La Corte dei Conti: “Nel 2019 la Regione chiude con un disavanzo complessivo di 64 milioni di euro”
Genova – La Corte dei Conti boccia la sanità ligure.
Il giudizio negativo è emerso dalla requisitoria del Procuratore Regionale Claudio Mori, nell’udienza pubblica della Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti programmata per oggi in videoconferenza.
Tra i difetti del nostro servizio sanitario che emergono dal “Giudizio di parificazione sul Rendiconto generale della Regione Liguria per l’esercizio 2019” il primo è il disavanzo: 64 milioni di euro. Un numero che colloca i risultati della Liguria tra i peggiori del Paese, dopo il Molise.
E non solo nel 2019.
Per la Procura i risultati consolidati del servizio regionale sono stati disastrosi anche per gli anni 2017 e 2018: si parla, infatti, di “56 milioni nel 2017 e 56 milioni nel 2018, ovviamente con il segno negativo”.
Di più. Secondo il procuratore Mori, la Regione non sarebbe stata in grado di ridurre le perdite come prefissato con una legge regionale “che prevedeva una riduzione cumulata delle perdite al 2019 per un importo complessivo di 95 milioni di euro” e “quindi gli obiettivi programmati non sono stati raggiunti”.
Il ruolo di A.Li.Sa.
In questo scenario entra di prepotenza anche A.Li.Sa., l’organo che dovrebbe programmare la spesa sanitaria.
Ma qual è il ruolo di questa azienda, nata nel 2016, che per l’Assessore Sonia Viale avrebbe dovuto “gettare le fondamenta per il modello Liguria”?
È questo che si chiede il Procuratore Mori che nella relazione scrive esplicitamente: “Infine, sarebbe necessario comprendere l’effettivo ruolo svolto da A.Li.Sa, soprattutto con riferimento al risparmio dei costi derivanti dall’esercizio centralizzato di diverse funzioni e al miglioramento delle prestazioni erogate”.
Sì perché dalla relazione della Sezione di controllo della Corte, in effetti, risalta che “la centralizzazione degli acquisti continua a non funzionare perfettamente” anche perché “la lentezza delle procedure di gara sarebbe, in parte, imputabile a carenza di personale di A.Li.Sa.”. Insomma, l’esercizio centralizzato non funziona a dovere nemmeno con i dipendenti?
Così Mori: “Su questo aspetto sarebbe opportuno comprendere se le unità aggiuntive nella pianta organica di A.Li.Sa siano neutralizzate da sottrazione di personale regionale della Regione o degli Enti del servizio regionale, o se debbano essere considerate nuove unità di personale con un inevitabile incremento del costo complessivo”.
In parole povere, il Procuratore si chiede se A.Li.Sa. sia uno stipendificio. Poi continua: “In quest’ultimo caso, e in virtù delle attribuzioni e funzioni attribuite ad A.Li.Sa, i maggiori costi dovrebbero essere compensati da risparmi derivanti da accentramento delle funzioni in termini o di razionalizzazione dei costi o aumentata qualità delle prestazioni”.
La mobilità extra-regionale
Segno negativo anche sulla mobilità extra-regionale che chiude il 2019 con un saldo di oltre 71 milioni di euro (cioè 18 milioni in più rispetto al 2018) e “conferma la scarsa attrattiva del sistema sanitario regionale ligure”.
Un sistema che, sempre dalle carte del Procuratore Mori, appare inefficiente e di bassa qualità: “Si deve concludere che il costo pro-capite molto elevato, sostenuto dai cittadini liguri, non finanzia la qualità delle prestazioni, ma finanzia l’inefficienza del sistema sanitario ligure, il quale, a sua volta, eroga prestazioni di media-bassa qualità”.
I debiti con le ASL
Un dato molto preoccupante, conclude la requisitoria di oggi, “è l’elevato stock di residui passivi della Regione nei confronti degli Enti del servizio sanitario regionale”, e cioè le ASL, A.Li.Sa., l’IRCCS San Martino, e l’IRCCS Gaslini, “pari a oltre 490 milioni di euro”.
Cifra che per il 30% comprende anche residui passivi che risalgono a prima del 2014, dunque alla Giunta Burlando.
Una mole enorme che genera sofferenze di liquidità agli enti sul territorio.
Ma alla Sezione controllo della Corte dei Conti, Regione Liguria avrebbe risposto scaricando i ritardi su imprecisati inadempimenti dello Stato”, una risposta che a parere della Procura “non risulta del tutto attendibile, ma, soprattutto, credibile”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.