Sequestro dei beni di Giuseppe Li Pera già condannato a seguito della nota inchiesta “mafia e appalti” degli anni ’90
Caltanissetta – Andiamo subito al sodo. Il provvedimento di sequestro eseguito dalla DIA di Caltanissetta, riguarda il patrimonio immobiliare ed imprenditoriale Giuseppe Li Pera, e comprende l’intero compendio aziendale delle società S.I.G.I. Srl (SOCIETA’ ITALIANA PER LA GESTIONE DELLE IMPRESE) e SAN NICOLA’S COSTRUZIONI Srl, con sede a Caltanissetta e la IMMOBIL.BI Srl, con sede a Roma.
Nel sequestro sono anche comprese le quote societarie della PARCO DELLE MACCALUBE CAMPUS Srl, della ROCHEL Srl, ALTARELLO COSTRUZIONI Srl, CENTOUNOPINI COSTRUZIONI Srl, della STUDIO 58 Srl tutte con sede a Caltanissetta. Le società sono operative nell’ambito delle costruzioni edili.
Nel provvedimento sono inclusi 9 beni immobili e 150 rapporti bancari.
Questa la cronaca di uno degli innumerevoli sequestri, a ritmo giornaliero, che le forze dell’ordine operano sul territorio nazionale.
Ma come spesso accade quando si parla di mafie, bisogna tornare indietro nel tempo per capire l’origine dei patrimoni e le collusioni con i boss mafiosi, la politica e i funzionari pubblici.
La carriera imprenditoriale di Li Pera
La carriera imprenditoriale di Li Pera, già dalla metà degli anni’ 80, è stata agevolata grazie ai continui rapporti con i vertici mafiosi siciliani, che gli hanno consentito di accrescere il proprio patrimonio con operazioni illecite e un complesso reticolo di aziende, alcune intestate a prestanome, e solo apparentemente svincolato da connessioni con il mondo della criminalità organizzata.
Tutto questo emerge dalla vicenda giudiziaria conclusasi nel 2007, nell’ambito della quale il Li Pera è stato condannato definitivamente per il reato di associazione mafiosa, al termine di lungo percorso giudiziario. Infatti già dal 1991, il nome dell’imprenditore siciliano compariva in un’indagine del ROS dei Carabinieri denominata “mafia e appalti”.
La vicinanza a “cosa nostra”
L’attività di Li Pera e la sua vicinanza a “cosa nostra” aveva anche attirato l’attenzione di Falcone e Borsellino. Nelle indagini emerse il cosiddetto Sistema Siino, che consentiva alla mafia siciliana di controllare gli appalti pubblici, grazie al coinvolgimento di imprenditori collusi, nonché di rappresentanti politici, dirigenti e funzionari degli enti territoriali.
Alla fine degli anni ‘80, Li Pera, dipendente della società del nord Italia – Rizzani De Eccher, attiva nel settore delle grandi opere negli appalti pubblici, non soltanto ottenne vantaggi illeciti in termini di aggiudicazione e gestione degli appalti in Sicilia, ma riuscì ad accumulare un ingente patrimonio anche grazie alla sua vicinanza con il contesto mafioso dell’epoca.
La storia controversa di Giuseppe Li Pera conta anche una formale collaborazione con la Giustizia, iniziata nel giugno 1992 e da lui interrotta nel gennaio del 2001, anno in cui cominciò l’ascesa imprenditoriale della sue numerose società, intestate a prestanome e operanti nei settori dei parchi eolici in provincia di Catania, Messina e Trapani.
Ma l’imprenditore siciliano ha anche al suo attivo la realizzazione di numerosi appartamenti e locali commerciali a Serradifalco (CL), nonché di un parco acquatico e relative strutture di ristorazione a Caltanissetta e, in ultimo, di prestigiosi residence costituiti da ville mono e plurifamiliari a schiera, lungo il litorale tirrenico a est di Palermo da Trabia a Campofelice di Roccella.
Le indagini condotte dalla DIA hanno accertato come il Li Pera, in oltre trent’anni di attività imprenditoriale, abbia intrattenuto rapporti d’affari, senza soluzione di continuità, con mafiosi del calibro di Antonino e Giovanni Buscemi, Giovanni Brusca , Angelo Siino , e con il noto imprenditore nisseno Di Vincenzo Pietro, destinatario di una delle più ingenti confische per mafia.
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