttori unipolari per comandare la luce sotto la cappa e la luce sul poggiolo, che mi ritengo più che qualificato per darle una risposta.

Intanto ricordiamoci che tra i due papabili fu scelto il Sindaco di Genova a fare il commissario per la ricostruzione e non Lei, perché nonostante la maggioranza di Governo fosse favorevole alla maggioranza in Regione, evidentemente non fu ritenuto adeguato al ruolo, e la sua puntuale e arrogante dichiarazione di oggi, mio malgrado mi costringe a dare ragione a coloro che la segarono in quel “prestigioso ruolo”.

Per ricostruire cos’è accaduto sono sufficienti queste poche righe tratte dall’articolo de “Ilsole24ore”

“Le anomalie erano sfuggite nel progetto di Renzo Piano blindato per scelta politica dal contratto col commissario, ed erano state denunciate prontamente da Italferr (gruppo Ferrovie dello Stato, incaricata dell’ultimo stadio della progettazione, quello esecutivo), che aveva dato la disponibilità a tutte le modifiche del caso e ora ha diramato una nota in cui difende il suo operato confermando sostanzialmente che il problema sta nella scelta politica a monte.

Naturalmente se n’era accorto anche il Consiglio superiore dei Lavori pubblici, cui si volle sottoporre il progetto pur non essendo obbligatorio. A marzo 2019 l’anomalia fu fatta notare anche da Autostrade per l’Italia (Aspi) in Conferenza dei servizi (vi partecipava in quanto comunque concessionaria dell’A10).”

Secondo Lei quindi “rosiconi” quelli di Italferr, quelli del Consiglio superiore dei lavori pubblici e ASPI, anzi, incapaci di cambiare una lampadina perché non hanno mai fatto una cippa.

Forse la fretta di qualche passerella, inaugurazione, passiere rosse o ombrellini ha fatto i “gattini ciechi”. Fortunatamente il 20 settembre si avvicina e avremo l’opportunità anche noi Liguri di rimuoverla da quel ruolo che sta ricoprendo inadeguatamente.

Come direbbe un amico, forse peggio di chi non riesce a cambiare una lampadina, c’è chi non riesce a fare una O col Cu@o”.

Giovanni Spalla

La lettera mai ricevuta

Ecco il 20 settembre si avvicina fra ansie da prestazione, fibrillazione e molta calma. Del resto sul fronte opposto, nonostante le notizie non siano affatto esaltanti e nonostante l’opera di mediazione nei confronti di Aristide Fausto Massardo da parte dell’architetto Giovanni Spalla, l’importante è davvero non perdere la calma. Almeno dimostrare un invidiabile aplomb, tanto perdere per perdere almeno riuscirci mantengo uno stile invidiabile.

Comunque Massardo quella lettera in cui Spalla gli chiede il passo indietro per andare a fare il maggiordomo a Sansa, ha fatto finta di non averla nemmeno letta. E sembra orientato a fare di testa sua, visto che la telefonata di Ferruccio Sansa non ha portato alcun risultato e tanto meno le perorazioni di Spalla. Cosi stamattina l’architetto prima Pd e poi pentastellato ha pubblicato la lettera per intero sul suo post. Un tentativo fallito.

Intanto Sansa,come una solerte formichina, ha cominciato la sua campagna elettorale fra uno studio televisivo e una redazione di giornale per le rituali interviste del caso. Fino a giocare sull’immaginario collettivo nel corso dell’intervista in streaming  di Giovanni Giaccone per “Good Morning Genova”. E Sansa si propone nel corso della video intervista, non dalla camera o dal soggiorno di casa sua a Sant’Ilario con l’Elevato Grillo come vicino, ma dall’abitacolo della sua automobile. Quai ad evocare ai genovesi e ai liguri la prigionia da coda da cui sono afflitti in questo periodo post Covid 19. “Colpa di autostrade” – spiega a Giaccone –  “ Ma anche della Regione  a cui spettavano competenze di sorveglianza sule condizioni delle infrastrutture”, rincara Sansa.

Prigioniero in auto

Fantasioso colpo di genio, almeno a quanto dicono diretti interessati, del tutto fortuito. Il candidato stava tornando da Firenze e ha preferito fare il collegamento in autostrada. Chissà se a Firenze, magari, ha incontrato il nemico Matteo Renzi, o se era in gita di piacere. Fatto sta che in auto era da solo e non si trovava in coda ma fermo ad un autogrill che sembrerebbe quello di Sant’Ilario.

Comunque un ottimo messaggio. Avete notato per esempio che Toti, il nostro Governatore, che fino a qualche giorno fa si collegava con insistenza durante i suoi viaggi o dall’abitacolo della sua auto, da un po’ di tempo preferisce gli uffici o le stanze della sua abitazione. La parola autostrade e auto che fa rima con coda sembra bandita dall’immaginario del centro destra, come fu un tempo la parola sanità. A meno che non si tratti di lanciare qualche strale sul governo giallorosso.

Ora aspettiamo le prossime mosse del candidato della sinistra che, calmo e riflessivo, ha spiegato come sia un elemento di crescita per la sinistra e per i CinqueStelle aver scelto un candidato che in alcuni momenti della sua carriera professionale li ha persino criticati senza farsi problema alcuno.Con una stilettata al collega sull’altra parte della barricata “Io non ho risparmiato critiche a nessuno, lui che lavorava per un’altra realtà editoriale forse ha omesso qualche cosa”.

Insomma ne vedremo ancora delle belle, fra crisi di nervi, ansia da prestazioni, candidite, fibrillazioni e sbroccamenti. Con Ferruccio Sansa in vena di rammendi e ricongiunzioni. Qualche maligna Cassandra intanto profetizza rche il 10 agosto nella notte delle stelle cadenti e di San Lorenzo il candidato della sinistra brucerà in piazza tutte le pubblicazioni di denuncia sulle cementificazioni permesse e promosse da Claudio Burlando e Claudio Scajola. Poi guardando una stella cadente esprimerà un desiderio: Trovare, finalmente, l’unita della  sinistra per battere l’uomo che sussurrava alle lampadine”.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi/ sereni, infinito, immortale,/oh!, d’un pianto di stelle lo innondi/ quest’atomo opaco del Male. (10 agosto, Giovanni Pascoli)

Giona 

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.