Parco del Sirente Velino: i tagli della Regione Abruzzo mettono a rischio anche il camoscio appenninico
L’Aquila – L’allarme arriva da Legambiente. La riperimetrazione decisa da un progetto di legge approvato il 19 giugno scorso e ora al vaglio del Consiglio regionale d’Abruzzo, infatti, ridurrebbe l’area del parco di ben 8.000 ettari, portando il territorio tutelato da 54.361 a 46.361 ettari.
Una decisione che “chiediamo al Governo di impugnare – spiega Antonio Nicoletti, Responsabile Nazionale Aree Protette e Biodiversità di Legambiente – perchè mette a repentaglio uno dei progetti conservazionistici di maggiore successo per il nostro Paese, un merito dell’impegno dei Parchi dell’Appennino centrale – Abruzzo, Majella, Gran Sasso, Sibillini e Sirente Velino – a cui hanno contribuito ricercatori, tecnici, comunità locali e Legambiente, che hanno saputo collaborare per un obiettivo comune”.
Il camoscio appenninico
Praticamente scomparso dalla faccia della Terra, ai primi del Novecento se ne contavano in tutto 30 esemplari, dopo trent’anni di impegno per la sua tutela il camoscio appenninico oggi conta 3.000 unità e non è più a rischio di estinzione.
Tuttavia, per responsabilità della Regione Abruzzo e di alcuni sindaci i cui Comuni rientrano nel perimetro del Parco, il camoscio rischia seriamente di perdere una parte importante del suo territorio protetto. È proprio qui in effetti che vive una delle ultime popolazioni di questi erbivori d’alta quota introdotta ai fini di conservazione grazie al progetto Life Coornata, realizzato con lo strumento finanziario europeo “Life+”.
Un grande sforzo per conservare la biodiversità appenninica che rischia di essere messo in pericolo dall’ennesimo taglio al perimetro del Parco, un ridimensionamento che allenterebbe le tutele di una delle montagne dove sta crescendo una nuova colonia di camoscio appenninico. Una colonia che, oltre a stabilizzarsi e crescere, si sta espandendo anche in altre aree limitrofe idonee alla presenza della specie.
Per questo oggi Legambiente, in occasione del Camoscio Day, ribadisce la sua contrarietà al taglio sconsiderato del Parco regionale del Sirente Velino e sottolinea che l’importanza di aver vinto la sfida di conservare il camoscio sulle montagne appenniniche non può essere messa a rischio da improbabili e inutili progetti di infrastrutture sciistiche e di cementificazione delle montagne.
I dubbi sui nuovi confini
Il disegno di legge approvato a giugno dalla Giunta regionale, spiega ancora Legambiente, metterebbe in discussione l’attuale perimetro del Parco regionale riducendolo di 8.000 ettari ma senza tenere conto he sulla stessa area insiste la Zona di protezione speciale Velino-Sirente (ZPS) che interessa una parte ben superiore al perimetro del Parco stesso e che continuerebbe a svolgere il suo regime di tutela.
Cioè, si taglia un pezzo di parco ma questo stesso pezzo sforbiciato ritorna a essere gestito dallo stesso Parco.
“Per fare cosa?”, si chiedono gli ambientalisti, “per permettere quale cosa che invece il Parco non avrebbe permesso? Per controllare meglio la popolazione dei cinghiali o per non pagare i danni da fauna selvatica? Qual’è la logica di portare sullo stesso territorio due diversi livelli di tutela (quello del Parco e quello della ZPS) anziché avere un regime unitario rappresentato dal solo Parco che, nella realtà dei fatti, è anche più vantaggioso per le comunità locali?”.
Al momento una risposta a queste domande non c’è, e intanto la legge continua il suo iter.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.