Genova – È un viadotto nuovo, costato milioni di euro ai contribuenti e di cui avremmo fatto volentieri a meno.
Sul posto dove è nato questo miracolo dell’improvvisa velocità costruttiva italiana, infatti, due anni fa sono precipitate nel vuoto, perdendo la vita, 43 persone.
Sono state molte le polemiche sui festeggiamenti per l’inaugurazione. Naturalmente i passeggiatori politici seriali avrebbero voluto un grande festa, come quelle che faceva Aiazzone negli anni ’80.
“E al sabato la Grande festa Aiazzone!!… provare per credere. Parola di Guido Angeli”. Un genio della televendita che però era innocuo.
L’ignaro tragitto di asfalto, acciaio e cemento che attraversa il Polcevera al posto del Morandi è stato usato, abusato, calpestato da politicanti di tutti i livelli al solo scopo di mettere sul petto una medaglia che sì premia un’opera ingegneristica importante, ma che è pagata col sangue di chi non doveva morire quel 14 agosto 2018.
Ma la voglia di apparire è troppo forte, e l’aspetto eroico è cibo per la comunicazione semplificata dei social.
È di oggi la notizia che ”in forma privata, questa sera, ci sarà la un evento a porte chiuse che ha per titolo Il Nuovo Ponte di Genova: Costruire il Futuro, promosso da Webuild in collaborazione con Fincantieri, e organizzato da Webuild” .
E visto che è a porte chiuse, perché di inaugurazioni, mezze inaugurazioni e spostamento di transenne non se ne può più, viene indicato il link per lo streaming in modo che i media possano diffondere l’evento. Quindi a porte chiuse ma aperte a tutto il mondo.
Il tutto per ricordare le vittime e premiare le maestranze, come riporta il comunicato: “A sottolineare la dedizione di ognuna delle persone che hanno contribuito a realizzare l’opera, una targa sarà svelata nel corso dell’evento, alta 6 metri con inciso il nome degli oltre 1.000 uomini e donne che hanno lavorato con passione, giorno e notte, lontani dalle proprie famiglie, anche durante il lockdown, pur di portare a termine le attività nel rispetto dei tempi e con la massima attenzione alla sicurezza sul lavoro”.
Lo slogan della serata è “io c’ero”.
E in effetti, noi e altre migliaia di persone che su quel ponte crollato per la scarsa manutenzione ci passavamo tutti i giorni ci siamo, miracolati. Ma altre 43 persone non ci sono più perché hanno pagato con la vita la negligenza di chi aveva in concessione il Morandi.
Insomma quello che voleva essere fatto in modalità pubblica, ma ha suscitato molte polemiche, viene fatto in privato ma con la diffusione dello streaming in modo che sia visibile a tutti. Come a dire: “io sono io e voi…”
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.